Tmb Salario, così viviamo nelle zone assediate dalla puzza

12 Dicembre 2018

Trattieni il respiro, così per gioco, quando proprio non riesci più a trattenerlo che le gote ti stanno diventando paonazze, ti pizzica la gola, i polmoni iniziano a non farcela più, vai in cucina, infila la testa nel secchio dell’immondizia, e finalmente apri la bocca, allarga le narici e respira a pieni polmoni. Ecco, stai provando quello che viviamo qui a Roma nord, più precisamente a villa Spada, Fidene, Serpentara, Nuovo Salario. Non possiamo aprire le finestre quando arriva l’ondata di miasmi (la puzza, il fetore).

Il problema più banale è non poter invitare gli amici a cena per la vergogna, un problema pratico è non poter stendere i panni sul balcone, un problema molto serio sono le lacrime tutte le mattine quando lascio i miei due figli a scuola in via Comano in mezzo alla puzza. Perché ho paura che tra qualche anno possa venirgli un malanno per questo maledetto impianto.

Il Tmb Salario dista solamente 50 metri dalle prime case, 100 dal primo asilo e quando arriva l’ondata di aria inquinata maleodorante non ti bruciano solo gli occhi e la gola, ti brucia il cuore e il cervello, pensi sia impossibile che stia succedendo, proprio qui a Roma, a meno di due chilometri dalle catacombe di Priscilla, da villa Ada. Eppure è così. Un mostro che non ti permette di svolgere la tua vita normalmente. È silenzioso e intangibile ma presente.

Tutti i politici (di tutti i colori) in questi anni hanno prima promesso e poi rimpallato la colpa ad altri, ma mentre loro passano, noi siamo costretti a vivere tra miasmi e frustrazione. Allora ci siamo organizzati in piccoli gruppi di quartiere, ci incontriamo la sera per capire, informarci e trovare soluzioni. E questa forse è l’unica nota positiva: i cittadini che dibattono e si ascoltano. Abbiamo capito che la politica non ci aiuterà mai a chiudere questo mostro e allora la nostra speranza è nella magistratura. Nel frattempo tratteniamo il respiro, fino a quando ci riusciamo.

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