Triennale di Roma

L’ultima disperata speranza artistica per questa umanità narcotizzata

Paolo Residori espone “Happy Noir” a Palazzo Velli Expo: “Un Campari e una sigaretta a forma di cicche”

Di Irene Tinero
8 Aprile 2017

La Crisi dei sentimenti in una società narcotizzata è il fulcro centrale su cui si costruisce l’Esposizione Triennale di Roma. Nel disperato tentativo di offrirci un’ultima speranza, al centro di questa terza edizione c’è l’uomo, perso, chiuso in una alienazione giornaliera. Tutto nasce dall’Estetica Paradisiaca, movimento artistico teorizzato dal conte e critico d’arte Daniele Radini Tedeschi, a cui è stata affidata l’inaugurazione della Triennale romana. Nelle sale va in scena il “tilt” artistico, e non solo, della contemporaneità. Al di là della retorica però, si vuole colmare il gap che spesso divide lo spettatore dall’opera che ammira: chi è riuscito in questo intento in chiave dissacrante, ironica ma soprattutto critica, è l’artista Paolo Residori (Parsmoke, Biennale di Venezia, 2015), autore di Happy Noir, esposta a Palazzo Velli Expo. Il nome dell’opera è una revisione dell’Happy Hour, appuntamento fisso delle nostre giornate, esportato con successo oltre i confini milanesi, in cui due elementi non mancano mai: un Campari e una sigaretta. Residori, “l’artista della cicca”, elemento onnipresente nelle sue creazioni, conferisce ancora una volta una forma estetica, elegante e originale, al “vizio per eccellenza”, il fumo: “Dove risiede il Dna, le storie e le emozioni delle persone”, dichiara. Ma non si limita a questo e attraverso la sua opera intende lanciare un messaggio di protesta, che si ricollega al tema del riciclo, leit motiv dell’arte contemporanea: perché ancora oggi per smaltire un filtro di sigaretta occorrono 35 anni? Impossibile calcolare quanti filtri, quante storie ed emozioni siano contenute nelle sue resine colorate: “Paolo ma è l’artista della cicca o del fumo?”, gli chiediamo. “Direi che sono un artista fumato”.

L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 23 aprile ed è dislocata su tre sedi, il Complesso del Vittoriano, Palazzo Velli Expo e la Fondazione Venanzo Crocetti. Aeterna è il nome che è stato scelto per la mostra, volto a sottolineare il collegamento con l’Eterno: infatti a Palazzo Velli domina il bianco, vicino a graffiti realistici e appena accennati a cui fanno da contraltare opere estremamente colorate e iper-moderne. Tra queste sono degne di nota: Bondage di Angelo Brugnera, completamente realizzata in marmo di carrara. Il nome stesso dell’opera lascia intendere che la contemporaneità è descritta in ogni sua componente, compresa la sempre più ampia diffusione di pratiche sessuali estreme. Esposta anche Acquariodi Marisa Laurito. Colpisce per l’estrema attualità Happy Shopping Day di Paolo Cassarà. Senza dubbio una delle grandi novità, non solo della Triennale, ma del panorama artistico tutto è #LifeisStrange della romana Jaqueline Stazi: ha 14 anni, è timida ed è già un grande talento. Ha realizzato una foglia tridimensionale utilizzando del carbone: la foglia nera, avvizzita, rappresenta la morte a cui si ricollegano antiteticamente le radici, che simboleggiano lo spirito, ben ancorato alla vita.

Per la prima volta la Triennale espone l’opera di un minore: possiamo dire con certezza che è stato un ottimo inizio per entrambi.

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