Montevergine (Avellino)

La Candelora unisce la Chiesa al mondo Lgbtq+, ma fa litigare i politici

Il santuario e la tradizione - Ogni anno il 2 febbraio la comunità riceve la benedizione dell'Abate, forte di una leggenda sulla Madonna nera. Ma quest'anno i sindaci di Mercogliano e Ospedaletto d'Alpinolo sono divisi sulla paternità dell'evento

Di Enrico Mascilli Migliorini
31 Gennaio 2023

Una Candelora diversa aspetta i femmenielli e il popolo LGBTQ quest’anno. Il cantante Marcello Colasurdo, diventato cieco a settembre dopo una caduta, è ancora in ospedale e non ci sarà. Per l’occasione, i Comuni di Mercogliano e Ospedaletto d’Alpinolo hanno approvato una delibera con la quale si chiede al ministero della Cultura che all’artista di Pomigliano sia riservato il vitalizio previsto dalla Legge Bacchelli, nato per aiutare artisti in estrema difficoltà. Ma i due Comuni, che hanno sempre collaborato alla realizzazione della giornata, quest’anno sono divisi. Il sindaco di Ospedaletto, Luigi Marciano, infatti rivendica sui giornali locali la paternità della Candelora e accusa le associazioni di Mercogliano, mentre Gioacchino Acierno del Parco del Partenio prova a stemperare: “Lavoriamo per l’unione e perché sia una giornata di festa”. Ma cos’è la candelora?

In uno dei santuari più importanti per la Chiesa, Montevergine (Avellino), dove il Vaticano nascose la sacra sindone durante la seconda guerra mondiale, ogni anno il 2 febbraio il popolo LGBTQ+ si dà appuntamento per ricevere la benedizione dell’Abate. Esatto: omosessuali benedetti nel monastero di San Guglielmo, luogo sacro prima ai Borbone e poi ai Savoia dove è custodita una delle sette Madonne – quella nera – arrivata dall’Oriente nel XII secolo. La ragione di questo culto unico nell’Occidente è una leggenda che risale al 1300 per cui la Madonna salvò una coppia di omosessuali che, scoperti a baciarsi, erano stati legati alle rocce della montagna.

È “Mamma Schiavona, la madonna nera, e protegge gli ultimi”, spiega Don Vitaliano della Sala, il prete no global che salì alla ribalta presiedendo il gay pride del 2001 e facendo arrabbiare papa Wojtyla. È in quel momento che una festa religioso-popolare di area partenopea si trasforma nella celebrazione della diversità sessuale. Una festa circoscritta ai femminielli (sorta di travestiti delle corti borboniche) è diventata una giornata di rivendicazione per il popolo trans e omosessuale e di dialogo tra la Chiesa e le realtà credenti non eterosessuali. “I femminielli sono personaggi che, seppur discriminati, a Napoli ricoprono storicamente un ruolo di rilievo nei quartieri. Ad esempio presiedono la tombola a Natale e si dice che portino fortuna”, continua Don Vitaliano, “ma la Candelora come la vediamo oggi è figlia dei pride”.

Lo conferma Carlo Preziosi, antropologo ed ex assessore di Ospedaletto d’Alpinolo, primo Comune in Italia con un bagno unisex inaugurato da Valdimir Luxuria, cittadina onoraria e presente ogni anno all’evento. “Cambiando il tempo cambia anche la funzione, e a partire da un’antica tradizione può crearsi dibattuto su qualcosa di contemporaneo”, spiega Preziosi. “Anche prima del 2000 i femminielli salivano a Montevergine, e tutti i cittadini partecipavano a questa festa, ma sul territorio non restava niente del dibattito sociale. Ci abbiamo lavorato e il risultato è che in un paese di duemila persone dell’entroterra campano si è creato un dibattito sull’argomento Lgbtq. “Ospedaletto d’Alpinolo – prosegue Preziosi – è anche il primo paese dove una coppia, Orlando e Bruno, ha potuto sposarsi grazie alla legge Cirinnà, nel 2016. Una coppia abruzzese e una laziale, non compresi nel loro paese, sono venuti a vivere qui proprio per il dibattito pubblico sulla marginalità sociale che esiste da tempo grazie a questa festa”.

Una eredità che quest’anno sembra essere rotta. Mentre associazioni sportive di Mercogliano e il Forum dei Giovani, insieme a realtà LGBTQ+, organizzano cineforum e dibattiti, il primo cittadino di Ospedaletto Marciano si è sentito escluso e ha organizzato una serie di eventi paralleli, a cui il sindaco di Mercogliano Vittorio D’Alessio non è mancato proprio per non gettare benzina sul fuoco.

Il 1° febbraio il prossimo incontro, un passo per continuare quell’opera di ricucitura tra tessuto sociale gay e Chiesa iniziato nel 2017 e interrotto con il Covid, “Camminare insieme”, con i vicario generale della Diocesi di Avellino Monsignor Pasquale Iannuzzo a dialogo con il mondo LGBTQ+, alle 18:30 nell’aula consiliare del Comune di Mercogliano.

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