Calabria, mille richieste di rientro

In meno di 12 ore, tante le richieste registrate sul portale per poter tornare da fuori regione domani a casa. Si preparano all’ondata anche Sicilia e Puglia

L’esodo da Nord a Sud in vista di domani – quando con la fase 2, in base al decreto del premier Conte, sarà possibile anche spostarsi fuori regione per rientrare nel proprio domicilio, abitazione o residenza – è già iniziato. E in prima fila c’è la Calabria. Ieri alle 12 erano già oltre mille le […]

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L’esodo da Nord a Sud in vista di domani – quando con la fase 2, in base al decreto del premier Conte, sarà possibile anche spostarsi fuori regione per rientrare nel proprio domicilio, abitazione o residenza – è già iniziato. E in prima fila c’è la Calabria. Ieri alle 12 erano già oltre mille le richieste di rientro, presentate tramite il portale della Regione. Oltre mille in appena dodici ore, vale a dire da quando è scattata l’operatività della piattaforma digitale (dalla mezzanotte del 2 maggio) a cui è necessario registrarsi, almeno 48 ore prima, per manifestare la volontà di tornare a casa. Anche nel resto del Meridione si stanno preparando all’ondata, ma i numeri sulle dimensioni dello spostamento si avranno solo nei prossimi giorni. In Sicilia varranno le stesse disposizioni già previste per i rientri precedenti (quelli avvenuti a partire dall’8 marzo), con la registrazione al portale della Regione e poi la quarantena obbligatoria. Mentre in Campania e in Puglia sono necessari la segnalazione all’azienda sanitaria competente e il successivo isolamento. La presidente della Calabria Jole Santelli ha scelto invece un’altra strada, quella della pre-registrazione: così ha stabilito con l’ordinanza 38 del 30 aprile. I calabresi che rientrano – e che dovranno comunque sottostare all’isolamento domiciliare per 14 giorni – riceveranno un documento che, in caso di controlli, dovranno esibire insieme all’autocertificazione. Ma i rientri si presume che saranno molti di più di un migliaio, visto che a metà giornata di ieri erano già state inoltrate oltre 4mila richieste di rilascio del pin per accedere al portale.

Proprio in Calabria sono in tanti a chiedersi che fine abbia fatto la grande task force che Santelli ha voluto insediare a supporto dell’unità di crisi regionale, il 16 marzo scorso. Se Francesco Maria Larussa, segretario regionale del sindacato dei medici Anaao, la definisce “silente in atti e parole”, i membri Paolo Navalesi e Raffaele Bruno riferiscono di essere stati convocati in videoconferenza, da allora, una volta sola. Navalesi è il direttore dell’Istituto di Anestesia e rianimazione dell’azienda Ospedale-Università di Padova, Bruno è il direttore dell’unità operativa Malattie infettive del policlinico San Matteo di Pavia. Insieme a Franco Romeo, ai vertici dell’unità di cardiologia del policlinico universitario Tor Vergata di Roma, sono stati chiamati come specialisti a far parte di una squadra composta da oltre 50 persone e poi integrata da altre sei con una successiva ordinanza. Molto rumore per nulla? “C’è una task force regionale che è fissa in Regione, un’altra parte si riunisce tre volte alla settimana” si difende Santelli. “Con gli esperti che non vivono in Calabria le riunioni sono molto meno. Io li sento quasi giornalmente però”. Circostanza smentita dallo stesso Navalesi, che non sapeva nulla della riapertura dei locali. Proprio come il collega infettivologo Bruno, che nei giorni scorsi ha raccontato di non essere stato interpellato.