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il Fatto Quotidiano
17 Ottobre 2022
Il fatto economico

Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Oltre agli articoli del nostro inserto, questa settimana con la traduzione del Financial Times seguiremo il declino improvviso delle app di consegna della spesa a domicilio. Il business è esploso durante la pandemia e sembrava dovesse stravolgere i nostri stili di vita, invece le persone si sono rivelate più affezionate al supermercato di quanto pensassero finanziatori e creatori di start-up. In ambito cripto, invece, Virginia Della Sala, ci parla delle stablecoin, ossia le criptovalute legate a una moneta di corso, generalmente il dollaro (ma non solo). Ora la Sec, ossia la “Consob” Usa, vole i poteri per regolamentare il mercato.

Buona lettura


FT: ascesa e declino delle app per la “spesa a casa”, l’ultima bolla pandemica

di Tim Bradshaw

Per gli investitori del settore tecnologico il Covid ha aperto molte opportunità. Una di queste era l’occasione unica reinventare l’abitudine di fare la spesa, uno dei concetti più basilari e comuni del mondo. A metà del 2021 si contavano già oltre una dozzina di start-up che offrivano un servizio di consegna a domicilio della spesa tramite corriere in soli 10 minuti, tra Stati Uniti ed Europa. Un anno dopo, però, nell’estate del 2022 ne erano sopravvissute meno della metà.

A restare sul mercato oggi sono solo una manciata di operatori più grandi. In prima fila Getir, con sede a Istanbul, e Gopuff, di Filadelfia. E resistono a prezzo di ingenti perdite, una carenza di capitali e l’aumento della concorrenza da parte di servizi di consegna di cibo a domicilio più affermati come DoorDash, Uber e Deliveroo, oltre che di alcuni supermercati tradizionali.
Il prossimo a scomparire potrebbe essere Gorillas, uno dei maggiori operatori in Europa: la società di Berlino ha bruciato quasi 1,3 miliardi di dollari in due anni ed è in trattativa per la vendita a Getir. Dal 2020 a oggi, al livello globale sono stati investiti oltre 5,5 miliardi di dollari in queste aziende di quick commerce (“vendita espressa”), secondo l’analisi della società Dealroom.co.

(continua a leggere)

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