A Siena

Caso David Rossi, festini a luci rosse: politici, preti e toghe presto dai pm

“Groviglio armonioso” - Genova, la Procura acquisisce il video delle “Iene” senza omissis e ascolterà le persone chiamate in causa

27 Marzo 2018

Saranno convocati e interrogati in procura a Genova. Politici, manager, sacerdoti, imprenditori, persino i magistrati di Siena: i soggetti indicati come partecipanti ai festini sfileranno davanti al procuratore aggiunto del capoluogo ligure, Vittorio Ranieri Miniati. Quanto raccontato dal gigolò Stefano in un’intervista trasmessa domenica da Le Iene non poteva che finire al vaglio degli inquirenti. Il ragazzo ha dichiarato di aver partecipato per soldi ad alcune cene e festini in diverse ville senesi – in particolare una a Monteriggioni – e ha riconosciuto come partecipanti a quelle serate almeno dieci persone, tra cui due magistrati di Siena, un manager già al vertice di Mps e un importante ex ministro.

Le immagini mostrate al ragazzo dal giornalista Antonino Monteleone sono state nascoste da Le Iene per non rendere riconoscibili a tutti i volti dei soggetti indicati. Così ieri il procuratore genovese Miniati ha disposto il sequestro del video integrale del servizio e sentirà i giornalisti della trasmissione per poter individuare Stefano e avere un elenco completo delle persone riconosciute dal 26enne che poi saranno convocate.

Tutto nasce dalle indagini giornalistiche svolte negli ultimi mesi su David Rossi, il manager di Mps trovato morto la sera del 6 marzo 2013. Indagini che hanno evidenziato le lacune delle inchieste condotte dai magistrati senesi sulla morte di Rossi frettolosamente liquidata per ben due volte con l’archiviazione per suicidio. Sulla vicenda sono emerse molte incongruenze. Gli stessi periti nominati dalla procura hanno certificato come prima di morire David avesse subito delle percosse. Il medico legale ha evidenziato come tutte le ferite e gli ematomi presenti sulla parte anteriore del corpo di Rossi non fossero compatibili con la caduta nel vuoto. Inoltre è emerso che i pm titolari del fascicolo hanno disposto la distruzione di reperti fondamentali, come i sette fazzoletti sporchi di sangue trovati nell’ufficio del manager, mandati al macero prima ancora che il gip potesse pronunciarsi a favore dell’archiviazione o di un supplemento di indagini. Elementi rivelati da articoli del Fatto e lo scorso ottobre dalla pubblicazione di un libro di Chiarelettere dedicato al caso. A ottobre Le Iene hanno iniziato a occuparsi della vicenda trasmettendo, tra l’altro, le dichiarazioni dell’ex sindaco di Siena, Pierluigi Piccini, secondo il quale in città si svolgevano dei festini cui partecipavano anche alcuni magistrati. Per questo, dunque, le indagini su Rossi sarebbero state blande.

Accuse pesanti. Che hanno portato la Procura di Genova – competente su Siena – ad aprire due fascicoli. Uno per abuso d’ufficio e uno per diffamazione. In quest’ultimo proprio ieri è stato iscritto come indagato Piccini. I giornalisti de Le Iene sono invece stati denunciati da alcuni magistrati senesi. L’aggiunto di Genova Miniati e il sostituto Cristina Camaiori stanno portando avanti entrambi i fascicoli.

Il servizio trasmesso domenica sera potrebbe aprire uno scenario quanto mai preoccupante per la procura senese. Se quanto dichiarato dal gigolò Stefano dovesse trovare riscontri effettivi (il ragazzo garantisce di essere in possesso di prove documentali e parla dell’esistenza di alcuni video delle serate) le ombre che aleggiano sulle indagini relative a David Rossi si estenderebbero a molti altri fascicoli dei magistrati toscani inerenti il Monte dei Paschi di Siena e quel “groviglio armonioso” coniato dal giornalista Stefano Bisi – oggi grande maestro del Goi – per definire il sistema di rapporti e potere che ha gestito Mps e la città per decenni e che ruotava attorno a Giuseppe Mussari. Un groviglio che ora potrebbe sciogliere la Procura di Genova.

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