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Più che un’abitudine sembra essere un vizio: il presidente argentino Milei promuove criptovalute che presto si rivelano fregature. Lo ha fatto l’ultima volta il 14 febbraio scorso, con un post su X nel quale ha annunciato la $LIBRA come strumento per stimolare la crescita argentina e finanziarie piccole imprese e start-up. Anche questa volta il risultato è stato un fallimento: dopo il balzo iniziale, sono cominciate le prese di profitto, la fuga dei promotori e il valore della criptovaluta è sceso rapidamente vicino a zero. E così decine di migliaia di seguaci del presidente hanno perso, si calcola, oltre 200 milioni di dollari. Francesco Lenzi ci racconta tutti i guai del presidente con la motosega. In Argentina Pil e inflazione vanno meglio, ma Milei pagherà i prestiti con i prestiti per arrivare tranquillo alle urne di ottobre.
Giuliano Garavini ci porta, invece, a Riad per spiegarci le relazioni pericolose tra sauditi, americani e russi. Un incrocio di affari nel quale il principe Bin Salman dipende per le armi da Trump, ma ha bisogno di Putin per la stabilità energetica. Una nuova fase, quella dei rapporti tra l’Arabia Saudita e la Federazione russa, cominciata solo da una decina d’anni con l’Opec.
Ma perché figure fascio-capitaliste come quelle di Milei o di Trump hanno tanta presa? Ce lo spiega Giovanni Dosi attraverso un’analisi della disfatta delle sinistre negli ultimi cinquant’anni. L’opposizione non ha capito che égalité e fraternité valgono più di liberté, specie se è solo quella economica.
Nella sua rubrica, infine, la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini, si occupa di vino dandoci qualche spunto per ripartire all’insegna della sostenibilità.
Buona lettura.
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