Cosa fare

Caffè, soia e persino bresaola: così la foresta finisce nei nostri piatti

Abbiamo una responsabilità enorme come consumatori: possiamo ridurre il consumo di carne, preferire la “tazzina” proveniente da aziende certificate e scegliere prodotti in pelle manufatti da industrie che investono in filiere trasparenti

Di Wwf Italia
1 Dicembre 2020

Cosa ci fanno un giaguaro nella bistecca, un gorilla nella pizza o una tigre nel caffè? La natura che ci sembra tanto lontana, in realtà si nasconde dietro le nostre scelte di consumo. A mostrarlo il recente report pubblicato dal WWF Italia “Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?”, che svela gli esempi di deforestazione “incorporata” in molti prodotti e i legami fra la perdita impressionante di ecosistemi e i nostri gesti quotidiani. L’80% della deforestazione mondiale avviene per fare posto ai pascoli per la produzione di carne, alle piantagioni di soia e olio di palma richiesti dai Paesi occidentali che consumano e sprecano sempre di più. I consumi europei sono responsabili del 10% della deforestazione globale.

Il rito quotidiano del caffè è un primo esempio: nel mondo se ne bevono circa 2,5 miliardi di tazze al giorno e al primo posto per il suo consumo c’è l’Europa. Per soddisfare la richiesta globale di caffè, entro il 2050 la produzione dovrebbe triplicare, ma ancora oggi il 60% dell’area idonea a coltivare caffè è coperta da foreste e la sua produzione graverebbe su specie già a rischio estinzione, come la tigre di Sumatra in Indonesia.

Jaguar, Belize. Captive animal

Al secondo posto fra le maggiori cause di deforestazione al mondo, dopo l’allevamento di bovini, c’è la soia, la cui produzione è aumentata di 15 volte in 70 anni, a causa di un maggior consumo di carni e derivati. Il 97% delle farine di soia finisce nei mangimi animali e il Brasile ne è il maggiore produttore al mondo. Un quinto della soia importata in Ue dal Brasile (prodotta in Amazzonia e Cerrado) è legata a deforestazione illegale e la sua coltivazione sta devastando Amazzonia, Cerrado, Gran Chaco e Pantanal dove vive più del 10% di tutte le specie animali conosciute, tra cui il giaguaro. Il consumo di soia di un europeo è di 61 kg l’anno, di cui oltre il 90% proviene indirettamente dai mangimi destinati agli animali per ottenere carne, pesce, uova, yogurt e altri prodotti. L’ Italia è il 3° maggiore importatore in Ue di farina di soia e responsabile di una deforestazione media di circa 16.000 ettari l’anno.

Non tutti sanno, poi, che in Brasile una delle cause di deforestazione è legata all’allevamento dello zebù e che le sue cosce congelate possono diventare bresaola. Non è una truffa (lo consente ad oggi il disciplinare di produzione) ma di sicuro non è noto che per produrre bresaola, talvolta anche con certificazione Igp, si possa utilizzare qualunque tipo di bovino. Il 36% delle colture e dei prodotti di origine animale associati a deforestazione è destinato al mercato europeo, il 60% di questi proviene dal Brasile e il 25% dall’Indonesia.

Ma la foresta non finisce solo nelle nostre tavole. In Italia, patria di calzature e borse firmate, il pellame bovino rappresenta il 70% delle materia prima utilizzata dall’industria conciaria. Il Brasile esporta l’80% delle pelli bovine che produce (40,7 mln di pelli in dieci anni). L’Ue ne acquista circa il 20% dell’import globale. L’Italia detiene anche il record mondiale di importazione di legna da ardere ed è il primo importatore europeo di pellet, che finiscono nei caminetti delle nostre case e nei forni per cuocere la pizza. Ma anche il boom della coltivazione di alberi da gomma (pneumatici e materassi) sta diventando un problema e l’avocado mania sta mettendo in crisi la farfalla monarca, essenziale impollinatore degli ecosistemi forestali.

Ogni anno perdiamo circa 10 milioni di ettari a causa della conversione di foreste in terreni agricoli, ma nelle foreste vive circa l’ 80% delle specie animali e vegetali terrestri del Pianeta e la loro perdita ha effetti diretti sul cambiamento climatico e sulla nostra stessa salute. Abbiamo una responsabilità enorme come consumatori: possiamo ridurre il consumo di carne, preferire caffè proveniente da aziende certificate (anche se al momento solo il 20% lo sono) e scegliere prodotti in pelle manufatti da aziende che investono in filiere trasparenti e forest-friendly, o che utilizzano materiali alternativi. La certificazione di prodotti di largo consumo, così come la riduzione di alimenti dentro i quali si nasconde la deforestazione, poi, è la strada da seguire. Oltre 1 milione di persone ha già partecipato alla campagna #Together4Forests per chiedere una legge europea contro la deforestazione. Firmando il modulo ognuno potrà firmare e fare la sua parte.

Per sostenere i progetti in difesa della biodiversità e in particolare delle foreste il Wwf ha anche lanciato la Campagna natalizia “A Natale mettici il cuore”: con l’adozione di una specie a rischio, dal gorilla al koala, si aiuterà il Wwf a portare avanti i suoi progetti di conservazione in tutto il mondo. Fermiamo il disastro ambientale con le nostre scelte.

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.