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il Fatto Quotidiano
28 Febbraio 2022
Il fatto economico

Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana, oltre agli articoli del nostro inserto, un approfondimento del Financial Times sull’impatto della guerra in Ucraina sul mercato dell’energia, che mostra come la crisi attuale del gas e del petrolio non dipenda solo dall’invasione, ma ha radici più profonde. Anche la rubrica sul mondo cripto è dedicata alla guerra, con un pezzo di Nicola Borzi che mette in luce un altro fronte occulto di finanziamento dell’invasione di Putin, la moneta digitale che è anche lo strumento per aggirare le sanzioni.

Buona lettura


FT: la crisi energetica è cominciata prima della guerra in Ucraina

Derek Brower, Tom Wilson e Chris Giles

Prima che i carri armati russi solcassero il suolo ucraino, i governi occidentali erano già alle prese con un forte aumento dei prezzi dell’energia che, dopo due anni di pandemia, rappresentava una minaccia di stabilità per le economie emergenti. Ora, l’aggressione di Vladimir Putin a Kiev rischia di trasformare quella minaccia in realtà. Dal greggio al diesel al gas naturale, i combustibili fossili di cui si alimenta l’economia globale hanno raggiunto prezzi record (o molto vicini ai record) e rischiano di ridisegnare le relazioni geopolitiche tra produttori e consumatori, di far salire l’inflazione e, potenzialmente, anche di interrompere la lotta contro il cambiamento climatico.

Giovedì scorso, giorno dell’inizio dell’invasione, il Brent (benchmark internazionale del greggio) ha raggiunto quasi 106 dollari al barile, il prezzo più alto dal 2014. I mercati hanno dovuto digerire la notizia che il secondo più grande esportatore di petrolio del mondo era entrato in guerra con un Paese al cuore della rete di infrastrutture per l’esportazione di energia tra Europa e Asia.

L’impennata ha riguardato anche i prezzi del gas naturale, per via del timore che la Russia possa ridurre le esportazioni, che rappresentano circa un terzo del fabbisogno di gas del continente, come ritorsione per le sanzioni introdotte da Stati Uniti, Gran Bretagna e Ue e per la decisione della Germania di sospendere a tempo indeterminato l’approvazione del gasdotto Nord Stream 2.
Putin, insomma, non ha solo trascinato l’Europa in uno dei peggiori conflitti dalla seconda guerra mondiale, ma sta anche aggravando la crisi energetica in corso. “La prossima tappa è la guerra economica”, afferma il vicepresidente di IHS Markit Daniel Yergin, autore del saggio The New Map sulla politica energetica globale. “L’esito di tutto ciò può essere un enorme contraccolpo per l’economia globale”.

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