Le liste - La carica delle Amministrative

Elezioni comunali: indagati, parenti e neofascisti. Tutti in corsa per un seggio

Anche stavolta tra i candidati alle elezioni ci sono impresentabili di ogni tipo

Di Gianni Barbacetto, Andrea Giambartolomei, Vincenzo Iurillo, Andrea Managò, David Marceddu, Lucio Musolino
8 Maggio 2016

Il termine è scaduto ieri a mezzogiorno. Le candidature alle elezioni amministrative del 5 giugno ora sono ufficiali. E come prevedibile, già a una prima lettura, nelle liste ritroviamo figli d’arte, indagati e impresentabili di varia natura. Il caso più clamoroso è quello di Napoli dove, in corsa con il Pd, ci sono tutti i politici ripresi negli ormai celebri video di Fanpage.it, impegnati a distribuire euro fuori ai seggi delle primarie del 6 marzo: Antonio Borriello, Gennaro Cierro e Giorgio Ariosto. Ariosto nel 2011 era in una lista di Totò Cuffaro. Oggi è al fianco di Valeria Valente, la vincitrice delle primarie convalidate nonostante i ricorsi dello sconfitto Antonio Bassolino. Che ieri, a liste appena depositate, ha finalmente detto cosa ne pensa della candidatura di Borriello: “È una vergogna”. Borriello replica: “La storia dell’euro fuori dal seggio? È stata archiviata anche dalla commissione di garanzia. Ho dato un euro a un’amica che conosco da 40 anni, perché ne era sprovvista”. Con Gianni Lettieri, capo della coalizione di centrodestra, si ricandida Marco Nonno, che ha lasciato Fdi e si schiera nella civica “Prima Napoli”. Nonno è stato condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi per la devastazione del quartiere di Pianura durante gli scontri anti-discarica del gennaio 2008, ma è rimasto consigliere comunale (e vicepresidente del consiglio) perché la legge Severino non riguarda quelle tipologie di reato. Cinque anni fa Nonno fu il consigliere più votato: 3604 preferenze.

Anche a Milano non manca chi ha avuto a che fare con le aule di tribunale. Marco Osnato (in lista con Fratelli d’Italia per Stefano Parisi sindaco) è stato condannato in primo grado (ora è in attesa dell’appello) a 6 mesi di carcere, con pena sospesa, per “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”. Per atti compiuti come direttore area gestionale dell’Aler, l’azienda che gestisce le case popolari. Osnato è più volte citato (ma mai indagato) anche nelle carte delle inchieste antimafia di Milano. Il nome di Alberto Bellotti (lista civica Stefano Parisi) compare invece nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Fabio Rizzi, braccio destro del governatore Maroni, e della zarina dell’odontoiatria Paola Canegrati, detta “Lady dentiera”. Bellotti non è indagato, ma è uno dei personaggi che Canegrati incontra per sondare “eventuali prospettive di collaborazione”. Nella civica di Parisi c’è anche Bryan Ferrentino, volto milanese di Azione Nazionale, il gruppo che ha come promotori neofascisti come Benedetto Tusa, ex membro del gruppo “La Fenice”, l’organizzazione che rappresentava a Milano Ordine Nuovo, il gruppo in cui maturò la strage di piazza Fontana. Dall’estrema destra arriva anche Stefano Pavesi, candidato con la Lega: è militante di Alpha, costola di Lealtà e azione, il movimento neofascista che anche questo 25 Aprile ha organizzato una manifestazione per i caduti della Repubblica di Salò.

Non va meglio a Bologna: il candidato sindaco di Insieme Bologna, Manes Bernardini– ex numero uno della Lega in città – è a processo per peculato nell’ambito della maxi inchiesta sui rimborsi dei gruppi in Regione Emilia-Romagna. Con i Cinque Stelle è candidato consigliere Dalio Pattacini, il giornalista che finì coinvolto nella vicenda delle “interviste a pagamento” (alcuni consiglieri regionali pagavano le ospitate nelle emittenti private): Pattacini inoltre nel 2009 si candidò con l’Italia dei Valori, dunque secondo le regole M5S non avrebbe potuto essere in lista. Il Pd ricandida sindaco l’uscente Virginio Merola, indagato per omissione d’atti d’ufficio per il mancato sgombero di una occupazione abitativa: in altre inchieste simili che lo avevano già coinvolto, va detto, era arrivata l’archiviazione. A Rimini invece il sindaco Pd – di nuovo in corsa – Andrea Gnassi è indagato per associazione a delinquere e truffa nel caso Aeradria.

A Torino corre con i Moderati di Giacomo Portas (alleato del sindaco Pd Piero Fassino) Massimiliano Miano, che ha patteggiato una pena lieve per corruzione l’elettorale.

A Roma ha creato tensioni nella Lega la scelta di candidare presidente del Municipio XIII Enrico Cavallari, ex assessore della giunta Alemanno, indagato per la delibera sulla costruzione di uno shopping center in centro. Stessa posizione per Fabrizio Ghera che invece è in lista con Fratelli d’Italia. Ci sono poi i “parenti d’arte”: le nipoti del Duce, Alessandra e Rachele Mussolini, la prima corre in Forza Italia a sostegno di Alfio Marchini, l’altra nella “Lista con Giorgia” per la Meloni, così come Giuseppe Cossiga, figlio dell’ex Capo dello Stato, capolista della “Federazione popolare per la Libertà”.

Ultimo capitolo, la Calabria, protagonista del clamoroso ritiro della candidata dem a Platì , Anna Rita Leonardi, che era stata incoronata da Renzi sul palco della Leopolda. Il Pd calabrese però sembra non aver valutato la faccenda: il segretario cosentino Luigi Guglielmelli, alla notizia che nonostante il ritiro della Leonardi ci siano comunque due liste in corsa, festeggia: “Ritorna la fiducia nella democrazia e nelle istituzioni”. Aspira alla carica di primo cittadino Elvira Mittiga, funzionaria della Regione e figlia di Francesco, sindaco del Comune all’epoca dello scioglimento per infiltrazioni mafiose. Il Pd ha dato forfait anche a Rosarno, dove la partita è tutta interna al centrodestra, e a San Luca, altro comune della Locride famoso per la strage di Duisburg, dove resteranno i commissari prefettizi. Infine a Cosenza, i verdiniani sono al fianco del Pd che candida Medina Tursi Prato, figlia dell’ex consigliere regionale Pino Tursi Prato, condannato a 6 anni per concorso esterno con la ‘ndrangheta e voto di scambio.

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