Beatrice Lorenzin, la coerenza prima di tutto

18 Gennaio 2018

Cara Beatrice Lorenzin, del magma caleidoscopico, del contorsionismo da Cirque du Soleil della legislatura testè conclusa, lei incarna uno degli esempi più cangianti. Donna dal doppio record: ministro della Salute più longevo della Repubblica (poi uno dice le competenze: è durata 5 anni 5, in un dicastero tecnico complicato, con un semplice diploma di maturità classica: allora è vero che latino e greco aprono la mente!), ha seguito la successione dei tre diversi premier con altrettanti partiti di appartenenza, pur mantenendo la stessa poltrona.

Nata nei giovani di Forza Italia, era nel PDL quando fu nominata da Letta nel 2013 e si dimise quando Berlusconi lo chiese nell’autunno di quell’anno (ufficialmente sull’Iva, in realtà per la decadenza che da lì a poco sarebbe stata votata). Poi seguì il grande capo? Macchè: al grido di “il Cav rimane il nostro leader”, fondò con Alfano il Nuovo Centrodestra. E rimase al governo: nel 2014 arriva Renzi e la conferma alla Salute in quota Ncd. Segue referendum, Renzi che si dimette ma lei permane: continua a occuparsi di vaccini e ticket con Gentiloni. E Ncd diventa Area Popolare. Certo, mica è colpa sua se cambia continuamente il contesto e ogni volta tocca inventarsi un nuovo partito, ma s’immagina chi l’aveva votata nel PDL?

Sarà riuscito a starle dietro o è dall’analista in crisi d’identità? E la sua odissea non è finita, anzi è appena ricominciata in vista del 4 marzo: Alfano non si candida, Lupi va col cdx, e lei? Donna dalle mille risorse, oplà, trae dal cappello una nuova mini-coalizione: Civica Popolare. Ora capiamo le gaffe sul Fertility Day – bianchi buoni vs neri cattivi, la donna con la clessidra perché “La bellezza non ha età, la fertilità sì” – la clessidra del ‘cogli l’attimo’ ce l’ha lei! E vuoi mettere lo stress di partorire ogni anno partito e simbolo nuovi, con le solite poche parole che la politica offre: libertà, civica, popolare, forza, Italia, Europa, nuovo, democrazia. Mica ci si può chiamare “Vecchi despoti”, no? E il nome che ha trovato, va riconosciuto, è elettrizzante. Peccato per il simbolo: pure scartabellando i manuali di botanica – e ulivo no, quercia neanche, pioppo fa cimitero, Fiordaliso fa Sanremo, mimosa festa della donna, garofano vabbè, la rosa ha le spine… – le è toccato riciclare la margherita di Rutelli (anche se dice: “è una peonia petalosa”). E sotto chi troviamo? Pure Italia dei valori. Oibò.

Era di Fi, gridava “Berlusconi è stato condannato per una persecuzione politica e giudiziaria che dura dal 1994, è una ferita della democrazia” (10/11/2013) e ora si candida con l’ex partito del ‘manettaro’ Di Pietro? Oibò (vale anche per il segretario Idv Messina). E con chi è alleata Civica Popolare? Ma col PD di Renzi. Quel Matteo che a suo dire, prima di diventare premier, “minacciava Letta” e “se le sue priorità per gli italiani sono immigrazione e coppie gay le potrà affrontare quando avrà vinto le elezioni” (8/1/2014); “Noi siamo alternativi in modo netto al Pd e anche a FI. Siamo portatori di un progetto politico e culturale che vuole aggregare i moderati guardando e rappresentando il futuro del centrodestra” (2/2/2014). Alternativi e alleati, oggi come ieri: si apre il cuore quando si vede la coerenza in cima a tutto.

Un cordiale saluto.

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