L’inchiesta, Forniture intelligenti

Corruzione Roma, il progetto della cricca: “Con il loro software volevano controllare i pm”

Secondo gli inquirenti gli indagati volevano estendere a tutte le Procure il programma informatico in uso a Roma: così avrebbero potuto accedere a dati riservati

6 Luglio 2016

Adesso sto facendo delle verifiche in Procura tramite Gianni Nastri”, dice l’imprenditore Danilo Lucangeli, “per verificare come è attenzionato, perché lui lo può vedere questo su Roma e solo dopo si potrà procedere…”. Siamo nel gennaio 2015, quando i finanzieri del Nucleo speciale valutario s’imbattono in un progetto che, se diamo credito alle parole di Lucangeli, potrebbe rappresentare – e forse già rappresenta – un rischio devastante per il sistema giudiziario. Gli imprenditori legati a Raffaele Pizza vorrebbero implementare le Procure di tutta Italia con il loro sistema di informatizzazione degli archivi, il Tiap, già in uso alla Procura di Roma. E così gli investigatori guidati dal generale Giuseppe Bottillo annotano: “Meritevoli di attenzione le affermazioni di Gianni Nastri, allorché, a margine della spiegazione ai presenti delle modalità di funzionamento di Tiap, attualmente in uso presso codesta Procura, evidenzia anche criticità di gestione del sistema, in termini di riservatezza degli atti, posto che lo stesso recepisce e controlla anche atti riservati, in quanto afferenti la fase di indagine preliminare…”.

In altre parole gli investigatori avvertono la Procura di Roma del pericolo insito nelle frasi dell’imprenditore Lucangeli, intercettato nel gennaio 2015, “che asserisce di poter fare dei controlli in Procura della Repubblica tramite Gianni Nastri, in quanto in grado di accedere ai fascicoli giudiziari”. Gli investigatori sottolineano che il personale della Siline Spa, della quale Nastri è legale rappresentante, “è presente presso codesti uffici giudiziari per la gestione del sistema Tiap”. Il “progetto dei progetti”, però, era quello di estendere il Tiap all’intero ministero della Giustizia, dal quale amministrativamente dipendono le Procure, e a questo fine si scopre che viene interessato al progetto un esponente della segreteria nazionale del Pd, Ernesto Carbone che, sostiene Lucangeli, se ne occupa “verificandone la validità presso la Procura della Repubblica di Roma”: “Dovremmo immaginare qual è il percorso politico commerciale per far sì che più velocemente possibile riusciamo a far si che la Presidenza del Consiglio faccia questo decreto ministeriale per il riuso del software Tiap… di soluzioni tecnologiche innovative, perché di fatto quel software di proprietà del ministero di Giustizia è già in uso sulle Procure più importanti… è già stato validato da Ernesto Carbone”. Gli investigatori verificano che la Skymedia di Lucangeli “risulta titolare di un applicativo gestionale, definito Exisquer in grado di integrare il funzionamento di Tiap”.

Il sistema è peraltro già proprietà del ministero della Giustizia. L’obiettivo era quello di “implementare il sistema” e “divenire fornitori esclusivi della P.A. dei servizi legati alla gestione di tale sistema”. Essendo fornito gratuitamente, l’obiettivo economico era la gestione. E anche in questo caso affiora “la sfera di influenza di Pizza, quale promotore, per conto dei citati due imprenditori, di attività lobbying”.

Tra i personaggi in contatto con Pizza si contano Roberto Rao, consigliere economico dell’attuale ministro della Giustizia, Gianni Di Pietro, ex deputato Pd, Agostino Ragosa ex direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale, Massimo Sarmi ex ad di Poste, e gli imprenditori Guglielmo Boschetti – considerato dai finanzieri “implicato in varie inchieste giudiziarie legate alla P4” – e Antonio Cannalire ex braccio destro di Massimo Ponzellini ex presidente della Bpm, entrambi sotto processo a Milano.

“Pizza e Lucangeli” ipotizzano “una riunione operativa” anche con Nastri “per definire il percorso che riguarda “Csm, Procure, Ministero della Giutizia e Agenzia digitale”.

“Lucangeli – annota la Gdf – dice che per il progetto da attuare con il ministero di Giustizia, ha parlato sia con Hp che con Engineering, entrambe grandi società esperte nel settore della distribuzione del software e dice di sapere che Engeneering si è incontrata con Luca Lotti (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e che è una notizia certa”. Nel febbraio del 2015 vengono registrati contatti telefonici tra Lucangeli, Nastri e Di Pietro per confermare un appuntamento al ministero della Giustizia. Il 12 febbraio, annota sempre la Gdf, Lucangeli si presente in ufficio da Pizza per informarlo dell’esito positivo dell’incontro di Nastri presso il ministero di Giustizia, dal quale si evince la possibilità di poter realizzare il progetto in partnership con la società HP”.

Poi Lucangeli racconta a Cannalire dell’incontro con il consigliere del ministero, Rao: “È andata benissimo…”. Nastri, che diceva di poter controllare i fascicoli, arriva al paradosso di incontrare persino il capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone: “Sono rimasti tutti estremamente entusiasti…”. Poi stando alle intercettazioni ne parlano anche con Giovanni Legnini, “con il vicepresidente del Csm … no… non c’è problema … con una componente del Csm …”, dice Pizza, anche se Lucangeli poi spiegherà che Legnini “ha tenuto a precisare che loro non possono decidere nulla perché sono un ente esterno ed è solo il ministero che ha voce in capitolo”.

Nel frattempo pensano di sondare un concorrente piuttosto ingombrante e, dal tenore della conversazione, sembra che immaginino di coinvolgerlo: “Senti”, dice Pizza a Ragosa, “volevo dire una cosa … ma Carrai c’ha interesse su queste cose di informatica?” “Lui c’ha l’azienda sua …”, risponde Ragosa. “Potrebbe essere funzionale questo discorso?”, continua Pizza, che specifica: “Io ti faccio una domanda di potere … no di cazzo … allora te lo dico io come dobbiamo fare … poi te lo spiego io come va fatta l’operazione … questa è una opzione … un’altra opzione potrebbe essere visto che ci sono…”.

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