Il Fatto di domani. Dalla Cartabia al green pass, il governo dei migliori litiga su tutto (e le riforme slittano)

Di Il Fatto Quotidiano
28 Luglio 2021

GIUSTIZIA, LA STRATEGIA DI CONTE E I PALETTI DELLA DESTRA. A meno di due giorni dall’approdo in aula della riforma firmata da Marta Catabia, la trattativa politica si scalda. Dopo aver fatto la spola con Palazzo Chigi per confrontarsi con il premier Mario Draghi, oggi la Guardasigilli ha incontrato i capigruppo di maggioranza. Un altro segnale indiretto del lavoro frenetico sul tema viene dalle dichiarazioni delle parti politiche. Giuseppe Conte, leader in pectore dei 5S, sta provando a strappare cambiamenti essenziali sulla legge. Innanzitutto sull’improcedibilità, che vorrebbe escludere per i reati di mafia e terrorismo. Ma oggi ha alzato la posta e ha attaccato un altro nodo strozzato della riforma: la norma che consentirebbe al Parlamento di dettare ai giudici le priorità dell’azione penale. “Conosciamo i rapporti difficili del passato tra politica e magistratura. Ritengo che quella norma sia critica, è bene lasciare e realizzare appieno il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale”. Che si legge come una richiesta di dietrofront. Sul Fatto di domani vedremo quanto riuscirà a strappare Conte nella trattativa, anche perché – lo dicevamo – il tempo stringe e premier e ministra devono accelerare nella presentazione del nuovo testo. Intanto va registrata l’agitazione della destra di governo. Salvini oggi è salito a Montecitorio per un colloquio Draghi, per discutere non solo di giustizia ma anche di green pass, ma all’uscita ha ribadito che per la Lega il testo va bene così com’è, e che non accetta proposte dal M5s.

LITIGANO SUL GREEN PASS, MENTRE NEGLI USA TORNANO LE RESTRIZIONI. È un altro segnale di difficoltà del governo quello che si registra sulla gestione dell’epidemia: il Consiglio dei ministri che doveva discutere dei fondamentali nodi dei trasporti pubblici e della scuola a partire da settembre è stato rimandato alla prossima settimana. “Diamo priorità alla giustizia”, la giustificazione, ma pesano i dissensi nella maggioranza. Continuano la proteste contro il green pass, stasera con fiaccolate dalle 20 in 12 città, a cui prenderanno parte anche alcuni ministri della Lega, nonostante il loro partito sostenga la maggioranza che ha varato il decreto. Proprio il decreto comincia a presentare alcune lacune che andranno chiarite: le vedremo nel dettaglio sul Fatto di domani. Nel frattempo dagli Stati Uniti viene un monito preoccupante sulla strategia del certificato verde obbligatorio. L’agenzia federale Usa per il controllo delle malattie intende reintrodurre le mascherine al chiuso anche per i vaccinati, perché pure chi è immunizzato può essere contagioso. Un monito contro il liberi tutti. Intanto i dati di oggi non rassicurano: sfiorati i 5700 contagi, con ricoveri in aumento e un tasso di positività al 2,4%.

ANCHE I MIGLIORI RIMANDANO. La trattativa sulla giustizia assorbe tutte le energie del governo e spinge il resto in secondo piano. Solo che in questo caso “il resto” sono le riforme approvate insieme al Piano di ripresa e resilienza e a cui sono vincolati i fondi che l’Italia riceverà dall’Unione europea. È fermo il cantiere sulla riforma degli ammortizzatori sociali, come quella del fisco e della concorrenza. Ma rallenta anche la marcia del decreto Sostegni e la riforma della Pubblica amministrazione, che sta curando il ministro Renato Brunetta. E su tutto incombe l’estate e, soprattutto, l’inizio del semestre bianco di Mattarella, il 3 agosto, periodo in cui le Camere non potranno essere sciolte. L’altro grande rinvio che pesa riguarda la scuola. La riunione per decidere i criteri per la ripresa delle lezioni è stata ancora rinviata. Va affrontato il nodo dell’obbligo vaccinale per gli insegnanti, e per i ragazzi vale la raccomandazione del Cts di vaccinare “almeno il 60%” degli studenti over 12. Significa circa 4 milioni di ragazzi e ragazze. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha già detto di volere tutti in presenza e anche Sergio Mattarella, oggi alla cerimonia del Ventaglio, ha dichiarato che “il regolare andamento del prossimo anno scolastico deve essere un’assoluta priorità”. Ma il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, commenta che “il problema è passare dalle parole ai fatti. La politica ha difficoltà a prendere una decisione sull’obbligo di vaccinazione per il personale scolastico. Questione che tratterei per tutti i servizi pubblici”. Sul Fatto di domani faremo una radiografia della maggioranza Draghi nel pantano. Intanto, in Parlamento arriva la variabile inattesa: Davide Faraone di Italia Viva ha annunciato che proporrà di votare il Ddl Zan, pure molto divisivo, la prossima settimana, prendendo in contropiede chi pensava che la discussione fosse archiviata almeno fino a settembre.

IL CULTO MARIANO E I NUOVI COMANDAMENTI. Lo abbiamo visto (e letto) nei giorni scorsi: nominare invano il nome di Mario Draghi significa commettere un peccato gravissimo. Che rischia di costare l’inferno senza passare neanche dal Purgatorio dei giornalisti. Dopo le parole del direttore del Fatto, Marco Travaglio (ma anche prima, per la verità), in soccorso del Migliore premier che l’Italia abbia mai avuto (né potuto desiderare) sono arrivati in processione fior fior di trombettieri penitenti. E allora concedeteci un divertissement: sul giornale di domani i nostri Fabrizio d’Esposito e Mario Natangelo si dedicheranno a tratteggiare le file composte e penitenti che accompagnano il nuovo “culto mariano”, con tanto di sacre reliquie annesse.


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Ecco chi firma per il Referendum sulla giustizia. Totò Cuffaro, Gianni Alemanno, Paolo Berlusconi e tanti altri: domani un identikit di chi si riscopre garantista (e magari da condannato).

Green deal europeo: effetti poco calcolabili. La commissione Ue non si è data degli strumenti di misurazione per valutare l’impatto delle misure finanziate sulla riduzione delle emissioni.

Russia, Putin si attacca al Covid. L’ultima arma per escludere i candidati della lista dell’oppositore Alexej Navalny (in carcere) dalla competizione elettorale è accusarli di “istigazione di massa alla violazione delle regole Covid” per aver organizzato manifestazioni.

50 anni da ridere. Intervista a Gabriele Corsi, comico del Trio Medusa.


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