Il documento

Rai, “11 dirigenti su 21 sono illegittimi”. L’Anac decapita le nomine di Campo Dall’Orto

Arriva la delibera di Cantone. E il Senato vota la riduzione degli stipendi

15 Settembre 2016

In Rai sono già pronti gli avvocati: oggi arriva la delibera presa ieri sera dal Consiglio dell’Autorità nazionale anti-corruzione guidata da Raffaele Cantone, in seguito a un esposto del sindacato interno alla televisione pubblica, l’Usigrai. Secondo quanto risulta al Fatto, l’Anac ha stabilito che almeno una parte dei dirigenti chiamati dall’esterno dall’amministratore Antonio Campo Dall’Orto è illegittima. Su 21 manager scelti dall’ad, almeno 11 ora sono a rischio: la loro nomina è arrivata dopo l’entrata in vigore il 26 gennaio 2016 del nuovo statuto aziendale che, nelle disposizioni anti-corruzione, prevede una procedura molto rigida per la scelta dei dirigenti. Che non è stata rispettata. Niente job posting interno – l’annuncio della posizione vacante per sollecitare candidature – e nessun confronto tra più profili, ma soltanto la nomina diretta.

Nelle sette pagine del documento dell’Anac non ci sono nomi, ma è facile capire quali sono i dirigenti che in teoria ora rischiano il posto.

Dopo il 26 gennaio sono state assegnate poltrone pesanti, come quella del direttore finanziario Raffaele Agrusti, ma soprattutto quelle dei direttori di rete chiamati dall’esterno: Daria Bignardi a Rai3, Ilaria Dallatana a Rai2, Gabriele Romagnoli a Rai Sport, Diego Antonelli come vice dell’informazione. Per nessuno di loro c’è stato il job posting o una selezione trasparente tra più candidature. E neanche per il consulente con contratto pluriennale Francesco Merlo.

L’Usigrai nel suo esposto contestava anche il superamento del limite al 5 per cento di dirigenti esterni sul totale dei 252. Quelli chiamati da fuori da Campo Dall’Orto sono 21, ma per evitare lo sforamento è bastato trasformare in assunzioni a tempo indeterminato alcuni incarichi fiduciari che per loro natura dovrebbero essere limitati alla durata del mandato dell’ad che li ha scelti. Tra le assunzioni a tempo indeterminato c’è quella del conduttore di Politics su Rai3, Gianluca Semprini, che ha spiegato di aver posto la stabilità del contratto (e non lo stipendio) come unica condizione per lasciare una posizione analoga a Sky.

Nel documento dell’Anac ci sono anche osservazioni sul “conflitto di interessi” connesso alla scelta del potente capo della sicurezza, l’ex militare francese Genséric Cantournet.

Come rivelato dal Fatto, Cantournet è stato selezionato dalla società di cacciatori di teste Salvia, Cantournet & Partners, di cui è amministratore delegato proprio il papà di Génseric, Bernard (che però non ha seguito la pratica, assicurano da viale Mazzini).

E adesso che succede? L’Autorità guidata da Raffaele Cantone non ha il potere di revocare le nomine fatte. Spetta a chi riceve il parere decidere come usarlo: a Roma è stato proprio il responso dell’Anac sulla procedura illegittima di nomina del capo di gabinetto dell’assessorato al Bilancio a innescare i problemi della giunta Cinque Stelle. Il sindaco Virginia Raggi, una volta ricevuto il giudizio di Cantone, ha revocato Carla Raineri dal suo incarico. Scelta che ha portato alle dimissioni dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna.

In Rai è molto improbabile che accada lo stesso: sono già stati allertati gli avvocati dell’azienda che esamineranno il parere dell’Anac per valutare fino a che punto i vertici dell’azienda siano chiamati a tenerne conto. Dopo il consulto con i legali, Antonio Campo Dall’Orto affronterà la questione in Cda. Difficile che l’Ad sacrifichi metà della sua squadra. Ma Campo Dall’Orto sa che il parere dell’Anac verrà inviato anche ai soggetti che controllano la Rai: dalla commissione parlamentare di Vigilanza alla Corte dei conti.

L’estate dell’Ad è stata già agitata dalla pubblicazione degli stipendi superiori ai 200.000 euro. Ieri il Senato ha approvato un emendamento del renziano Mauro Cociancich (Pd) che impone alla Rai il tetto che vale per altre amministrazioni pubbliche, non più di 240.000 euro. Visto che non è retroattivo, però, è difficile che l’Ad riduca il suo compenso che supera i 600.000 euro.

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