L’intervista

Roberto Vacca e i 90 anni del matematico divulgatore: “Leggiamo solo di sughi e oroscopi: per questo il nostro Pil è così basso”

Roberto Vacca - Il matematico: “I politici pensino al deserto dei saperi che genera impoverimento”

Di Pietrangelo Buttafuoco
31 Maggio 2017

Si sta con due piedi in una scarpa davanti a Roberto Vacca, tanto il suo sapere mette in soggezione. Matematico e ingegnere, firma di Nova, l’inserto scientifico delSole 24 Ore, ma anche della rivista L’Orologio, Vacca è l’unico scrittore di fantascienza – ha fatto anche questo, oltre a mettersi in tasca lo smagliante traguardo dei novant’anni, giusto oggi – ad avere padronanza assoluta della materia.

In un romanzo sul crollo della Russia sovietica, La Suprema Pokazuka, già nel 1978 Vacca – noto alle folle come “futurologo” –aveva infatti previsto Internet. Ed è pozzo di scienza e tante altre cose Vacca, è anche fine compositore di sonetti romaneschi “faccio le sedute spiritiche per farmi dettare i versi da Giuseppe Gioachino Belli”, dice…

Fa le sedute spiritiche? Sorride l’ingegner Vacca e l’interlocutore, ahimè, annaspa davanti a questa quercia dannatamente affascinante che ai Lincei ha incrociato un Karl Popper, l’epistemologo di Congetture e confutazioni, una Rita Levi Montalcini e poi anche un Abdus Salam, il premio Nobel per la Fisica, “un pachistano Ahmadija”, racconta oggi Vacca, “matto come un cavallo ma capace di intrattenere tre distinte conversazioni contemporaneamente; io me ne stavo zitto a osservarlo per capire come riuscisse a fare ciò”.

Osservare e capire, dunque, e sempre. E Vacca, nell’assolata stanza da lavoro, prosegue nel suo proposito di imparare ogni giorno una cosa nuova e così aggiungere lume alla lumiera della ragione.

Il suo grande merito, infatti, è nell’imparare, e nell’aiutare gli altri ad apprendere.

Mi ascolti: alla gente non importa nulla del sapere. Ed è la causa prima per cui il nostro Pil arranca. Matteo Renzi – o chi per lui, Paolo Gentiloni – invece di far propaganda sugli irrilevanti decimali, dovrebbe interrogarsi sul deserto dei saperi che genera l’impoverimento. Il Prodotto interno lordo sappiamo misurarlo solo in modo approssimativo: i valori pubblicati dall’Istat sono affetti da errori di parecchi percento. Certo il Pil cresce se le aziende investono di più in ricerca e sviluppo. Cultura e scienza generano prosperità economica: i cinesi mirano a portare cento delle loro università al più alto livello mondiale.

Non vuole saperne di sapere, la gente?

Diciamocelo: di cosa si parla nell’informazione, oggi? Di cucina, di gite, di tempo libero, di reality show. Apriamo il giornale e, con buona pace di Al Gore, si dà per sicuro che sia antropico il riscaldamento climatico. Si ignorano il ciclo di 100.000 anni scoperto da Milankovitch e quello di 1000 anni studiato da Svensmark. Si annuncia che i ghiacci si sciolgono e andiamo tutti sott’acqua. Non c’è rischio a breve scadenza: certo è vitale continuare a osservare e misurare – soprattutto a studiare per capire questi processi molto complicati e per divisare misure protettive.

L’allarme del riscaldamento è un refrain ormai eterno.

L’opinione pubblica teme ciò che è meno rischioso e non si spaventa di ciò che è veramente pericoloso. Ho scritto al Papa….

Al Papa, Francesco Bergoglio?

Gli ho scritto questo: bello e giusto invocare la Pace, ammazzare un uomo non è giusto…

Giusto, non è giusto.

E lui lo dice, non è giusto uccidere un essere umano. Giusto. E ammazzarne diecimila neppure.

Neppure, giusto. Non è giusto.

E lui lo dice: togliere di mezzo diecimila persone non si fa. Perfetto, siamo d’accordo. Ma un miliardo di essere umani, invece, sì, è forse giusto? Gli ho scritto questo: non dice niente del rischio di uccidere un miliardo di esseri umani?.

Che cosa non ha detto il Pontefice?

Non lo dice lui, e non lo dicono i leader del mondo, non ne parlano i grandi filosofi, la stessa gente non si preoccupa di un rischio molto più tremendo dello scioglimento dei ghiacciai: le bombe nucleari. In tutto il mondo ce ne sono 22.000. Alcune di queste si sono perse. Davanti alla costa americana, per esempio, da vent’anni, al largo di Atlanta ce n’è una a 1.500 metri di profondità. Se la sono persa con l’aereo che è caduto proprio lì. Sarebbe rischioso anche recuperarla. Una guerra nucleare potrebbe scoppiare anche per sbaglio. Gli arsenali atomici contengono un potenziale distruttivo equivalente a 700 kg di alto esplosivo per ognuno di noi quando sappiamo che per fare secco un uomo bastano solo pochi watt, un decimo d’ampere e si tirano le cuoia. Nessuno si spaventa di un rischio così pressante, ma… .

Nessuno si spaventa perché nessuno sa.

Il progresso è fatto di idee nuove. Dal punto di vista di crescita e innovazione in Italia siamo indietro. Invece di aumentare gli investimenti nello studio facciamo i tagli. Se non diventiamo più bravi, insomma, non sapremo gestire la tecnologia che diventa sempre più complessa. Non abbiamo un politecnico gestito dall’industria, poche aziende investono nella formazione; per non dire dell’informazione, della tivù, dei giornali…

Per non dire?

Opera meritoria in tivù la fanno Piero Angela e il figlio Alberto, moltissimo fa Piergiorgio Odifreddi, tranne quando perde tempo a parlare col Papa…

Come, una perdita di tempo, ma se…

…ma gli va a confutare le illogicità! Dico io: se non le ha il Pontefice, le illogicità….

E però, insomma…

Alle corte: le cose davvero interessanti, non interessano. Tutti i quotidiani fanno a gara a ridurre le pagine dedicate alla scienza. Sfogli Repubblica: è il quotidiano che pur dovrebbe avere nella carne il dna de Il Mondo di Mario Pannunzio, e invece ci sono pagine, pagine e pagine di gastronomia, di sughetti e arrosto e anche di astrologia.

A proposito del Mondo. Vacca aveva su quelle pagine una rubrica, Perengana

Cronache di un’isola grande il doppio della Sicilia, messa al posto di Pantelleria, dove gli italiani clandestini vi sbarcano con i gommoni; la satira ci mette al riparo dalla retorica!.

Ecco, la retorica. C’è un interrogativo cui solo Roberto Vacca, autorevole nel far di conto e nella geometria del cosmo, può dare risposta.

L’idea che domani sia migliore di oggi, ancora di più di ieri, non è un totem della civilizzazione?

Molte cose vanno molto meglio ma la chiave che apre tutto non c’è, e i rischi, poi, non li calcola nessuno.

Il materialismo scientifico non ha avuto esito, né epistemologico, tantomeno politico.

Il difetto sta alla radice: credere che ci sia una singola teoria che spieghi tutto. È ragionevole cercarla – ma non è stata trovata. Molti parlano di crescite esponenziali: NON esistono. Se una qualunque entità fosse cresciuta esponenzialmente, avrebbe riempito la Terra – o l’universo. Se conosciamo fatti ormai assodati, possiamo trarne conseguenze empiriche, ma utili – come il modo di prevenire l’influenza – l’acqua calda.

La famosa scoperta dell’acqua calda?

Appunto, quella: le influenze arrivano nei mesi freddi, allignano in quel periodo che va da novembre a febbraio; è sufficiente, per liberarsene, lavarsi le mani con l’acqua calda ogni volta che rientri a casa; e questo per un motivo semplicissimo: il virus è termolabile, a temperatura superiore a 18°C muore, se ne va.

Motivo per cui c’è una scienza che non ammette repliche – la dolorosa vicenda dei vaccini – come pure il dogma storico, dove ogni timida revisione può costare il rogo. A proposito di rogo.

Eccola, la domanda: Giordano Bruno non c’entra nulla con la laicità e il pensiero razionale, giusto?

Fecero bene a dargli il rogo in certo senso!

Non lo bruciarono certo per qualche tabellina di troppo a scapito di qualche giaculatoria, no?

Il suo errore non fu di scrivere sulla pluralità dei mondi ma di combattere l’ars magna combinatoria di Raimondo Lullo e di cedere a gratuite tentazioni mistiche e cabalistiche.

Era un negromante.

Un casinista, certo; è un errore considerarlo scienziato ma bisogna saperlo, anche quando si va alle cerimonie laiche in onore di Giordano Bruno che l’errore è sempre in agguato.

Vacca dice “agguato” e sembra di vederlo l’errore acquattato tra le cataste di tomi sparsi dove lui – saranno le sopracciglia? – è Pico de Paperis, tale e quale, il ricercatore dai molteplici interessi, lo studioso dello scibile papero e quindi umano.

È lo zio di Paperino.

Non è quello col cappello pensatore, vero? Quello con gli uccellini che gli fanno il nido in testa…

Quello è Archimede Pitagorico, un inventore bislacco.

Certo, no, niente elicotteri a pedali, brevetti piuttosto. Non ce l’ho presente questo Pico.

Paola Palombaro, la moglie – partecipa alla fondazione di TeleMontecarlo, poi a La7 – cerca intanto sullo smartphone il disegno del vecchio Pico, da Walt Disney chiamato Ludwig von Drake, lo mostra al marito ed effettivamente sono le sopracciglia e la scienza a farli gemelli.

Dal punto di vista commerciale – forte di una bibliografia imponente, titoli editi dai più importanti editori – il suo successo segue a quello che negli anni 70 ebbe Bertrand Russell con la sua “Storia della filosofia” in edizione tascabile.

L’attivista inglese del razionalismo può calzare come paragone?

Grande filosofo, tutta la nostra ammirazione, ma come scriveva male…

Divulgatore del sapere, Vacca che vanta il privilegio di scrivere di scienza su Skorpio, l’albo a fumetti, e su Lanciostory non è solo l’autore di Medioevo prossimo venturo, un grande successo popolare…

…lo citano tutti, parlano solo di questo mio libretto di tanti anni fa. Avevo ragione a lanciare un allarme: la proliferazione della complessità dei grandi sistemi tecnologici implica il rischio che si blocchino tutti insieme e paralizzino proprio i Paesi più avanzati. Sbagliai, invece, a prevedere l’arrivo del Medioevo Prossimo Venturo prima della fine del secolo scorso.

È severo con se stesso ma 46 titoli, tra scienza, divulgazione, fantapolitica, fantascienza e analisi fanno un patrimonio, anzi, un vero e proprio tesoro, basterebbe portare in ogni casa Come imparare una cosa al giorno

…e non invecchiare mai.

Oggi sono novanta, auguri.

Basta aspettare un po’ e succede di compierne novanta; dopo di che, certo, occorre fare un sacco di ginnastica, individuare i muscoli che non si usano e concentrarsi su quelli; e imparare, imparare…

Nasce già imparato, Roberto Vacca. Suo padre è Giovanni, un matematico e un insigne sinologo autore di “Viaggio in Cina 1907-1908” (L’Asino d’Oro, 2016)

Leggere questo libro è un’esperienza dello spirito: contiene fra l’altro il racconto di 650 km percorsi in 40 giorni in barca a vela controcorrente sullo YangTze Kiang. Il figlio, Roberto, 80 anni dopo, ripercorrendo i passi del padre scatta le foto appunto dove Giovanni aveva abbozzato i disegni.

Nasce proprio imparato, l’autore de “Anche tu matematico”, non fosse altro perché l’algebra, lo zero e tutta la numerologia derivata dalle scacchiere delle “Mille e una notte” le trovava in casa grazie alla madre, Virginia de Bosis, arabista, citata in bibliografia, nonché collaboratrice della vertiginosa e mirabile “Enciclopedia islamica” la cui imponente sede, a Teheran, si staglia tra le nevi a guardia di Kerbala nelle cui sabbie vive il martirio della Famiglia di Maometto.

Nato bene e imparato meglio, Vacca recita a beneficio dell’interlocutore la dichiarazione di fede.

Eccola.

Ašhadu an la ilaha illa Allah – wa ašhadu anna Muaammad Rasal Allah. L’ho insegnata a tutti i miei amici affinché possano cavarsela se incappano in terroristi che risparmiano solo chi la conosce.

Non è propriamente un credente, Vacca, il contrario –“di Dio non parlo, non c’è” – e nel nome della ragione offre un distinguo:

A differenza degli altri testi sacri il Corano parla di scienza, di astronomia tolemaica, sconfina nella cosmologia e indaga i principi biologici.

Un ricordo, infine.

Alessandro Bausani abitava sotto casa nostra. Suo nonno lavorava come facchino alla Stazione Termini. Un giorno passa da noi – aveva tredici anni! – e trova mia madre intenta a leggere giornali arabi per la rivista Oriente Moderno. Bausani osserva la scrittura strana e chiede: ch’è? Arabo, risponde mia madre. E lui: che, me lo insegna? E da lì, Bausani diventò quello che è nel patrimonio universale.

Grande iranista.

Non solo un esperto della Persia, storico delle religioni, conoscitore del turco, dell’urdu, della lingua dei nativi americani, commentatore e traduttore del Corano, storico della scienza, dell’astronomia e della filosofia.

Che eleganza, Roberto Vacca. Preciso a Pico de Paperis, quanto a capacità di contenere lo scibile, rispetto al papero di Walt Disney vanta una differenza. Tanto questi costringe alla nanna chiunque arrivi alle sue conferenze, quanto quello – lo spiritoso Vacca, l’anti-trombone per antonomasia – incanta chiunque gli si accosti. È tutto un rigoglio di ingegno e poesia la sua fatica. Si resta con due piedi in una scarpa con lui.

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