Dopo 28 anni di regno, traballa il “sistema Salerno” di De Luca

“Piaccia o meno, Salerno sono io”. Ancora echeggiano le parole del governatore del Partito democratico della Campania Vincenzo De Luca a chiusura della campagna del fido Vincenzo Napoli, poi riconfermato sindaco. E gli si ritorcono contro, a leggere l’ordinanza che ha coinvolto ventinove indagati, scoperchiando venti anni di clientele elettorali e finanziarie intorno alle coop […]

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“Piaccia o meno, Salerno sono io”. Ancora echeggiano le parole del governatore del Partito democratico della Campania Vincenzo De Luca a chiusura della campagna del fido Vincenzo Napoli, poi riconfermato sindaco. E gli si ritorcono contro, a leggere l’ordinanza che ha coinvolto ventinove indagati, scoperchiando venti anni di clientele elettorali e finanziarie intorno alle coop sociali. Un sistema, scrive il gip. Se Salerno è De Luca, e quella è Salerno, c’è poco da vantarsi e da stare allegri.

Per la prima volta dal 1993, da quando De Luca divenne sindaco e da allora ne è il Comandante incontrastato, la navigazione del ‘sistema Salerno’ vede un iceberg a prua. Di fronte a un Titanic apparentemente inaffondabile si è formato un blocco di ghiaccio fatto di indagini, arresti e condanne dei suoi ufficiali di bordo. L’ultima ha colpito poche settimane fa il consigliere politico di De Luca nella sanità, Enrico Coscioni: due anni per violenza privata, per i modi spicci con cui intimidì tre commissari Asl invitati a farsi da parte perché nominati nell’era Caldoro. Le motivazioni lo definiscono “la longa manus del Presidente, portavoce di una volontà dichiaratamente politica del suo dominus”.

Coscioni non si è dimesso. Ed è rientrato nello staff del governatore, con contratto da 9000 euro, Nello Mastursi, condannato in primo grado a 18 mesi per induzione indebita sull’ordinanza del giudice che ‘salvò’ il governatore dalla Legge Severino. De Luca lo ha perdonato. Tra Napoli e Salerno sono aperti diversi fascicoli sui deluchiani di stretta osservanza, tra cui il vicepresidente Fulvio Bonavitacola. Nel mirino gli appalti per le Universiadi, l’emergenza Covid, le onoranze funebri, gli ospedali modulari.

L’orchestrina sul ‘sistema Salerno’ suona sempre. Ma le scialuppe sono poche e sono iniziate le manovre per evitare il naufragio. Entra in giunta comunale con il compito di fare trasparenza e pulizia un ex giudice, Claudio Tringali. Già presidente della Corte d’Appello di Salerno, svolgerà un ruolo simile a quello che tenne in giunta regionale l’ex procuratore capo Franco Roberti, per un po’ assessore alla Sicurezza di De Luca e poi eletto nell’europarlamento con il Pd. Mentre resta fuori, mai accaduto prima, la lista di De Luca ‘Progressisti per Salerno’. Altrimenti sarebbe entrata in consiglio la moglie di Gianluca Izzo, uno dei capi della coop ‘San Matteo’, arrestato per un audio diffuso in una chat di dipendenti: li minacciava per costringerli a votare la signora.

Izzo è solo uno dei tanti marinai. Più rumore ha fatto l’arresto di un ufficiale di coperta, l’assessore comunale alle Politiche Sociali Nino Savastano, consigliere regionale di ‘Campania Libera’, altra civica inventata da De Luca. Era “a disposizione” di Fiorenzo Zoccola detto Vittorio, il ras delle cooperative salernitane finito in carcere. Uno che aveva capito che De Luca continuava a essere di fatto il sindaco. Infatti utilizzava Savastano per conservare i rapporti con il governatore e fargli arrivare preghiere varie, ricompensando l’assessore con iniziative elettorali e con i voti delle coop.

La Squadra mobile e i pm coordinati dal procuratore Borrelli hanno ritrovato negli uffici di Zoccola appunti titolati “promemoria per il Presidente” e “per il dottor Roberto De Luca” (figlio del governatore), scritti come una lista della spesa e delle cose da fare su Salerno. Napoli è indagato con Felice Marotta, il Richelieu che accompagna De Luca dal secolo scorso, per aver accontentato Zoccola sul noleggio di una macchina autolavaggio. “De Luca mi ha fatto un guaio troppo grosso”, esclama Marotta mentre il trojan lo registra insieme a Napoli mentre discutono di cosa fare per assecondare l’imprenditore. “Fu De Luca a far fare pace tra Marotta e l’imprenditore dopo un litigio”, annotano gli inquirenti.

Di fronte al Gip, Zoccola ha parlato per otto ore. Il suo avvocato è Michele Sarno, il candidato sindaco di centrodestra che voleva “cancellare il sistema Salerno” e che ora si ritrova a difenderne uno dei pilastri. “C’è un’inopportunità politica, Sarno dica alla città che posto vuole occupare”, lo attaccano i parlamentari 5 Stelle. Lui non ha replicato. Ma dal suo studio legale ricordano che Sarno è avvocato di Zoccola dal 2016. E segnalano un dato: uno che parla per otto ore ai magistrati ha un approccio alle accuse incompatibile con l’appartenenza a un sistema. Forse la sintesi migliore l’ha fatta il quotidiano Cronache del salernitano: “Zoccola vuota il sacco”.