l’intervista - Ismaele La Vardera

Elezioni Palermo, La Vardera: “A tirare le fila è ancora Cuffaro, destra e sinistra gli chiedono aiuto”

Il candidato a Palermo di Lega e Fratelli d’Italia, nonché “Iena”, racconta il suo film sulla campagna elettorale. "Nessuno mi ha chiesto il programma, interessava solo il mio appoggio"

17 Giugno 2017

Totò Cuffaro che racconta di aver ricevuto candidati insospettabili in cerca del suo aiuto per le elezioni. Qualche sostenitore di Leoluca Orlando che si confida: se avesse potuto sarebbe andato con Fabrizio Ferrandelli, solo che lì non si vinceva. Gianfranco Micciché, invece, lo corteggia per incassare il suo appoggio al ballottaggio. E poi l’immancabile voto di scambio che secondo lui ha inciso almeno per il 7% alle ultime Amministrative. Perché il 7? “È una mia proporzione mentale: sono venuti in tanti anche da me a chiedermi cosa avessi da dare in cambio del voto”. Eccolo qui il Truman show di Ismaele La Vardera, il candidato sindaco di Palermo sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia che ha scatenato il panico in città dopo aver confermato di aver registrato ogni secondo della sua campagna elettorale. Quattro mesi di registrazione e più di cento ore girato che La Vardera vuole far diventare la prima videocracy della politica italiana. “Agli appuntamenti pubblici andavo seguito da un cameraman, a quelli privati avevo una camera nascosta”, dice l’ex autore delle Iene, che all’inizio dell’intervista riceve telefonate a raffica da altri quotidiani. “Sì sono a Milano – dice a un certo punto al telefono – Certo che torno a Palermo, c’è mia madre e la sua pasta al forno: ci torno prestissimo”.

La Vardera, il suo film sulla politica palermitana ha scatenato un putiferio: i suoi candidati ed elettori sono incazzati?

Pochissimi, molti mi hanno scritto dicendomi che mi avrebbero votato di nuovo.

Un suo ex candidato, però, le ha chiesto di restituire le donazioni degli elettori.

Non ho preso un euro da nessuno: la campagna elettorale l’ho pagata di tasca mia. Anzi la devo ancora pagare.

Come le è venuta l’idea di registrare l’intera campagna elettorale?

L’ho detto a tutti dall’inizio, quando andavo in giro sempre accompagnato dal cameraman: sono un giornalista, male che vada sulle elezioni ci faccio un film.

Quindi la sua era una candidatura bluff solo per fare un film?

Assolutamente no. Mi sono candidato perché volevo davvero fare il sindaco. Poi però mi sono accorto di quello che succedeva.

Cosa succedeva?

Nessuno mi chiedeva mai il programma. Tutti volevano sapere solo quanto valessi politicamente.

Cioè?

Gli altri candidati mi dicevano: vedi di capire che devi fare, se vuoi venire con noi.

A chi si riferisce?

Non posso entrare nei dettagli, altrimenti rischio di spoilerare il film. Certo ho incontrato tutti: Micciché, Crocetta, Cuffaro.

Micciché che tipo è?

È uno che deve governare, deve stare col più forte.

Crocetta?

È una persona che cerca di capire dove andare. Lui è del Pd ma incontrava tranquillamente me che ero un candidato della destra estrema: non mi sembra una cosa normale.

Cuffaro?

L’ho incontrato tre volte. Mi ha dato dei consigli: mi ha detto di candidarmi alle regionali. È ancora lui che tira le fila: mi ha raccontato che tantissimi insospettabili andavano a trovarlo per chiedergli aiuto. Gente che poi lo attaccava pubblicamente. Alla fine quando gli ho rivelato che registravo ha detto: se lo sapevo ti avrei raccontato molte più storie.

Poi però Cuffaro ha bollato come “poco etico” il suo comportamento.

E nello stesso momento mi inviava un sms per sapere come stavo dopo la rissa con Francesco Benigno, che mi ha aggredito quando gli ho chiesto di firmare la liberatoria.

Benigno è un attore: quella non era una messinscena?

No, assolutamente.

Perché l’ha candidato?

Dovevo comunque fare un film.

Dal suo film cosa emerge? Che la politica è tutta un Truman show: recita a favore di telecamera?

Assolutamente sì, va avanti chi è più televisivo, mediatico, per essere televisivo devi essere attore. Quindi alla fine sono tutti attori.

A Palermo in molti non hanno gradito la notizia del suo film.

Ho registrato la mia campagna elettorale: quale è il problema? Forse certa gente ha solo paura di quello che ha detto mentre registravo. Io comunque aspetto di essere giudicato per la qualità del mio lavoro.

Ma l’idea del film è da Davide Parenti, l’autore delle Iene che l’ha accompagnata durante tutta la campagna?

No. A partire da fine febbraio ho solo chiesto il suo aiuto, non ha mai influenzato le mie scelte politiche. Questa non è una produzione delle Iene, ma nostra.


Non ha mai parlato del sindaco Orlando: nel suo film non c’è?

Su questo punto non mi va di parlare.

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