L’ex capo - “Li ho messi in riga, conta la squadra”

Grillo e i duellanti: “Fico è romantico, Luigi è di carriera. Ma li ho messi in riga”

Il fondatore sminuisce: “Tra loro è solo questione di caratteri, adesso lavoreranno assieme”. Ma l’ortodosso resta inquieto

25 Settembre 2017

Il fondatore sorride, saluta, scherza: entusiasta, per non essere più il capo. Però Beppe Grillo rimane pur sempre il “papà” del Movimento, il padre nobile, e allora prova a sedare lo scontro tra i figlioli più vivaci, ricordando pure le differenze: “Tra Fico e Di Maio era più una questione di caratteri, tra uno romantico e uno di carriera, ma da domani cominceranno a lavorare assieme”. Però Roberto Fico, l’ortodosso che rifiuta i palchi dopo esserne stato escluso, punge già di prima mattina: “Il candidato premier è il capo della forza politica, ma non il capo della vita politica generale del Movimento”. Perché la tregua con il candidato, Di Maio, è fresca e fragile. E le prossime settimane saranno disseminate di nodi, per il M5S che ieri ha chiuso la sua festa nazionale tra celebrazioni un po’ così e nervosismi assortiti.

Chissà se e quanto d’ora in poi darà una mano Grillo, che verso mezzogiorno arriva alla festa a bordo di una berlina. Giacca e occhiali da sole, si ferma a parlare con tre o quattro attivisti. È visibilmente di buon umore. E la domanda viene facile: Grillo, ora si sente più leggero? “Mi sento libero, ora finalmente posso fare tutte le battute che voglio, vi rendete conto?”. Però ci sarebbe sempre Fico, più o meno in trincea. Cosa si fa con lui? L’ormai ex capo del M5S non si scompone: “Ma Fico è fantastico, tra lui e Di Maio era più una questione di caratteri”. Perché uno, il presidente della Vigilanza Rai, è “romantico”. Mentre il neo candidato premier è uno “di carriera”. E comunque Grillo rivendica: “Il problema è quando non ci si parla, le cose si ingigantiscono, ma io li ho messi tutti in riga. L’importante è la squadra, e Roberto nella squadra ci sarà. Il Movimento ha avuto un momento di assestamento, ma è tutto ricomposto. E poi io ci sarò sempre”. L’ultimo sorriso, saluti, poi l’auto sparisce dentro il parco.

Dietro però rimangono le scelte di Fico, e soprattutto le sue parole. Di prima mattina, raccontano, tornano a chiedergli di salire sul palco, assieme a Di Maio e al candidato governatore in Sicilia, Giancarlo Cancelleri. Ma il deputato dice un altro no. Mentre invece vorrebbe recuperare il suo intervento su Call to action, una funzione della piattaforma web Rousseau, originariamente previsto per sabato. Ma parlare dentro il piccolo gazebo apposito è impossibile, perché la ressa di cronisti e telecamere sarebbe ingestibile.

Fico rimane un altro po’ in hotel, ma prima di muoversi verso Italia 5 Stelle rilascia a un’agenzia sillabe come pietre: “Oggi il candidato premier è il capo della forza politica, ma la definizione è riferita alla legge elettorale: non è capo della vita politica generale del Movimento. È una grande distinzione”. Traduzione: il candidato premier Di Maio non può comandare su tutto il M5S. È la questione centrale per Fico e gli ortodossi, ormai compatti nel riconoscere come capo il parlamentare campano. Ostinato nel chiedere maggiore condivisione nelle decisioni, con più votazioni in rete sui temi, soprattutto quando ci sarà da scegliere la linea su argomenti controversi. Vuole farsi sentire, Fico, trattare. Ma non rompere.

Per questo, in giornata sminuisce: “Rifiuto qualsiasi strumentalizzazione rispetto a quanto ho detto in mattinata, non ho ‘gelato’ nessuno e non ho mai messo in discussione il risultato delle votazioni on line, pienamente legittime e da rispettare”. Un concetto che lo stesso Fico avrebbe ripetuto ai suoi: “È giusto che il candidato sia Luigi, non è quello il problema”. Anche per questo, in mattinata, arriva alla festa e prova ad ascoltare dalla platea l’intervista pubblica che il candidato fa dal palco, annuendo visibilmente a un paio di passaggi. Ma è assediato dai cronisti, e cambia idea: “Qui c’è troppo casino, vado dietro al palco”. Sul finale della manifestazione, ecco Davide Casaleggio, il motore operativo, che cala l’appello all’unità: “Dobbiamo aiutare Di Maio tutti assieme, come volontari ignoti”. Parole da 5Stelle vecchio stile, quello che piace a Fico. Un segnale. “Ma serviranno anche i fatti”, chiosa un ortodosso, mentre nel cielo di Rimini si addensano nuvoloni.

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