Milano La protesta

Milano, i prof dell’Università Statale in rivolta contro il trasloco all’ area Expo

I docenti delle facoltà scientifiche bocciano il piano di governo, Comune e Regione. L’ateneo spenderebbe almeno 130 milioni, che non ha

Di Marco Maroni
10 Dicembre 2017

Prima i residenti e i commercianti con una fiaccolata, poi sindacati e sigle studentesche. Ora è la rivolta dei professori. A votare una mozione contro il trasferimento delle facoltà scientifiche dell’università Statale di Milano dalla storica sede di Città studi all’area Expo sono stati, il 27 novembre, il 93% dei docenti e tecnici di Informatica. Già aveva votato No Matematica, mentre Fisica ha chiesto che a decidere sia il nuovo rettore, che si insedierà nel settembre 2018. Agli informatici il trasferimento sembra una beffa: “Siamo in una sede distaccata per cui paghiamo 1,1 milioni l’anno d’affitto a Intesa e Fondazione Cariplo – dice un ricercatore – e dovremmo andare a Rho adesso che è pronta la nuova sede in Città studi, costata 21 milioni di euro”.

Lo spostamento dal semi-centro all’hinterland può essere difficile da digerire, anche per chi commercia o lucra sugli alti affitti studenteschi. Ma gli argomenti dei professori sono altri. Soprattutto gli spazi, che passeranno da 250 a 150mila metri quadrati non espandibili (l’area è confinata tra due autostrade, un carcere e un cimitero) a fronte di un atteso incremento degli studenti del 15% nei prossimi cinque anni, e poi la sostenibilità economica. Il senato accademico, fatto quasi tutto di expo-entusiasti, il rettore Gianluca Vago in testa, sostiene che la nuova sistemazione è più razionale, consente forme nuove di organizzazione della didattica e della ricerca, e risparmi di energia e servizi da 7 milioni l’anno. Quanto alle superfici, quelle nette, fruibili, sarebbero il 20% in più che a Città studi. L’Ateneo, inoltre, sarebbe porta a porta con lo Human technopole, centro da 1.600 ricercatori, erede del genovese Iit, che il governo Renzi ha voluto trasferire a Rho; mentre da Città studi stanno traslocando anche il neurologico Besta e l’Istituto dei tumori.

Il costo dell’operazione è stimato in 380 milioni: 130 ce li metterebbe la Regione, 130 la Statale, forse 100 verrebbero dalla vendita delle vecchie aree. Un piano finanziario che per il momento traballa, visto che la Statale quei soldi non li ha e dovrebbe indebitarsi, e che ricavi e tempi di realizzo dei 120mila metri quadrati vendibili, non sottoposti a vincolo, sono molto incerti, col rischio che l’urgenza faccia il gioco dei compratori. Manca invece una vera stima del costo per ristrutturare le strutture di città studi. Il rettore parla di una stima di 1.500-1.700 euro al metro quadrato per gli edifici del demanio, tra i più malmessi. Ma sono 60mila metri quadrati. Altre aree hanno bisogno solo di manutenzione.

Sulla carta il “Parco della Scienza” a Rho è il trionfo del regno della conoscenza e dell’efficienza, ma la scelta sembra dettata soprattutto dall’urgenza di sistemare il milione di metri quadrati su cui nel 2015 si è svolta l’esposizione, e di recuperare i soldi che Arexpo, la società di Governo, Regione, Comune e Fiera, ha speso per i terreni a un prezzo dieci volte quello di mercato, e infrastrutturati a colpi di mazzette e appalti truccati, con sei indagati solo per l’infrastruttura principale.

I dubbi sulla sostenibilità economica dell’operazione in privato sono condivisi anche da qualche membro del senato accademico. Il problema è che la Regione ha puntato una pistola alla tempia della Statale: i suoi 130 milioni ci sono solo se si va a Expo. L’asta del 2014 andata deserta ha reso infatti evidente che gli investitori privati senza un aiuto istituzionale non avrebbero messo piede a Rho. Il governatore lombardo Roberto Maroni e l’ex sindaco milanese Giuliano Pisapia hanno quindi tirato dentro la Statale. Così lo “sviluppatore” s’è trovato: gli australiani di Lendlease che un mese fa hanno vinto la concessione: 99 anni per 670 milioni di euro a valori attuali.

Le facoltà da trasferire contano 18mila studenti, 4mila vengono da oltre 100 chilometri da Milano, “fuorisede” che in città pagano mediamente 580 euro al mese per una stanza singola (dati Immobiliare.it). Lendlease prevede 50mila metri quadrati di studentato.

Il piano post Expo l’hanno escogitato le società di consulenza Pwc e Roland Berger, già beneficiate di appalti milionari per Expo; le stesse due si ritrovano ora consulenti di Lendlease, assieme alla Sec di Fiorenzo Tagliabue, storico portavoce dell’ex governatore Roberto Formigoni, anche lui già beneficiato da Expo. Il rettore Gianluca Vago ha più volte chiarito che le decisioni non le prende lui, ma il cda sentito il Senato accademico. Istituzioni di cui è presidente. Numero due alla Statale è Walter Bergamaschi, ex direttore generale della Sanità lombarda considerato un fedelissimo di Maroni.

Chi resta defilato nella vicenda è il sindaco Beppe Sala. Forse di Expo, dopo il rinvio a giudizio per falso, per cui ha chiesto il giudizio immediato, non ne vuole più sapere.

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