La difesa di Virginia Raggi si dice pronta a fugare ogni dubbio dei magistrati. E sono tante le domande alle quali dovrà rispondere oggi il sindaco di Roma quando si presenterà davanti ai pm capitolini con il suo avvocato Alessandro Mancori. La Raggi viene sentita come indagata: abuso d’ufficio e falso in atto pubblico sono i reati che la Procura le contesta nell’ambito dell’indagine sulla nomina (poi revocata) di Renato Marra a capo del Dipartimento Turismo.
Davanti ai pm la prima mossa sarà quella di analizzare il comma 2 dell’articolo 38 del Regolamento degli Uffici e Servizi del Comune di Roma. La Procura per quanto riguarda l’abuso d’ufficio contesta alla Raggi invece un altro comma dello stesso articolo. Ossia il comma 8 che cita: “Il provvedimento di conferimento è motivato, sulla base delle risultanze curriculari acquisite dalla struttura preposta alle risorse umane” secondo alcuni criteri come – ne citiamo solo alcuni – specificità della competenze, attitudini alla direzione. Da qui l’accusa di non aver fatto un’analisi comparativa dei curricula di altri dirigenti.
Il punto sul quale intende difendersi il sindaco quindi è proprio questo: per la prima volta è stato fatto un interpello, ossia un concorso interno per tutti i dirigenti di ruolo. L’interpello – sarebbe questa la linea difensiva – non è comparativo.
La Raggi quindi è pronta a spiegare tutta la trafila che portò alla scelta del fratello del suo ex braccio destro, partendo proprio dal momento in cui è stato messo l’avviso per il bando interno.
Il comma 2 dell’articolo 38 del Regolamento Uffici e Servizi al quale intende appellarsi il sindaco prevede che gli incarichi di “direzione delle direzioni sono conferiti e revocati dal sindaco”. Le uniche prescrizioni previste dal comma 2 riguardano il ventaglio delle proposte, che spettano all’assessore alle Politiche delle risorse umane e la consultazione dell’assessore competente per materia. Che in questo caso è Adriano Meloni, lo stesso che, sentito dai magistrati come persona informata sui fatti, ha dichiarato che a suggerirgli la nomina di Renato Marra era stato suo fratello Raffaele.
Concetto ribadito anche in un’email agli atti dell’inchiesta. Questa è stata inviata da Meloni al delegato al Personale, Antonio De Santis e per conoscenza a Raffaele Marra e Raggi. Nella email Meloni ringrazia per il suggerimento su Renato e ne loda l’operato.
Quella email – così si difenderà la Raggi – è stata inviata mentre lei si trovava ad Auschwitz e su un indirizzo pubblico, quello che si trova sul sito del Comune di Roma: virginia.raggi@comune.roma.it, dove ogni giorno arrivano centinaia di segnalazioni dei cittadini. Non l’ha letta, quindi? Vedremo cosa risponderà ai pm.
Di certo spiegherà che in tanti, compreso l’assessore Meloni, le avevano parlato in modo positivo di Renato Marra, che pensava essere la persona giusta al posto giusto. Ma ci saranno anche tante altre domande alle quali la Raggi dovrà rispondere, come quella del rapporto con il suo ex braccio destro. In questo caso, il sindaco spiegherà di non aver frequentato Marra nel periodo in cui si tenevano le riunioni (dicembre 2015-gennaio 2016) durante le quali sarebbe stato accusato il presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito (secondo quando racconta lui stesso), per un accesso agli atti ritenuto irregolare. Con Marra avrebbero iniziato a parlare solo da aprile 2016, quando era già candidata con i Cinque Stelle.