L'anteprima

“Voci a Vento” sul Monte Bulgheria: le donne hanno ridestato il paesaggio abbandonato

Sarà disponibile dal 24 giugno il nuovo progetto di Claudia Losi: un libro d’artista e un vinile pubblicato da Kunstverein Milano. Questo progetto verrà inserito nella nuova collana “Passo chiama Passo” che accoglierà i risultati di alcune performance site-specific, realizzate in diversi paesaggi naturali e urbani, unendo immagine, testo e suono. In “Voce a vento”, nato da una performance sul Monte Bulgheria, nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, i testi originali di Losi sono uniti al lavoro della musicista Meike Clarelli. Abbiamo chiesto a Losi e Clarelli di raccontarci la genesi della loro collaborazione e la centralità delle figure femminili nella loro ricerca

Di Claudia Losi e Maike Clarelli
23 Giugno 2021

Abitare i territori vuol dire lasciare un segno. Qualche anno fa, su un sentiero esposto e privo di vegetazione arborea del Monte Bulgheria, abbiamo mescolato le nostre esperienze con il desiderio di abitare quei territori attraverso un’attività che lasciasse, a chi ne avrebbe fatto esperienza, la memoria di un’azione temporanea e condivisa.

Su questo sentiero, nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, un gruppo di trenta donne – emiliane e campane, facenti parte del coro emiliano Le Chemin de Femmes e di due cori femminili del territorio Kamaraton (di Camerota) e Vivat (di Lentiscosa) – passava sotto l’ombra guizzante di trenta maniche a vento di tre metri ciascuna, cucite in forme simili ad anfore, disseminate lungo il cammino.

Voce a vento, così si è chiamata la performance, è stato l’atto conclusivo di un un anno di lavoro, di cammini e incontri con varie realtà locali, commissionato dall’associazione Jazzi e curato da Katia Anguelova.

Con la volontà di usare la voce e il corpo per abitare il paesaggio, queste donne cantavano, salendo lentamente, fino al ritrovo finale presso uno jazzo abbandonato, dove – accolti da la voce possente di Elena Bojkovac (solista del coro “Le Mystère des Voix Bulgares”) – lo sguardo poteva spaziare fino al mare e le voci arrivare lontano, insieme al vento.

Ci è stato chiaro che doveva essere una voce femmina a muoversi in questi luoghi aspri, un tempo vivi delle voci dei pastori e delle loro famiglie. Un modo discreto per rendere omaggio al ricordo di quelle madri-mogli-figlie che portavano, in equilibrio sul capo, nutrimento agli uomini che badavano agli armenti. Terre di lavoro, fatica e canto. Terre alte ora abbandonate ma in cui sono visibili ancora le dinamiche abitative e pratiche antiche come l’uso del fuoco, per “pulire” i terreni o “punire” per gli sgarbi, o la conoscenza delle piante medicinali.

Una progettualità collettiva che ha trovato compimento nel canto corale e polifonico femminile: una voce donna. Una ricerca musicale e una resistenza civile – sulla base dall’esperienza già maturata da Meike Clarelli attraverso il lavoro con i cori Le Chemin de Femmes (Modena) e Le Core (Bologna) – che ha messo in luce il senso di comunità tra donne. Uno dei cori – Le Chemin de Femmes, per l’appunto – che ha preso parte alla performance è nato in seguito a un laboratorio della Casa delle Donne contro la violenza di Modena e ha unito donne di diversa provenienza culturale (è infatti composto da esponenti di quindici nazionalità diverse), unite dalla comune passione per il canto e dall’esperienza condivisa. Entrambi i cori sono composti da una compagine complessa, ricca e plurale di donne di differenti generazioni, culture, formazione, provenienza, orientamento sessuale ed estrazione sociale, mediante la voce e la condivisione si crea un sentimento di resistenza per donne, per uomini, intersex, per chi si riconosce in un genere e per chi vuole uscirne, ma anche per chi vuole attraversarli tutti.

L’incontro tra questi luoghi e le sue storie, con le donne dei diversi cori che hanno preso parte a Voce a vento, ha attivato un linguaggio corale e musicale inedito, complesso come il territorio in cui è avvenuto.

Le melodie (pensate da Maike Clarelli) si sono “impastate” ai testi (di Claudia Losi) fortemente legati a quei luoghi e alle cadenze del canto popolare, dei canti del lavoro femminile, delle nenie cantate ai bambini, fino al salmodiare per i defunti. Dalle mondine alle pastore bulgare, dalle tessitrici scozzesi alle contadine d’Appennino. Sul Monte Bulgheria queste donne, vestite con tuniche disegnate e dipinte da Antonio Marras, hanno dato vita a un atto rituale che ha mosso ciò che stava loro intorno cambiandone per qualche istante il paesaggio sonoro.


CLAUDIA LOSI

La ricerca artistica di Claudia Losi è incentrata sul rapporto tra uomo e paesaggio, trae ispirazione dalla natura, le scienze, la storia e l’antropologia. Le sue opere hanno una dimensione narrativa che talvolta si avvale dell’uso della scrittura e del linguaggio, creando dinamiche di relazione e partecipazione comunitaria. Il medium tessile, dal ricamo, al cucito all’intreccio, ricorre frequentemente nel suo lavoro, che spazia tra installazioni site-specific, sculture, opere su carta e fotografia.


MEIKE CLARELLI

È cantante, compositrice e ricercatrice vocale dalla formazione eterogenea che spazia dalla musica, alla psicofonia, al teatro, alla poesia. Dirige stabilmente dal 2008 due cori di voci femminili: “Le Chemin des femmes” e “Le Core” – voci indisciplinate. Nel 2009 fonda il progetto musicale cantautorale “La Metralli”. Dal 2014 fa parte del “Collettivo Amigdala” che produce opere performative in cui forte è la presenza musicale e vocale e con cui collabora come compositrice e alla direzione musicale del Festival Periferico di Arti performative. Dal 2017 fa parte come cantante e musicista del progetto di musica elettronica e di improvvisazione estemporanea “DUEVENTI”. Dal 2018 collabora come musicista e compositrice ad alcuni progetti performativi musicali e vocali con l’artista Claudia Losi.

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.