Csm

Duello Vannoni-Scafarto sulle “minacce” di Woodcock

Caso Consip - Confronto al processo disciplinare contro i pm di Napoli. L’ex consigliere: “Volevano Renzi”. Il capitano del Noe: “Nessuna pressione”

20 Giugno 2018

Stesso fatto, un interrogatorio del 2016 su Consip, ma raccontato in maniera molto diversa. Ieri, al processo disciplinare del Csm a carico dei pm di Napoli Woodcock e Carrano, hanno testimoniato il maggiore dei carabinieri Scafarto e Filippo Vannoni, ex consigliere economico di Renzi, che accusa i magistrati di averlo intimidito durante il suo esame di un anno e mezzo fa. Udienza conclusa con un faccia a faccia senza precedenti e inutile: Scafarto ha detto che fu un esame privo di abusi, Vannoni ha ribadito le sue accuse.

Il primo a testimoniare è stato Scafarto, capitano del Noe dei Carabinieri ai tempi dell’indagine Consip, chiamato a testimoniare su richiesta del sostituto Pg della Cassazione Fresa che già aveva ottenuto di sentire altri ufficiali presenti all’esame del 21.12.2016, quando Vannoni disse di aver saputo da Lotti dell’indagine Consip, di aver avuto un avvertimento da Renzi: “Stai attento a Consip”, e di aver avvisato l’allora ad, Luigi Marroni. Scafarto, come già il maggiore della Gdf Di Giovanni e il maresciallo dei carabinieri Brachetti, testimonia che mai Woodcock (come invece detto ai pm romani da Vannoni) gli indicò dalla finestra il carcere di Poggioreale per intimidirlo. Mai gli furono fatte domande su Renzi e che il nome lo fece spontaneamente Vannoni. Scafarto tentenna su chi ha verbalizzato. Di Giovanni e Brachetti avevano detto: “Woodcock”. Scafarto spiega di non ricordare: “Mi sembra Brachetti anche se di solito è Woodcock che verbalizza”. Può escludere che sia stato lei? “No, non ricordo”.

È il turno di Vannoni, indagato a Roma e testimone al processo disciplinare. Ribadisce le sue accuse ai pm. Se non lo facesse si autoincriminerebbe e cadrebbe la sua ritrattazione alla Procura di Roma: ho accusato Lotti e company solo perché ho subito pressioni, ma non è vero niente. Dice che quel 21 dicembre si lamentò con i pm di aver aspettato al freddo 35 minuti e Woodcock gli avrebbe detto: “Non deve lamentarsi, lei viene da Firenze, città umida. Napoli, invece, ha il sole e indicandomi fuori dalla finestra mi disse che c’era pure Poggioreale. Mi dicevano ‘Confessi, confessi!” E perché fece il nome di Lotti? “Per cavarmi dall’impaccio, Volevo uscire”. A proposito di Lotti, Vannoni conferma che lo incontrò dopo l’interrogatorio a Roma: “Ero sconvolto e gli raccontai di aver fatto il suo nome”, ma non fiata sulle pressioni che dice di aver subito. Come mai non le racconta a Lotti? Vannoni non sa rispondere.

Si prosegue: “C’era fumo nella stanza?”, gli viene chiesto: “Ho visto una sigaretta in mano a Woodock”. Ma il pm non ha mai fumato sigarette, in passato sigari. Anche su questo Scafarto e gli altri ufficiali di Pg smentiscono Vannoni. Il collegio decide il confronto all’americana. Scafarto e Vannoni vengono fatti sedere l’uno di fronte all’altro. Partono le domande del relatore Clivio: Woodcock intimidisce o no Vannoni con Poggioreale? Scafarto: “No”. Vannoni: “Confermo”. È stato fatto credere a Vannoni di essere stato intercettato? Scafarto: “Escludo”. Vannoni: “Mi furono mostrati dei fili elettrici”. Il Csm prende atto delle versioni “largamente divergenti” e fissa la prossima udienza il 5 luglio quando verranno ascoltati i pm di Roma, Ielo e Palazzi, che hanno interrogato Vannoni. Previste pure dichiarazioni spontanee di Woodcock e Carrano. La sentenza forse il 16 luglio.

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