Indicano le bufale per non mostrare fascismo e mafia

29 Novembre 2017

In attesa che qualcuno ci ricordi come la storia di Adolf Hitler non sia tutta da buttare, visto che il fondatore del nazismo era un vegetariano amante degli animali, la nostra campagna elettorale si apre con una serie di significative notizie purtroppo oscurate dalla guerra alle fake news scatenata dal segretario del Pd, Matteo Renzi. Ne sono protagonisti il teorico avversario Silvio Berlusconi e i suoi sostenitori. Il leader di Forza Italia auspica che il prossimo presidente del Consiglio sia un generale. La sua europarlamentare Alessandra Mussolini sostiene che con “due o tre mesi di mio nonno Benito a Ostia si risolve tutto e si riporta l’ordine”. Mentre il futuro assessore del governo siciliano, Vittorio Sgarbi, dalle colonne de Il Giornale denuncia con coraggio come Claretta Petacci, l’amante del Duce, sia stata vittima di un femminicidio partigiano. Ragionamento acuto a cui immaginiamo seguirà pure una campagna in favore di Maria Antonietta, ghigliottinata senza prove il 21 gennaio del 1793 da orde di maschi rivoluzionari.

Sorridete? Non fatelo. Queste prese di posizione sono le prime avvisaglie di quanto accadrà man mano che ci si avvicina al voto. Negli ultimi 25 anni è sempre stato così, anche se oggi c’è una differenza. Quella parte d’Italia, noi crediamo maggioritaria, che si ostina a pensare, anche da destra, che il fascismo sia stato una dittatura da continuare a condannare, nei fatti non è quasi più rappresentata. Si va avanti invece con idee bizzarre come la legge Fiano che vorrebbe impedire la vendita nelle bancarelle di gadget raffiguranti l’uomo di Predappio, utili più che altro per tentare di far dimenticare le polemiche scoppiate con l’Associazione nazionale partigiani per il suo no al referendum costituzionale. La questione invece è culturale e riguarda un po’ tutti i partiti, Movimento 5 Stelle compreso.

Certo, conosciamo l’obiezione: c’è chi sostiene che le dispute ideologiche siano solo un retaggio del 900; che oggi parlare di fascismo e antifascismo non abbia più senso, considerati anche i tanti e veri problemi che affliggono il nostro Paese. A ben vedere, però, quando si elogiano il fascismo, i generali al potere e (da parte di qualche sparuto gruppo di sinistra) anche dell’altrettanto dimenticato comunismo, si finisce per mettere in discussione il valore della democrazia. Che, come diceva Winston Churchill è la “peggior forma di governo. Eccezion fatta per tutte le altre forme sperimentate finora”.

Ovvio, sappiamo bene che di solito la storia si ripete in farsa. E che questa Italia, ruffiana, sempre pronta a salire sul carro dei probabili vincitori (vedi intervista a Berlusconi da parte di Fabio Fazio), ormai rischia solo la dittatura della mediocre stupidità. Eppure, tra alcuni seguaci dell’ex Cavaliere vediamo ancora qualcosa che ci inquieta. Perché, per esempio, il tanto amato (da Berlusconi e Cosa Nostra) Marcello Dell’Utri per quasi due anni si è ritrovato con gli amici a casa di Lele Mora per leggere davanti a un busto del Duce i falsi diari di Mussolini che avevano acquistato a peso d’oro? La notizia non è un fake. È stata più volte raccontata dai protagonisti di quelle riunioni. Quasi che ci tenessero a farlo sapere.

Ma di Dell’Utri, il fascismo e la mafia in questi giorni (ci insegna sempre Fazio) non si discute. Meglio un bel dibattito sulle bufale che circolano sul web. Con quelle intanto, anche in caso di pareggio dopo il voto, nessuno penserà mai di governarci assieme.

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