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Bentornati all’appuntamento del lunedì con la newsletter Il Fatto economico. Alessandro Mantovani svela l’ingiustizia di chi vince in tribunale contro un Comune, ma poi non ottiene il rimborso che gli spetta perché l’ente locale è in dissesto finanziario. Centinaia di persone, che dovrebbero ricevere compensazioni da parte del governo, invece spuntano le briciole di poche migliaia di euro. Contenziosi da centinaia di milioni di euro, sui quali l’Europa vuole vederci chiaro.
Nicola Borzi racconta una truffa finanziaria nel nome della “responsabilità etica”. 26 milioni di euro consegnati da risparmiatori ignari a sedicenti consulenti, dietro la promessa di investirli in strumenti di “finanza sostenibile” ad alto rendimento (il 10% annuo) in Repubblica Dominicana. Peccato che gran parte dei soldi sia sparita e molti risparmiatori abbiano perso tutto. L Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di 14 persone. Le accuse: associazione a delinquere, truffa aggravata, esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria, riciclaggio e autoriciclaggio. Ma pende la tagliola della prescrizione.
Con Dario Salvetti (Collettivo di fabbrica della ex Gkn) esploriamo una via alternativa per l’industria in crisi. Non la conversione alla produzione bellica invocata da Urso e dall’Europa, bensì una produzione legata al territorio fondata sulla parteciazione dal basso. La fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio è stata azzerata dalla terza procedura di licenziamento. Eppure, il Collettivo di Fabbrica ex Gkn ha messo nero su bianco un piano di riconversione ecologica della produzione (pannelli fotovoltaici e cargobike), fondato su un azionariato popolare che ha sfondato un milione di euro. Il 12 marzo la Regione Toscana ha avviato l’iter di formazione del Consorzio industriale pubblico della Piana fiorentina, per dichiarare la pubblica utilità dell’area e darla in gestione alla reindustrializzazione del Collettivo di fabbrica.
Con Pietro Spirito approfondiamo lo stato delle ferrovie italiane, tra disservizi sempre più frequenti e la confusione sulla privatizzazione dell’azienda, decisa dalla legge di stabilità per il 2025. Il declino delle prestazioni sono soprattutto il frutto della lottizzazione politica che spartisce incarichi tra portaborse “fedeli” al capo ma senza competenze. Ad esempio il caso Lucentini, per cinque volte bocciato dagli elettori nelle liste leghiste e ora assunto a tempo indeterminato come quadro alle Ferrovie dello Stato con un onesto stipendio di 75mila euro lordi l’anno.
Nella consueta rubrica “La trave nel piatto”, infine, la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini illustra la nuova strategia della Commissione Ue per il settore agricolo.
Buna lettura.
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