Ue e Mes, l’importante è acchiappare il topo

21 Marzo 2020

Dopo la cosiddetta gaffe di Christine Lagarde, la Banca centrale europea ha aggiustato il tiro e ha promosso un nuovo “bazooka” con il via libera all’acquisto per 750 miliardi di titoli dei Paesi dell’eurozona. Un intervento che ricorda il “whatever it takes” di Mario Draghi e ha riportato la presidenza della Bce sotto una luce più positiva.

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La misura è di grande impatto anche perché aggiungendosi a quelle già adottate porta a 1.000 miliardi la forza d’urto della Bce. Basterà?

Forse non basterà, perché nessuno può sapere quanto grande e profonda sarà la crisi (le prime stime disegnano già una caduta del Pil italiano nell’ordine dei 150 miliardi e un possibile rapporto debito/Pil al 160%). Soprattutto, l’intervento della Bce serve a smorzare la febbre dei mercati finanziari, a ridurre il prezzo dei titoli obbligazionari, a ridurre lo spread. È una misura che rasserena le banche oltre, ovviamente, a rasserenare la sostenibilità di emissioni del debito sovrano. Ma non risolve del tutto il problema dell’economia reale e del modo di intervenire con nuove risorse fresche. Anche per questo è aperta la discussione su altre proposte come i Corona-bond e il Mes, gli Eurobond o l’helicopter money.

Sull’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità ieri si è avuto lo scontro tra il M5S e il presidente del Consiglio. Giuseppe Conte, infatti, in una intervista al Financial Times, ha aperto alla possibilità di utilizzare il Mes come una sorta di “Corona-Fund”, un fondo comune per rispondere all’emergenza “senza condizionalità”. Per condizionalità si intende quella formula-capestro del Mes secondo la quale per avere dei soldi in prestito occorre aderire a piani di rientro e a “riforme strutturali” che potrebbero significare la rovina del Paese costretto a indebitarsi.

Conte sembra giocare su un piano inclinato perché punta alla soluzione dei “Corona-bond”. A Palazzo Chigi assicurano che l’obiettivo sia questo e solo per questo motivo il premier ha chiamato in causa il Mes che, è la sua intenzione, potrebbe essere trasformato in altro. Come? Mettendo a disposizione le risorse non per un solo Paese, ma per tutti, vincolare il loro utilizzo all’emergenza Covid e, soprattutto, “non prevedendo condizionalità”. Conte pensa che questo obiettivo possa essere raggiunto anche senza rivedere i trattati, ma imponendo le nuove condizioni nel Memorandum of Understanding che ogni Paese sigla al momento di ricorrere ai fondi del Mes.

Il muro alzato dal M5S, oltre che dalla destra, indica che il problema politico non sarà facilmente aggirabile, anche se Conte può vantare il sostegno di Paolo Gentiloni e forse qualche incrinatura nel fronte del nord, in particolare nella Germania.

Si vedrà se la scommessa riuscirà o se invece il tema dovrà essere accantonato. Magari per perseguire la strada, che però sembra ancora la più ostica, degli “eurobond” avanzata negli anni 90 dall’ex presidente della Commissione europea Jacques Delors e poi ripresa da Romano Prodi e da Giulio Tremonti.

Gli eurobond costituirebbero una condivisione europea del debito che non peserebbe quindi sul singolo Stato bisognoso di aiuto, ma su tutta l’Unione. Inoltre, stimolerebbero l’ipotesi di un coordinamento economico e quindi politico e potrebbero così far fare dei passi avanti all’Unione come soggetto politico.

Resta il problema di fondo: come passare da misure di tipo finanziario a misure di sostegno diretto all’economia, alla produzione, ai lavoratori e ai cittadini. Su questo, l’ipotesi più incisiva sembra essere l’helicopter money, cioè soldi messi direttamente (come se fossero lanciati da un elicottero) in tasca ai cittadini. La misura è stata annunciata da Donald Trump e se n’è iniziato a discutere anche in Europa.

Sembra un’idea folle, ma in realtà il crollo della produzione e del reddito che si verificherà in seguito alla pandemia (di cui al momento non si può prevedere la fine) sarà tale che solo una misura-choc, e quindi un cambio di paradigma culturale, potrà affrontare.

La crisi sta cambiando molte delle nostre convinzioni per cui anche l’idea visionaria di soldi distribuiti universalmente potrà risultare efficace. Idea che potrebbe tradursi in un “reddito di base” per tutti, parente prossimo del Reddito di cittadinanza. Misura osteggiata dalla destra, ma che potrebbe invece rappresentare l’unica risorsa a disposizione per sostenere immediatamente la domanda e dare fiato a un sistema produttivo che sarà in mille pezzi.

Quale che sia la strada da percorrere. comunque, la sua ispirazione dovrà essere la vita delle persone e non i profitti di pochi. Ancora una volta, non importa di che colore sarà il gatto, l’importante è che acchiappi il topo.

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