Cronache dal caos da urne: mille nodi, ma zero risposte

3 Marzo 2018

I dieci lettori di questo diario mi chiedono cosa può succedere il 5 marzo, ma uno in particolare sostiene di saperlo già. E mi manda “i probabili dati delle elezioni che è stato possibile simulare con nuovi algoritmi e software di terza generazione (metodo Wedelmann-Luschke)” (?). Questi: “M5S 26,3. Pd 20,9. Forza Italia 17,17. Lega 16,64. FdI 6,05. LeU 7,6. Seguono formazioni con valori oscillanti tra lo 0,8 e l’1,9”. Poiché sono cifre che non si discostano troppo dagli ultimi sondaggi pubblicati a metà febbraio (anche se non è escluso che, in extremis, il M5S possa toccare e perfino superare la soglia del 30% mentre il Pd potrebbe scendere ancora a vantaggio della lista +Europa di Emma Bonino) proviamo a considerarli sufficientemente credibili (consapevole di espormi alle legittime pernacchie nel caso fossero stravolti dai dati ufficiali: incerti del mestiere). Dopodiché, ecco le possibili conseguenze.

Primo. Con questo demenziale Rosatellum i voti in percentuale sono una cosa, i seggi attribuiti un’altra. Infatti, per avere il risultato complessivo delle elezioni politiche 2018 bisognerà prima stabilire chi ha vinto nei 232 collegi uninominali della Camera e nei 116 del Senato dove, per essere eletti potrebbe teoricamente essere sufficiente un solo voto in più rispetto agli avversari. Poiché i collegi cosiddetti “contendibili” sarebbero 113 (78 alla Camera e 35 al Senato) ecco che anche con un possibile complessivo 40% il cartello del centrodestra potrebbe non ottenere la maggioranza assoluta, se non conquistasse nel contempo circa il 70% dei seggi dell’uninominale. Non impossibile ma complicato.

Secondo. Nel bombardamento di numeri e percentuali che scatterà alle ore 23 di domenica 4 marzo, potremmo trovarci di fronte a due possibili autodichiarati vincitori. Il M5S, come partito di maggioranza relativa. E la coalizione del centrodestra. Senza escludere l’ipotesi di un Pd che, sommandosi ai cespugli del centrosinistra, possa reclamare un posto sul podio.

Terzo. Per definire il quadro delle forze (e delle debolezze) in Parlamento bisognerà attendere la costituzione dei gruppi parlamentari. Per valutare, principalmente, la consistenza degli eletti che aderiranno al gruppo misto, possibile ago della bilancia per ogni maggioranza futura. Cosa faranno, per esempio, i candidati cinquestelle preventivamente espulsi dal Movimento, se risultassero eletti? E quanti saranno? E si può escludere che nella Lega di Matteo Salvini qualcuno (sulla scia di Roberto Maroni) si faccia prendere da improvviso mal di pancia, per dare manforte a una possibile grande coalizione (che rinnegata prima potrebbe spuntare fuori dopo)? E che qualcosa di simile possa accadere nella sinistra guidata da Pietro Grasso (ma non soltanto da lui)? E se a Silvio Berlusconi mancassero un pugno di voti per dare l’assalto a Palazzo Chigi (per interposto Antonio Tajani) siamo certi che non cederebbe al solito vizietto della solita campagna acquisti per rastrellare il solito manipolo di “Responsabili”? E se il Pd finisse davvero intorno a un disastroso 20% (cinque punti sotto la tanto derisa “non vittoria” del 2013 di Pier Luigi Bersani) si può davvero pensare che Matteo Renzi possa restarsene tranquillo e sereno al Nazareno come se niente fosse? E quanto durerà il regolamento di conti interno? E quale esito avrà?

Quarto. In questo possibile (probabile) gran casino, con quale criterio saranno attribuite le presidenze di Camera e Senato? Dice Alessandro Di Battista che sarebbe cosa buona e giusta se una andasse alla maggioranza e l’altra all’opposizione. Ma chi sarà maggioranza? E chi opposizione?

Quinto. Con questi chiari di luna è inutile illudersi. Nella migliore delle ipotesi non avremo un governo prima di un mese. O forse anche due. O forse anche mai nella 18ª legislatura che, nelle previsioni più cupe, potrebbe essere brevissima. In questo fermo immagine resterà comunque al suo posto per gli affari correnti Paolo Gentiloni: non a caso detto “er moviola”.

Basta. Mi scuso per aver ulteriormente confuso le idee ai poveri dieci lettori con troppe domande e poche risposte, ma non ne ho tutte le colpe. Buon voto.

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