Il Fatto di domani. Colle, i partiti “in bianco” mentre i poteri forti spingono Draghi. Scuola-lavoro, sotto accusa la legge Renzi

Di FQ EXTRA
24 Gennaio 2022

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QUIRINALE, PRIMO VOTO “IN BIANCO”. La partita dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica è arrivata al dunque. Alle tre il presidente della Camera Roberto Fico ha aperto i lavori del Parlamento in seduta comune. Gli oltre mille grandi elettori sono stati convocati per votare a gruppi di 50, a cominciare dai senatori a vita. Impossibile segnare le schede, perché durante lo spoglio Fico leggerà solo i cognomi. Il primo scrutinio è ancora in corso e durerà fino a stasera (tra le otto e le nove) ma l’esito è già annunciato: tutte le forze politiche hanno dichiarato che voteranno scheda bianca. E nel frattempo proseguono frenetiche le trattative per trovare un nome su cui convergere. Forse a partire dal quarto scrutinio, giovedì, quando per eleggere il capo dello Stato basterà la maggioranza assoluta dei votanti. La giornata si è aperta senza certezze, se non quelle dei “no” pronunciati nei giorni scorsi: il veto su Draghi di quasi tutti i partiti eccetto parte il Pd, i veti contrapposti sui nomi proposti dal centrodestra (Pera, Casellati) e dal centrosinistra (Riccardi, Casini). Restano aperte le ipotesi di Elisabetta Belloni e, indefessa, quella del Mattarella bis. Gli incontri più importanti della giornata sono stati quelli tra i leader degli schieramenti contrapposti: Matteo Salvini ha visto Enrico Letta, poi Giuseppe Conte, che in mattinata ha ribadito che “l’obiettivo è salvaguardare la continuità del governo”. Il leader 5 Stelle ha incontrato il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, poi Giovanni Toti. Per ora, il massimo che filtra dalle riunioni è un “si lavora su delle ipotesi da aggiornare domani” per abbandonare presto la strategia della scheda bianca. Circola con sempre più insistenza il nome di Draghi. Sul Fatto di domani vedremo come evolvono le trattative e quali sono le alternative dei partiti per il Colle. Le redazioni del Fatto quotidiano, ilfattoquotidiano.it e Tv Loft seguiranno passo passo l’elezione del presidente della Repubblica con il talk di approfondimento Quirinal Tango, in diretta streaming tutti i giorni alle 17 sul nostro sito.

DRAGHI RESTA IN CAMPO, SPINTO DALL’ESTABLISHMENT: LO SPETTRO DEL PRESIDENZIALISMO. Un attore chiave della sfida per il Colle è Mario Draghi, l’attuale presidente del Consiglio che, ormai è noto, aspira con tutte le sue forze a diventare il prossimo presidente della Repubblica, e sta agendo sempre più allo scoperto. “Come fosse un leader di partito”, è la lettura che circolava tra i parlamentari oggi. Del resto, Draghi un partito, seppure informale, sembra averlo. In giornata ha fatto sapere ai media che intende incontrare tutti i leader di partito. E se i partiti politici gli sono ostili, c’è un ampio fronte che lo sostiene nel suo progetto quirinalizio, diffuso tra i poteri finanziari, grandi giornali italiani e media internazionali espressione dell’establishment. Questo partito sostiene la tesi dell’ineluttabilità di Mario Draghi al Quirinale. È una garanzia di stabilità con l’Europa, si dice, ma finora questo criterio è stato applicato ai governi, non alle figure di garanzia come (dovrebbe essere) il presidente della Repubblica. “Se non sarà eletto al Colle cadrà il governo”, è il corollario della tesi. Ma se Draghi andasse al Colle il governo dovrà cambiare per forza (se ne accorge oggi anche il Financial Times). Altro eterno argomento: lo spauracchio dello spread, che però viaggia sopra i 130 punti da tempo, anche con Supermario a Palazzo Chigi. Sul Fatto di domani faremo un fact-checking delle tesi che puntellano la candidatura di Draghi, e metteremo a fuoco un problema di fondo, chiedendoci e chiedendo agli analisti se queste teorie non siano un’apertura al modello del presidenzialismo, che è l’opposto di quanto previsto dalla Costituzione del nostro Paese.

COVID, IL FLOP DELL’OBBLIGO VACCINALE. Oggi il responsabile della struttura commissariale, il generale Figliuolo, ha annunciato che saremmo arrivati “al plateau della curva e si sta andando in discesa”. La tesi risuona con le dichiarazioni diffuse ieri dall’Organizzazione mondiale della sanità, che ha annunciato che la diffusione della variante Omicron potrebbe coincidere con la fine della pandemia in Europa, ossia con la fine della fase emergenziale del Covid e l’inizio della sua “endemizzazione”. Ma se l’evoluzione naturale del virus sembra andare verso un esito positivo, l’evoluzione della lotta al Covid nel nostro Paese procede con più incertezze. Per questa settimana il governo è bloccato dalle elezioni del presidente della Repubblica, ma appena sarà finita la partita dovrà affrontare l’ennesima confusione scatenata dal Green pass, cambiando ancora una volta la durata del certificato verde per i vaccinati con booster che, non essendo la quarta dose all’orizzonte, rischierebbero tra pochi mesi di avere il certificato verde scaduto ed essere trattati come no vax. Sul Fatto di domani vedremo anche che l’obbligo vaccinale per gli over 50 non sta riscuotendo i risultati sperati. I nuovi contagi registrati oggi sono quasi 77.700, in calo rispetto agli 83.400 di lunedì scorso. I decessi però sono tanti: 352. L’occupazione delle terapie intensive è stabile al 17%.

MORTE DI LORENZO PARELLI: L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO SOTTO ACCUSA. Ha fatto discutere e disperare il caso di Lorenzo Parelli, studente di 18 anni morto venerdì scorso in un incidente sul lavoro in provincia di Udine in uno stabilimento di carpenteria metallica, dopo essere stato travolto dal componente di un macchinario in allestimento. La tragedia è ulteriormente aggravata dal fatto che il ragazzo era all’ultimo giorno del suo periodo di alternanza scuola-lavoro. La dinamica dei fatti è al vaglio della magistratura, nel frattempo alcune organizzazioni studentesche hanno protestato ieri a Roma, mettendo sotto accusa il sistema dell’alternanza, introdotto nel 2015 dal governo di Matteo Renzi. Sul giornale di domani faremo il punto sui risultati di questa riforma e vedremo le ragioni di chi la critica.


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