Ospedale Saronno, “Laura, mix di farmaci e corsi speciali per uccidere meglio”

Killer in ospedale - Saronno, altro piano omicida: “Un infartaccio”

6 Dicembre 2016

L’omicidio farmacologico è l’omicidio perfetto. Laura e Leo non hanno dubbi. Ne discutono al telefono, si confrontano spesso, snocciolando nomi di farmaci, principi attivi, calibrandone dosi e sapori delle sostanze. Alcune, addirittura, le testano. Se c’è da mischiare il Telofen con l’Entumin l’anestesista Cazzaniga dice: “Guarda che il gusto è diverso”. Conferma l’amante: “Cioè il Telofen è gramo eh? Ma anche l’Entumin è gramo!”. Dice Leo: “Si appunto, sono sgradevoli”. E così per dissimularli ed essere sicuri che le vittime non se ne accorgano, sostiene l’accusa, in certi casi, i due li assaggiano. “Ma – chiede Laura – avevi preso le benzodiazepine tu?”. “No, non ho toccato niente”, risponde l’anestesista. Ma non c’è solo questo nelle carte dell’inchiesta della procura di Busto Arsizio per la quale martedì scorso sono finiti in carcere i due amanti, mentre altri undici medici dell’ospedale di Saronno sono indagati per omissione e favoreggiamento personale.

Laura Taroni, infatti, asseconda il suo odio con ostinazione e professionalità. Addirittura, ragiona il pm, per corroborare la teoria dell’omicidio perfetto si iscrive a corsi specialistici sull’arresto cardiaco. Cazzaniga e l’amante ne parlano il 29 febbraio scorso. Progettano l’ennesimo omicidio. La vittima prescelta è Giacomino Angelinetta, ex marito di una cugina dell’infermiera. La sentenza di morte è legata al fatto che l’uomo ancora si fa mantenere dall’ex consorte. Ecco allora l’anestesista buttare lì l’idea: “Non si potrebbe farlo fuori così, tra il chiaro e lo scuro, mica per altro ma (…) così”. L’idea stuzzica l’amante che aggiunge particolari al piano: “Non lo so (…) se un giorno venisse (…) giù in ospedale da noi … trac! Tra il chiaro e lo scuro via, gli è venuto un infartaccio”. La donna chiude la frase con una bella risata. Il riferimento all’infarto non è fatto a caso. Pochi secondi dopo, infatti, Laura Teroni spiega di aver appena seguito corsi sull’arresto cardiaco. “Comunque adesso io ho fatto il corso (…) la morte cardiaca improvvisa (…) e l’arresto cardiaco, sono due cose diverse! Cioè si può morire per morte cardiaca improvvisa, non solo per arresto cardiaco, ma perché si mettono insieme dei componenti, l’embolia polmonare massiva, ad esempio, provoca la morte cardiaca (…) improvvisa senza però gli infarti”. Aggiunge Cazzaniga: “Ma anche la morte improvvisa elettrica (…) collegata alle famose patologie no!”. La discussione squisitamente tecnica via via diventa macabra. Cazzaniga fa riferimento alla sindrome di Wolf Parkinson White “che – spiega – diventa letale solo se il medico che la deve accertare non sa come procedere”. Laura allora fa riferimento alla “flecainide”, e cioè un antiritmico in commercio sotto il nome di Almatrym. “Quella se la fai lo fai fuori!”, esclama Cazzaniga. Medicine e alchimie criminali. L’Almarytm, ad esempio, sarà trovato nelle urine di Massimo Guerra, l’ex marito dell’infermiera, morto (ucciso sostiene l’accusa) il 30 giugno 2013. Si tratta di un betabloccante che rallenta il battito e in dossi massicce può portare all’arresto cardiaco. “L’esame – si legge nel referto medico – risultava positivo per antidepressivi triciclici, che però il paziente dichiarava di non aver assunto”. Il 12 novembre 2011, infatti, Guerra viene ricoverato al pronto soccorso di Saronno “per bradicardia”. Annota il pubblico ministero Cristina Ria: “Durante la permanenza in ospedale, Massimo Guerra andava anche incontro ad un arresto cardiaco durato qualche secondo”.

Insomma, già nel 2011 l’uomo muore per qualche istante. Poche settimane prima, Laura Taroni si confida con l’infermiera Jessica Piras. “Lei disse che metteva nel caffè del marito degli antidepressivi per ottenerne il calo della libido (…) . Si rivolse alla dottoressa Silvia Rogiani, cardiologa, chiedendole quale era il farmaco ipotensivo più forte che conosceva”. Chiacchiere che diventano via via sospetti sempre più fondati. Nel luglio 2015, i due commentano l’episodio di 4 anni prima. “Loro – dice Taroni – hanno fatto il tossicologico e avranno trovato l’Almarytm e le altre cose”.

Quando, nel 2011, Guerra viene dimesso dall’ospedale non risulta affetto da diabete. Eppure, fino a pochi istanti prima del decesso, l’ex moglie ne sosterrà l’esistenza. Ecco allora il Metforal, assunto nella dosa più alta possibile. La base è la metformina, farmaco che viene prescritto a pazienti affetti da diabete. Il medicinale viene prescritto da Cazzaniga. Tra il 10 e il 14 aprile 2012, i due, secondo l’accusa, manipolano gli esami del sangue di Guerra con la complicità di un medico. Guerra si convince di avere il diabete e prende i farmaci. Poi, il 17 aprile ha un’altra crisi (la terza, quella fatale, è nella mattinata del 30 giugno 2013). Sarà ricoverato all’ospedale di Como. Al telefono con il 118 Laura Taroni spiega che il marito ha un elevato tasso glicemico. Per abbassarlo ha fatto 10 unità di Humalog (insulina) sotto cute. In realtà le dosi sono 25. L’operatore esclama: “Oh madonna, sotto cute?”. Guerra, quando arriverà in ospedale, avrà solo 60 di glicemia. La quantità di insulina però non è tracciabile. La si deduce dal tasso glicemico. Ecco allora l’omicidio perfetto.

 

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