Patel non firmi

L’appello al ministro di Londra: “Dica no all’estradizione di Assange”

Di Fq
23 Aprile 2022

Gentile Ministro Patel, noi sottoscritti uomini e donne del mondo della politica, del giornalismo, dell’accademia ci rivolgiamo a lei in vista della cruciale decisione che è chiamata a prendere rispetto alla richiesta di estradizione dell’editore e giornalista Julian Assange, esortandola a non accogliere tale richiesta. Riteniamo che la decisione segnerà una pagina fondamentale del diritto alla conoscenza, oltre che della vita dell’imputato e della condizione dello Stato di Diritto.

Su FqExtra i video dell’intervendo di Roger Waters su Assange e dell’uomo che consegnò i Pentagon Papers al New York Times e al Washington Post, Daniel Ellsberg.

Da tre anni Julian Assange si trova in detenzione preventiva in un carcere di massima sicurezza senza che nessun tribunale abbia pronunciato alcuna sentenza definitiva nei suoi confronti. Ad essi se ne devono aggiungere altri nove: era il 7 dicembre 2010 quando, spontaneamente, si presentò a Scotland Yard a seguito di un mandato europeo, spiccato dalla magistratura svedese, risoltosi con la sua archiviazione. Da allora, Assange ha continuato a subire ininterrotte forme di detenzione.

Il fondatore di Wikileaks ha contribuito alla comprensione delle ragioni per cui una democrazia non può e non deve essere all’origine di gravi violazioni dei diritti umani a danno di centinaia di migliaia di civili già oppressi dalla prepotenza di despoti e dall’assenza di diritti fondamentali.

Le principali istituzioni e organizzazioni internazionali dedicate alla difesa e promozione dei diritti umani si sono espresse a favore della liberazione di Julian Assange. Si tratta delle stesse istituzioni democratiche, fondate a seguito della devastazione della Seconda Guerra Mondiale, a cui guardiamo con fiducia e che presentano da tempo una richiesta a cui ci uniamo e che le rinnoviamo: la fine della detenzione di Julian Assange.

Il 4 dicembre 2015, il Gruppo di esperti Onu sulla detenzione arbitraria ha affermato che “il rimedio adeguato sarebbe quello di garantire il diritto alla libera circolazione del sig. Assange e di riconoscergli il diritto esecutivo al risarcimento, in conformità con l’articolo 9(5) del Patto internazionale sui diritti civili e politici.”

Il 21 dicembre 2018, lo stesso Gruppo ha precisato che “agli Stati che si basano e promuovono lo stato di diritto non piace confrontarsi con le proprie violazioni della legge. Questo è comprensibile. Ma quando riconoscono con onestà queste violazioni, onorano lo spirito stesso dello stato di diritto, guadagnano un maggiore rispetto e costituiscono un esempio lodevole in tutto il mondo”.

Il 5 aprile 2019, il Relatore Speciale Onu sulla tortura, Nils Melzer, si è detto allarmato per la possibile estradizione poiché l’imputato potrebbe essere esposto a “un rischio reale di gravi violazioni dei suoi diritti umani, inclusa la perdita della libertà di espressione, il diritto a un processo equo e il divieto di trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti.” Il mese successivo, il 9 maggio, Melzer ha visitato Assange riscontrando sintomi di “esposizione prolungata alla tortura psicologica”.

L’11 aprile 2019, la Relatrice Speciale ONU sulle esecuzioni extragiudiziali, Agnes Callamard, ha dichiarato che il Regno Unito ha arrestato arbitrariamente il controverso editore “probabilmente mettendo in pericolo la sua vita”. Questa dichiarazione è condivisa dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, Michel Forst.

Il 20 febbraio 2020, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha dichiarato: “la potenziale estradizione di Julian Assange ha implicazioni sui diritti umani che vanno ben oltre il suo caso individuale. L’atto d’accusa solleva importanti interrogativi sulla protezione di coloro che pubblicano informazioni riservate nell’interesse pubblico, comprese quelle che espongono violazioni dei diritti umani. (…) qualsiasi estradizione in cui la persona coinvolta è a rischio reale di tortura o trattamento inumano o degradante è contrario all’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”.

Il 10 dicembre 2021, infine, il Segretario generale di Reporter Without Borders, Christophe Deloire, ha dichiarato: “Crediamo fermamente che Julian Assange sia stato preso di mira per i suoi contributi al giornalismo e difendiamo questo caso a causa delle sue pericolose implicazioni per il futuro del giornalismo e della libertà di stampa nel mondo.”

Ciò che temiamo è, da un lato, il prolungamento della detenzione di Assange le cui conseguenze potrebbero rivelarsi fatali per l’imputato e, dall’altro, un ammonimento rivolto alla stampa affinché si astenga dal raccogliere e divulgare informazioni anche se diffuse nell’interesse pubblico. Siamo convinti che sia possibile consentire all’opinione pubblica di conoscere le ragioni alla base di cruciali decisioni politico-militari senza che questo confligga con le esigenze di sicurezza dei cittadini. Per questi motivi ci appelliamo a lei, sig.ra Ministro, affinché non dia il via libera all’estradizione di Julian Assange.

Gianni Marilotti, senatore

Andrea Marcucci, senatore

Riccardo Nencini, senatore

Roberto Rampi, senatore

Elvira Evangelista, senatrice

Luciano D’Alfonso, senatore

Tatiana Rojc, senatrice

Sandro Ruotolo, senatore

Maurizio Buccarella, senatore

Luisa Angrisani, senatrice

Danila De Lucia, senatrice

Francesco Verducci, senatore

Mino Taricco, senatore

Nicola Morra, senatore

Sabrina Pignedoli, deputata europea

Vincenzo Vita, già parlamentare ed ex Sottosegretario

Gian Giacomo Migone, già senatore

Luciana Castellina, già deputata

Aldo Tortorella, già deputato

Alfonso Gianni, già deputato

Beppe Giulietti, presidente FNSI

Tommaso Di Francesco, condirettore Il Manifesto

Giovanni Terzi, giornalista

Elisa Marincola, portavoce Articolo 21

Pier Virgilio Dastoli, docente di diritto dell’UE

Salvatore Cannavò, vicedirettore Fatto quotidiano

Adesioni: giovanni.marilotti@senato.it

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