Il Fatto di domani. Problemi di pass: le imprese temono il caos. A Roma in migliaia contro il certificato, sorprendono la polizia e assaltano la Cgil

Di Il Fatto Quotidiano
9 Ottobre 2021

GREEN PASS AL LAVORO: LE IMPRESE TEMONO IL CAOS, SCONTRI A ROMA. Le Regioni chiedono di modificare la norma sul green pass obbligatorio in azienda, per evitare, dicono, che dal 15 ottobre ci siano dipendenti che non potranno più entrare al lavoro. La prossima settimana inconteranno il governo sul tema. Il timore è che il Paese non riesca a fare un numero di tamponi sufficiente a coprire tutti i lavoratori non vaccinati ogni due giorni. Va notato che la conferenza delle Regioni è presieduta dal leghista Massimiliano Fedriga, che aveva già lanciato personalmente l’allarme in un’intervista. Insieme a lui il collega di partito Luca Zaia, che sempre parlando ai media ha proposto di autorizzare le imprese a fare un’auto-somministrazione dei tamponi, per velocizzare la procedura. Matteo Salvini cavalca l’onda e chiede di allungare la durata del green pass a 72 ore (al momento vale 48 ore con un tampone rapido e 72 ore con il molecolare). Così la polemica prende un chiaro segno leghista, ma dietro gli allarmi ci sono vere preoccupazioni degli industriali. Lo svela lo stesso Zaia: “Gli imprenditori con cui parlo io sono preoccupatissimi”. Secondo le sue stime, i lavoratori non immunizzati in Veneto sono più del doppio dei tamponi che si riescono a fare. “Decine di migliaia di persone non sarebbero nelle condizioni di lavorare e migliaia di imprese non avrebbero gli addetti indispensabili per garantire la continuità produttiva”, rincara la dose il segretario generale della Cgil regionale, Christian Ferrari. Sul Fatto di domani vedremo la sostanza di queste preoccupazioni, sia sul fronte del lavoro che su quello sanitario. I dati dei nuovi contagi di oggi. A Roma, una manifestazione contro il green pass a cui hanno partecipato migliaia di persone è sfociata in un corteo non autorizzato nelle vie del centro e in scontri con la polizia: i manifestanti hanno anche assaltato la sede della Cgil. Con loro anche Forza Nuova.

QUESTI FANTASMI, QUESTI FASCISTI. In un’intervista al Corriere della sera, Giorgia Meloni ha provato a respingere le accuse di connivenza con i nostalgici del fascismo, dicendo che per loro non c’è spazio e che sono “utili idioti” strumentalizzati dalla sinistra. Poi ha continuato affermando che non c’è niente di cui vergognarsi nella storia della destra italiana. Chiama anche in causa l’eredità di Alleanza nazionale e di Gianfranco Fini. Vale la pena rimettere in fila gli eventi: sul giornale di domani ricostruiamo la storia della destra e del suo rapporto con l’eredità del fascismo, dal Msi alla svolta di Fiuggi fino a Fratelli d’Italia. Tra l’altro, nella stessa intervista Meloni ha avuto modo di schierarsi (una volta di più) dalla parte dell’ungherese Victor Orbán sulla spaccatura tra Polonia e Unione europea.

BALLOTTAGGIO CAPITALE: GUALTIERI PARLA AL FATTO. Dopo l’aut aut di Carlo Calenda contro il M5s e l’incontro “equidistante” tra Virginia Raggi ed Enrico Michetti, il candidato Pd a sindaco della capitale parla al Fatto della sfida del secondo turno a Roma. Gualtieri si incontrerà con Raggi lunedì e cerca voti per colmare il gap con Michetti. Oltretutto il candidato del centrodestra ha già fatto la sua mossa per allargare il suo bacino di voti: ha detto di volere Guido Bertolaso come commissario “ai problemi di Roma”. Bertolaso è un uomo del centrodestra, certo, ma era anche stato indicato da Calenda come suo vicesindaco. Così, Michetti dà agli elettori calendiani un motivo in più per votarlo. Oltre a concentrarci sul futuro della Capitale, sul Fatto di domani vedremo quanto conta il partito di Calenda al livello nazionale.

LA SICILIA VOTA, LA MAFIA PURE. Nell’attesa del secondo turno nei grandi comuni (il 17 e 18 ottobre), questo weekend ci sono le amministrative siciliane. Tra le città al voto non c’è nessun grande centro, ma alcuni comuni sono rilevanti perché sciolti per mafia. E non tutti i nuovi candidati sono al di là di ogni sospetto (lo ha certificato proprio la Commissione antimafia). Sul piano politico, sarà un’altra occasione per Pd e Movimento 5 Stelle per testare l’alleanza: ha mostrato di tenerci soprattutto Giuseppe Conte, che nell’ultima settimana ha girato le piazze dell’isola per la campagna elettorale.


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Minimum Tax: guadagnano i ricchi. I Paesi a più basso reddito non hanno molto da festeggiare dall’accordo per la tassazione minima globale al 15%.

La transizione di Boris è un flop. Dopo la Brexit, Johnson aveva promesso la svolta green per l’economia britannica. Ma quel giorno è ancora lontano.

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