Roma, al Fatebenefratelli brucia un server e le visite specialistiche vanno in fumo. E ci finisco anch’io

13 Dicembre 2018

Un messaggio automatico comunica che non si può contattare il servizio prenotazioni dell’Ospedale Fatebenefratelli, per un guasto non specificato. Dopo qualche giorno, il messaggio cambia, con l’invito a riprovare: “Tutte le linee sono occupate”. Quello dell’Isola Tiberina è l’ospedale al centro di Roma. Ma da giorni e giorni è impossibile contattare il Cup, ovvero il centro unico di prenotazione e dunque, non si può fissare una visita e neanche disdirla. Sembra un’esperienza kafkiana, eppure è molto di più.

In una mattinata plumbea e piovigginosa, l’Ospedale al visitatore e potenziale paziente, si presenta misterioso e disorientato. “Per prenotare una visita, deve andare agli sportelli dentro”, dice l’uomo alla reception. Che cosa è successo? Ormai quasi 15 giorni fa, il primo dicembre, una macchina ha preso fuoco nel garage dell’ospedale. L’incendio è arrivato ai piani superiori e si è bruciato il server, “il cervellone”. Sono stati cancellati tutti i dati riguardanti le visite specialistiche future, a pagamento e non. Nel cortile interno, di fronte ai gabbiotti dove vengono prenotate le visite, c’è una sorta di steward. “Deve cancellare una visita? Vada allo sportello 11”, dice con aria omertosa. Non è così semplice: “Qui noi non abbiamo più gli elenchi. Pazienza, non si presenti”. Sportello accanto: “Ho una visita prenotata, che devo fare?”. “Venga nell’orario dell’appuntamento, magari con l’appunto che ha preso. I medici ci saranno”. Due dottoresse in camice bianco assicurano: “Noi siamo in ambulatorio, aspettiamo i pazienti. Non sappiamo chi deve venire, ma ci siamo”.

Nessuno sa bene fino a quando durerà questa situazione. Pare che ci sia una squadra di informatici al lavoro per ripristinare il ripristinabile e almeno far ripartire il servizio. Nel frattempo, chi al Fatebenefratelli ci lavora dice il meno possibile, nel tentativo di derubricare il tutto a semplice incidente, senza troppe conseguenze. Secondo piano, Cardiologia. Signora in attesa: “Ho un appuntamento con un cardiologo”: “Quale?” “Non so”. “A che ora?” “Alle 14 e 40”. Il medico si guarda intorno: “C’è qualcuno per le 14 e 30?”. Nessuna risposta. “Bene, può entrare. Sa, è andato in tilt il cervellone, non abbiamo l’agenda”.

Ancora sotto, all’entrata dell’Ospedale un cartello informa laconico: “Per problemi tecnici non è possibile effettuare i prelievi ematici e colturali, saranno garantiti solo gli esami di genetica”. Fino a quando? Chissà. E pure gli orari dei ritiri, sono ridotti: solo la mattina. L’informazione si trova sempre all’ingresso, ma sul sito no. “Ma io come faccio? Sono venuta dall’altra parte di Roma”, chiede un’anziana signora furibonda. “Ci dispiace, è andato in tilt il sistema. E ce n’è uno parallelo, ma funziona solo la mattina”, è la spiegazione dell’uomo in portineria. Muro di gomma per necessità. Al Pronto Soccorso c’è meno gente del solito. “Funziona tutto, un po’ a rilento: abbiamo avuto qualche lentezza per gli esami del sangue e la radiologia. È complicato stampare i risultati”. Il dubbio sorge spontaneo: non saranno andate perse le cartelle cliniche? Chi è deputato a rilasciarle assicura di no: è tutto cartaceo, al limite ci vorrà un po’ più di tempo. Chi vivrà vedrà.

In un’epoca di big data, società digitali, esistenze parallele virtuali, pare una beffa. Ma forse è peggio. Il sospetto è che l’origine dell’incendio sia stata dolosa. Laconico un infermiere: “C’è un’inchiesta in corso. Ma ormai il danno è fatto”.

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