Boschi al governo non conta nulla: lo dice lei stessa

10 Maggio 2017

Maria Elena Boschi ciclicamente torna alla ribalta. Questa settimana in ben due occasioni, una più triste dell’altra. La prima a causa della notizia esplosa ieri, riportata dall’ex direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli nel suo libro, a proposito di una telefonata fatta al tempo in cui Boschi era ministra di cotante riforme all’amministratore delegato di Unicredit perché valutasse una possibile acquisizione dell’amata Banca Etruria. Lei ha prontamente replicato variando un pochino dal solito repertorio (fake news) sostenendo che è una campagna di fango e che querelerà (non si capisce bene se De Bortoli o i 5Stelle che ne hanno chiesto le dimissioni). L’altro episodio riguarda invece la circolare, firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti e inviata “a tutti i dipartimenti, uffici e strutture” del governo che ha fatto gridare allo scandalo per qualche giorno: si diceva che l’ingorda Meb volesse “commissariare il governo” nel momento in cui la stella del capo è tornata a rifulgere grazie al risultato delle primarie. In realtà non è proprio così.

Vediamo cosa diceva la circolare: “Si richiama l’attenzione sulla necessità di far pervenire in preventiva visione alla Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio, per il tramite del Segretario generale, ogni schema del provvedimento, destinato a essere adottato in forma di Decreto del presidente del Consiglio o Decreto del presidente della Repubblica. Le stesse indicazioni dovranno essere seguite per gli schemi di atti amministrativi e per i documenti, di qualsiasi natura, da sottoporre alla deliberazione o all’esame del Consiglio dei ministri”. Tenete a mente l’incipit: “Si richiama l’attenzione”. Ora bisogna sapere che il regolamento interno del Consiglio dei ministri prevede all’articolo 3 che “il ministro che intende proporre l’iscrizione di un provvedimento o una questione all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, ne fa richiesta al presidente del Consiglio allegando lo schema relativo, con la necessaria documentazione”. E ancora: gli “schemi dei provvedimenti (articolo 4), nonché eventuali documenti relativi ad altre questioni di competenza del Consiglio dei ministri, sono esaminati in una riunione preparatoria tenuta presso la sede della Presidenza del Consiglio, almeno due giorni prima della riunione del Consiglio, al fine di pervenire alla loro redazione definitiva”. E chi si occupa di tutto questo? Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri designato “segretario del Cdm”, cioè, nel nostro caso, Maria Elena Boschi, che peraltro è in generale responsabile di tutto quanto attiene all’organizzazione del Consiglio dei ministri, la sede istituzionale dell’attività legislativa del governo.

Domenica, a margine dell’Assemblea del Pd, i giornalisti hanno chiesto al Guardasigilli Orlando: “È vero che Maria Elena Boschi ha commissariato il governo?”. La sua lapidaria e perfidissima risposta è stata: “Davvero? Non me n’ero accorto”. E in effetti a ben guardare la circolare “richiama” tutti gli uffici a fare solo quel che prescrive la legge: Maria Elena Boschi chiede in sostanza di poter fare il suo lavoro. Se ha bisogno di ricordarlo con un documento ufficiale, significa che non accade. Che proprio non tocca più palla. Dunque esattamente il contrario del commissariamento, come spiega tra le righe la risposta del ministro Orlando. Povera Meb, dalle stelle alle stalle. Era partita regina delle riforme, la voce soave e i modi determinati, una “Merkel disegnata da Botticelli” (copyright Bruno Vespa), ed è finita a questuare in pubblico un po’ di rispetto. Vuoi vedere che Ferruccio de Bortoli le ha fatto un favore?

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