Bergoglio fustiga le potenze “imperialiste”: guai a umiliare la Russia

Di Antonio Spadaro
22 Giugno 2022

La mia domanda oggi è: quale progetto per la riappacificazione e la convivenza e la sicurezza collettiva in Europa e nel mondo abbiamo in mente? Abbiamo piena consapevolezza delle conseguenze dell’effetto che la guerra rischia di provocare su vaste aree dell’Africa e dell’Asia? A causa della scarsità di grano – di cui Ucraina e Russia sono i principali esportatori mondiali –, e dei conseguenti gravi problemi alimentari per milioni di persone, sono prevedibili effetti in termini di pressione migratoria. E che dire delle conseguenze della scarsità energetica? Ci sono tutti gli elementi per far traballare molti regimi politici in giro per il mondo. Ed è difficile pensare che ciò rafforzi le democrazie.

Papa Francesco è radicale nell’approccio alla politica internazionale, come ha detto in un’udienza nella quale ha condannato l’escalation militare e la corsa agli armamenti: “Si continua a governare il mondo come uno ‘scacchiere’, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri”. La sua idea sulla guerra basata sui “nuovi imperialismi”, come ha detto nella conferenza stampa di rientro dal suo viaggio a Malta, è altrettanto chiara.

In questo senso sono da intendere le sue parole nella conversazione pubblicata su La Civiltà Cattolica nella quale ha parlato di una guerra almeno “non impedita”. E della necessità di non cadere nello schema di “Cappuccetto Rosso”, che si limita a dividere il mondo in buoni e cattivi. Il pensiero manicheo, che non sa affrontare la complessità, è la radice del trionfo del pensiero apocalittico. A destra come a sinistra. In Occidente come in Oriente. Nell’Islam come nel Cristianesimo. Ed è la fine del pensiero, della diplomazia, della volontà di sciogliere i nodi. Dobbiamo ragionare su radici e interessi di questo conflitto.

Che cosa occorre, dunque, sperare? In un cessate il fuoco per rendere possibile il rilancio dei colloqui diplomatici tra Kiev e Mosca. Ma questo è in fondo il messaggio centrale lanciato dal premier italiano, Mario Draghi, nel suo viaggio alla Casa Bianca. All’inizio del suo intervento che ha preceduto il faccia a faccia a porte chiuse con Biden, Draghi ha sottolineato che la guerra in Ucraina ha reso ancora più solido il legame degli Stati Uniti con l’Europa intera. Ma ha pure affermato che “in Italia e in Europa, in questo momento, i cittadini si chiedono come portare la pace in Ucraina”, evidenziando che “la gente vuole porre fine a questo massacro, a questa carneficina”.

Il problema centrale è quello di come ricostruire l’equilibrio e la stabilità nel sistema di relazioni internazionali. Nel realismo imperfetto della vita delle nazioni, questo è il senso della pace. Per ottenere la restaurazione di quell’equilibrio è necessario incamminarsi su un percorso negoziale all’interno di un quadro internazionale. Occorre mettere Putin di fronte alle conseguenze che scaturiscono dalla rottura del sistema di equilibri costruito dopo il crollo dell’Urss. Il destino dell’Ucraina deve essere deciso con gli ucraini e dagli ucraini, escludendo l’idea di una proxy war tra Russia e Nato. Anche perché l’Europa nel lungo periodo non ha interesse ad un deterioramento della Russia. Peggio ancora a favorire uno spappolamento della Federazione russa – considerando, tra l’altro, che stiamo parlando di una potenza nucleare – o alla costituzione di una alleanza tra Cina, Russia e i Paesi Brics.

E non si deve sperare nella semplice umiliazione o della destabilizzazione della Russia come Paese. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, a conclusione dei lavori, tenuti a Strasburgo, della Conferenza sul futuro dell’Europa: quando la pace tornerà sul suolo europeo dovremo costruire i nuovi equilibri di sicurezza e “dovremo insieme non cedere mai alla tentazione né dell’umiliazione né dello spirito di vendetta”. Bisogna guardare al presente e al futuro. Me va della sicurezza futura del mondo.

Macron ha ricordato quanto accaduto con i trattati di Versailles, siglati dopo la Prima guerra mondiale, e che “sono stati segnati dall’umiliazione della Germania”. Quindi la pace sarà da costruire “con Ucraina e Russia attorno al tavolo”. La storia della Seconda guerra mondiale dimostra che è impossibile costruire un ordine internazionale con una potenza umiliata e in cerca di rivalsa. Occorre desiderare invece una Russia integrata in una visione europea che va dall’Atlantico agli Urali, quella che sognava pure san Giovanni Paolo II.

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