L’inchiesta - L’eterna tangentopoli

Corruzione, in Italia tre indagati al giorno. Dalle Asl al Senato: ecco la mappa

Di FQ_L’inchiesta
5 Agosto 2017

A questo ciclo di 8 puntate hanno lavorato Fabrizia Caputo, Francesco Casula, Vincenzo Iurillo, Giuseppe Lo Bianco, Lucio Musolino, Valeria Pacelli e Andrea Palladino. Coordinamento: Antonio Massari. I lettori potranno mettere la loro impronta a questo progetto inviando segnalazioni per nuove inchieste all’indirizzo mail red.inch@ilfattoquotidiano.it

Tra arresti, perquisizioni, avvisi di garanzia consegnati per la prima volta con la chiusura delle indagini, dal primo gennaio al 31 luglio, in Italia si contano non meno di 548 nuovi indagati per corruzione. Quasi tre al giorno. È come se, appena ogni 9 ore, venissero a galla, dal mare profondo della nostra eterna “tangentopoli”, un nuovo corrotto e un nuovo corruttore. E soprattutto: è come se emergesse, di volta in volta, un brandello della nostra pubblica amministrazione. Svenduto. Scambiato per un fine personale. E i brandelli sono tantissimi: dall’inizio dell’anno a oggi si scoprono 84 nuove indagini.

Si apre un fascicolo ogni due giorni
Il 50% dei casi affidati alla Gdf
Ogni 48 ore si disvela – attraverso perquisizioni, arresti, sequestri – un atto d’indagine che era coperto dal segreto istruttorio. La sensazione è di trovarsi nel mezzo della corrente di un fiume carsico: uno scorrere sotterraneo e incessante di intercettazioni, pedinamenti, attività d’indagine senza sosta. Il 50 per cento delle inchieste per corruzione censite dal Fatto – con almeno 41 indagini – vede protagonista la Guardia di Finanza, la restante metà dei casi è stata affrontata da Polizia di Stato e Carabinieri, con circa 20 indagini per ciascuno dei due corpi. Lo Stato c’è. E fa quel che può. I dati sono qui, a dimostrarlo. E non solo i dati. Poliziotti che arrestano poliziotti, carabinieri che arrestano carabinieri, finanzieri che arrestano finanzieri. Accade da sempre, quindi anche in questi 7 mesi, ed è un buon segno: ogni corpo guarda al suo interno. E non fa sconti. Ma i dati dimostrano anche altro: la corruzione è un fenomeno che non trova sosta. E siamo lontanissimi dalla sua eradicazione. FQ L’inchiesta ha studiato e analizzato tutti gli atti d’indagine dell’anno in corso. Un vero e proprio diluvio di mazzette e appalti. E non solo appalti. Oltre l’inchiesta su Consip, la più grande centrale d’acquisti pubblici d’Italia, com la mazzetta da centomila euro per uno tra gli appalti della maxi gara Fm4, i rivoli della corruzione sono per la gran parte più sottili. E a ben guardare, il dato più sconcertante, è proprio la varietà delle funzioni pubbliche svendute.

PRIMA PUNTATA

Dal permesso di soggiorno alla visura catastale, passando per l’autorizzazione a installare una slot machine o al cambio di un cognome, interi segmenti dello Stato finiscono in vendita. A volte, anche per cifre irrisorie. In cambio di pochi spiccioli – vedremo, in base agli atti, quale cifra totale alimenta la corruzione in Italia – il danno che ne deriva è però enorme. Sia in termini economici, sia sociali. Ed è proprio questo, il dato che non fa intravedere un’emancipazione dal fenomeno: a volte, sembra il segnale di un costume sociale, per quanto circoscritto, più che il desiderio, o la tentazione, di un lucro improvviso che potrebbe cambiarti la vita. E per comprendere che la corruzione è potenzialmente ovunque, è sufficiente seguirla, negli uffici pubblici che, in questi 210 giorni, sono stati il teatro degli episodi corruttivi.

Le Coordinate
La mappa dei luoghi della corruzione
La varietà dei luoghi della pubblica amministrazione, nei quali si sono consumati gli episodi di corruzione, è sconcertante. Partiamo dal Senato che, il 27 maggio scorso, s’è visto recapitare, dal gip di Verona Giuliana Feranciosi, la richiesta di autorizzazione a utilizzare le intercettazioni telefoniche che riguardano la senatrice (ex Pdl, oggi nel gruppo Federazione della Libertà) Anna Cinzia Bonfrisco. Alla fine la giunta per le immunità del Senato ha dato l’ok all’uso di una sola telefonata su 21. “In qualità di senatrice della Repubblica – scrive il gip – per l’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri, accettava indebitamente la promessa di denaro e altre utilità da Gaetano Zoccatelli, direttore generale del Consorzio Energia Veneto, che raggruppa oltre mille comuni, nonché amministratore delegato di Global Power ed E-Global service spa”.

La senatrice avrebbe ottenuto da Zoccatelli un soggiorno per 3 persone – incluso suo nipote – in Costa Smeralda; l’assunzione di una persona nella E-Global service; la “corresponsione, dietro sua richiesta, per conto di Davide Bendinelli, di un bonifico da 4mila euro, disposto il 26 maggio 2015 da Zoccatelli, per finanziare la campagna elettorale di Bendinelli alle elezioni regionali del Veneto”. E secondo l’accusa, in cambio, la senatrice cosa avrebbe offerto? Il suo “costante e continuo appoggio politico”. Bene. E in cosa sarebbe consistito, questo “costante e continuo appoggio politico”? Nel “concreto interessamento circa l’iter legislativo” per consentire al Consorzio Energia Veneto di rientrare nei 35 soggetti aggregatori a livello nazionale”. Ma ancor più concretamente? Nella presentazione di “un emendamento a sua firma” e “dall’ottenimento del passaggio dell’emendamento… portando il Cev a essere ricompreso tra i 35 soggetti aggregatori”. Ed ecco che l’oggetto della corruzione, in questo caso, è la stessa attività legislativa. E il teatro della corruzione è il Senato stesso.

“Noi dobbiamo tentare di far… di averlo in commissione – dice Bonfrisco a Zoccatelli – senza rischiare l’aula… perché come hai visto in commissione era uscito bene l’aula poi l’ha stravolto…”. Le intercettazioni che riguardano la senatrice sono iniziate il 25 febbraio 2015 e sono terminate il 19 febbraio 2016. La richiesta per la loro utilizzazione risale ad appena tre mesi fa.

Dalle Regioni allo sportello antiracket
Il mazzetta tour in giro per l’Italia
Il Fatto ha potuto conteggiare, oltre il Senato, decine di altri luoghi istituzionali oggetto degli episodi corruttivi. Nell’elenco – stimato per difetto, come tutti i dati di questa inchiesta – si contano ben 13 comuni e 6 regioni. Incluso l’ufficio di presidenza della Regione Val d’Aosta dove, per esempio, l’attuale “governatore” Pierluigi Marquis, appena insediatosi, trovato – e denuncia in questura – 25mila euro nascosti sotto il piano della scrivania. È accaduto poche settimane fa, il 22 giugno, mentre in serata, nel suo ufficio, qualcuno effettuava dei lavori di manutenzione. Chi avrà mai dimenticato ben 25mila euro sotto la scrivania di un presidente di Regione? Ah, saperlo. La procura di Aosta ha immediatamente aperto un fascicolo che, per il momento, resta a carico di ignoti.

Tra gli ambiti preferiti da corrotti e corruttori c’è senza dubbio la sanità: contiamo ben 6 ospedali, un’Asl e una residenza sanitaria privata, tra Napoli, Roma, Milano, Pavia e Oristano. Ai quali bisogna aggiungere l’Estav, l’ente pubblico regionale che in Toscana si occupa del supporto alle aziende sanitarie: in questo momento è nel mirino del comando provinciale della Gdf, guidato dal generale Benedetto Lipari, impegnato anche nell’ennesima inchiesta su Anas.

Seguono due porti (Brindisi e Siracusa), un paio di aeroporti (Lamezia Terme e Catania), un’azienda di trasporto pubblico (l’Amtab di Bari). Due sedi dell’Agenzia delle entrate (Venezia e Genova) e la sede di un’Agenzia del territorio (Caserta). La corruzione non risparmia parchi archeologici (a Taranto) e persino una singola torre medievale (Cerreto Sannita). Passiamo all’ambiente: inchieste in un ufficio dell’Arpa (Foggia), nel settore privato della raccolta rifiuti (Firenze), intorno a un inceneritore (Nuoro). Mazzette nella Marina Militare, tra i dipendenti di due prefetture, un paio di commissariati, una questura, una caserma dei Carabinieri e una della Guardia di Finanza. Va aggiunta una procura della Repubblica, quella di Firenze, dove un magistrato – ora indagato a Genova – deve rispondere dell’accusa di corruzione in atti giudiziari. Il viaggio può sembrare infinito. Circolano mazzette tra un paio di cimiteri, le dighe e gli uffici dell’Ente irrigazione per la Puglia e la Basilicata. E tra decine di studi medici. Incluso quello di uno psichiatra (ad Aosta) accusato – tra l’altro – di molestie sessuali. E di “mazzetta” in “mazzetta” possiamo attraversare gli uffici di qualche autoscuola (a Como), infilarci nella linea ferroviaria ad alta velocità del Terzo Valico, per poi affacciarci a uno sportello anti racket (quello di Lecce). Sì, avete letto bene: mazzette allo sportello anti racket. Non c’è limite, in questo viaggio, alle sorprese e alle situazioni surreali. Mazzette e famiglia, da sempre, vanno a braccetto. Ma non sempre.

Parenti serpenti
“Non farti vedere più in ufficio”
È il 25 novembre 2015 e la squadra mobile di Potenza – su mandato del procuratore aggiunto Francesco Basentini e dei pm Anna Gloria Piccininni e Vincenzo Savoia – sta monitorando gli uffici dell’Ente Irrigazione per la Puglia e la Basilicata. Gli inquirenti sospettano che un funzionario si lasci corrompere e, dalle operazioni di videoripresa, scoprono che “ripone nel cassetto della scrivania una consistente somma di denaro”. Poiché sul suo cellulare non sono stati intercettati sms dalla banca, la squadra mobile ritiene che non si tratti di soldi appena prelevati. Che sia proprio il ricavo di una mazzetta? Mah. Di certo, però, alcuni giorni dopo le video camere inquadrano una scenda interessante: “Un uomo si introduce nell’ufficio e, utilizzando le relative chiavi, procede all’apertura del cassetto superiore destro della scrivania. Dopo aver rovistato all’interno dello stesso, si appropria della somma di euro 850 (17 banconote da 50) e 1.200 (altre 25 banconote da 50). Il giorno successivo alle 8 del mattino il funzionario invia a quest’uomo un sms: “Non farti più vedere in ufficio”. Trattasi del cognato.

Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?
Ruby ter, Berlusconi è ancora in pista
Altra curiosità. Tra i nomi noti, a “inaugurare” questo speciale anno giudiziario, c’è ancora lui: l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi. Siamo alla fine di gennaio: la procura di Milano lo iscrive nuovamente nel registro degli indagati, con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, per alcune consegne di denaro in contanti, attraverso l’ormai celebre ragioniere Giuseppe Spinelli, avvenute fino a pochi mesi prima. La presunta corruzione riguarderebbe 4 ragazze: è un filone del procedimento ‘Ruby ter’. L’accusa nasce dagli approfondimenti degli investigatori per una tentata estorsione, a danno dello stesso Berlusconi, da parte di una ragazza che avrebbe provato a spillargli un milione di euro. E per un ex Cavaliere che torna indagato, c’è chi finisce negli atti mentre cerca di diventarlo: un maresciallo dei Carabinieri che sette anni fa chiedeva, all’ex sindaco di San Felice a Cancello, Pasquale De Lucia, di aiutarlo a ottenere l’onorificenza. Cosa gli prometteva in cambio? Secondo l’inchiesta (accuse ormai in gran parte prescritte) s’impegnava a svolgere indagini per screditare il concorrente di De Luca alle elezioni regionali. Mazzetta singolare? Meno di quanto crediate. Nella puntata di domani: la classifica delle “tangenti” scoperte nei primi sette mesi del 2017.

1 – CONTINUA
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