Il Fatto di domani. Rottura Letta-Calenda, ecco chi l’ha voluta (a parte Calenda). Trattativa Stato-mafia, l’intervento di Scarpinato sulla sentenza

Di Il Fatto Quotidiano
9 Agosto 2022

DISPETTI, OFFESE, OBBLIGHI E VERITÀ: L’ASILO MARIUCCIA DEI LEADER IN CERCA DI VOTI. Nel recinto tragicomico di questa campagna elettorale, oggi sono continuati a volare gli stracci tra Letta e Calenda, dopo che quest’ultimo ieri, in diretta tv, ha annunciato il passo indietro rispetto all’alleanza con il Pd. Poco prima, si era limitato a inviare un messaggio ai diretti interessati. “Col senno di poi sono stato troppo ingenuo”, si è giustificato il segretario dem, dimostrando di essere stato uno dei pochi a credere all’affidabilità dell’ex ministro. Che (naturalmente su Twitter) gli ha risposto: “Non raccontare balle, sapevi esattamente quello che sarebbe accaduto”, riferendosi all’accordo con i “comunisti”, che hanno votato “55 volte contro la fiducia a Draghi”. Botta e risposta pesanti anche con Goffredo Bettini. Ora per il leader di Azione si apre il problema della raccolta firme, sempre che non vada in porto la ritrovata intesa con Matteo Renzi, che il simbolo invece ce l’ha già (oggi l’ex sindaco di Parma Pizzarotti, nato 5 Stelle e ora nuovo alleato del senatore di Rignano, ha auspicato un simile “terzo polo”). Il Pd, incassato (male) il colpo, sembra comunque tirare dritto sulla strada per l’autodistruzione: nessuna riapertura al Movimento, ha dichiarato con fierezza Enrico Letta, che piuttosto dovrebbe tenersi stretta Emma Bonino: la direzione di +Europa è riunita in questi minuti, ma non si preannunciano sorprese. Sul Fatto di domani seguiremo l’evoluzione di quest’ennesima giornata di teatrino e indicheremo i nomi dei veri responsabili di questa disfatta in casa Pd. Inutile dire che i social si sono riempiti di sfottò e insulti per tutti.

LE MOSSE DI CONTE, TRA CONFERME, AUTO-CANDIDATI (E DI BATTISTA). Si è chiusa alle 14 la scadenza per la presentazione delle proposte di auto-candidatura alle “parlamentarie” da parte degli iscritti al Movimento 5 Stelle, che si terranno il 16 agosto. Nei giorni scorsi avevano comunicato la propria adesione, tra gli altri, il ministro Stefano Patuanelli e l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, che intervisteremo sul giornale di domani. A destare un certo caos, oggi a Roma, è stato il vicepresidente dell’Assemblea capitolina, Paolo Ferrara, il quale ha annunciato la sua auto-candidatura, immediatamente bocciata da Roberta Lombardi, assessora alla Transizione ecologica della Regione Lazio: “Ferrara è doppiamente incandidabile, perché per lui si tratterebbe del quarto mandato”. Non ci sarà, invece, Alessandro Di Battista, e la sua assenza era stata annunciata in mattinata dallo stesso Conte: “Non si è iscritto al M5s e non credo voglia partecipare a queste consultazioni”. Non ci saranno nemmeno il portavoce del leader, Rocco Casalino, e Virginia Raggi, che “rientra nel vincolo del doppio mandato”. Domani, oltre ad analizzare l’esito di queste auto-candidature, che saranno valutate nei prossimi giorni dai vertici del Movimento, vedremo anche che aria si respira tra i vecchi e i nuovi iscritti. Non si ferma il toto-candidati neanche nel centrodestra, nonostante ancora manchi l’ultimo accordo sui collegi e la ripartizione tra alleati, che non dovrebbero vedersi neanche questa settimana.

TRATTATIVA, LA VERSIONE DI SCARPINATO. A differenza di ciò che fanno i “giornaloni”, che come abbiamo visto hanno preferito minimizzare o ignorare del tutto le motivazioni della sentenza d’appello, continuiamo ad analizzare le quasi tremila pagine con cui i giudici hanno condannato i mafiosi e assolto i politici. Sul Fatto di domani dirà la sua l’ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, che da aggiunto si era occupato proprio delle indagini sulla Trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra e oggi parla di una una sorta di restaurazione sul lavoro fatto negli ultimi trent’anni contro la mafia. Sulla sentenza ospiteremo anche una lettera di Giuseppe Conte al direttore Marco Travaglio.

UCRAINA, ALLARME PER LA CENTRALE. NESSUN INCONTRO TRA PUTIN E ZELENSKY. Un eventuale vertice “sarà possibile solo dopo che le delegazioni nei negoziatori avranno svolto i loro compiti”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, mentre per ora “non ci sono prerequisiti”. Putin non andrà nemmeno alla prossima assemblea generale dell’Onu a settembre. A guidare la delegazione russa sarà invece il ministro degli Esteri Lavrov. Intanto oggi è stata ridotta per sicurezza l’attività della centrale di Zaporizhzhia, che russi e ucraini si accusano a vicenda di bombardare. La regione in cui è collocato il complesso nucleare più grande di Europa è particolarmente importante per i filorussi, che annunciano la possibilità di tenere un referendum per l’annessione. Sembrano riprendere più velocemente le esportazioni di grano in seguito all’accordo di Istanbul: 305mila tonnellate di grano sono state esportate in settimana. Una nave carica di 6 mila tonnellate di olio di semi di girasole è partita alla volta dell’Italia. È però fallita la consegna di grano della prima nave partita verso il Libano in seguito allo sblocco dei porti: l’acquirente avrebbe rifiutato il carico per la mancata puntualità nella consegna.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Tregua a Gaza, il bilancio dell’offensiva. L’operazione Breaking Dawn avviata lo scorso venerdì dall’esercito israeliano contro la Jihad islamica sembra essere giunta a una tregua. Il cessate il fuoco è stato raggiunto in seguito a negoziazioni mediate dall’Egitto, ma il bilancio dei tre giorni di violenza è drammatico, tanto che l’Unione Europea ha chiesto un’indagine tempestiva sulle vittime civili. Israele ha colpito 170 obiettivi del gruppo islamico, uccidendo 45 palestinesi, di cui 16 bambini, e ferendo 360 persone.

Covid, i dati di oggi. I contagi registrati nelle scorse ventiquattro ore sono 11.976, diminuiti di oltre il 36% rispetto allo stesso giorno della scorsa settimana. Le vittime sono 113. Diminuisce anche il tasso di positività, al 15,84% rispetto al 17,78% di lunedì scorso. Sul Fatto di domani un’intervista a Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe.

Charlotte Laws, la madre coraggio. Intervista alla donna che ha fatto arrestare Hunter Moore, “L’uomo più odiato di internet” (ora serie su Netflix).


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