Il tempo è scaduto, ma la soluzione ancora non c’è. Tra oggi e domani scadranno infatti le richieste di accesso civico inviate dalla stampa – tra cui quella del Fatto – all’Inps per conoscere i nomi dei politici che hanno chiesto il bonus da 600 euro destinato alle partita Iva. Sappiamo che si tratta di 5 parlamentari (tre sono noti: i leghisti Andrea Dara e Elena Murelli e il 5Stelle Marco Rizzone) e di qualche decina di consiglieri regionali, ma un mese dopo lo scoppio dello scandalo l’ente previdenziale ritiene di non poter fornire ancora i nomi degli interessati.
Il motivo? Il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria nei confronti di Inps per verificare se l’Istituto abbia scoperto in maniera legittima l’identità dei politici, scorporandoli dal totale dei richiedenti (pur senza rivelarne pubblicamente i nomi) per capire se avessero diritto al bonus. L’istruttoria è ancora aperta, motivo per cui il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ritiene di non poter divulgare le generalità dei furbetti.
A prescindere dal fatto che i nomi siano di interesse pubblico e che non ci siano limitazioni alla privacy di ostacolo alla pubblicazione – questione comunque dibattuta, su cui il Garante della privacy ha già specificato di non poter fornire parere formale – l’Inps non vuole rischi: cosa accadrebbe se divulgasse i nomi e poi, giorni dopo, il Garante giudicasse illegittimo il modo in cui l’ente li ha ottenuti?
Sul merito, l’Inps è stato interpellato anche dalla Commissione Lavoro della Camera, che ha già audito una volta Tridico e che poi lo ha sollecitato via mail ad aggiornare i deputati. Il presidente, però, ha chiarito alla Commissione che ogni decisione sulla divulgazione dei nomi resta sospesa fino a che il Garante non chiuderà – si spera con esito positivo – l’istruttoria.
Per sbloccare lo stallo, la Commissione Lavoro convocherà a breve Pasquale Stanzione, il presidente dell’Autorità garante per la privacy, sperando possa dare delucidazioni al riguardo. Il rischio è che comunque se ne parli dopo l’election day del 20-21 settembre, quando invece Inps avrà già dovuto rispondere al Fatto sulla richiesta di accesso civico: stando così le cose, è probabile che l’ente chieda una proroga dei termini, dovendo interpellare i contro-interessati (i politici che hanno chiesto il bonus). Un modo per non negare tout court l’accesso agli atti, rimandando l’eventuale pubblicazione a quando l’istruttoria sarà chiusa.