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Bentornati al consueto appuntamento con la newsletter economica del Fatto Quotidiano. Questa settimana con Francesco Lenzi raccontiamo il primo flop elettorale del presidente argentino Javier Milei, quello che il leader populista ha subito nella provincia di Buenos Aires dove il suo partito “La libertad avanza” ha ottenuto meno del 34% con il 47% dei peronisti di “Fuerza Patria”.
Nicola Borzi ci guida nel mondo di Bds (Boicottare, disinvestire sanzionare) che dal 2010 porta avanti una campagna per convincere aziende e consumatori ad azzerare gli acquisti di prodotti e servizi israeliani. I criteri Esg di investimento etico, sociale e di governance spingono banche e assicurazioni a tagliare i legami con Tel Aviv, ma gli istituti che lo fanno preferiscono non dirlo: Unicredit, ad esempio, ha aderito ma tace sulla sua decisione.
Ancora sul tema della guerra che Israele sta conducendo a Gaza, raccontiamo come Spagna e Irlanda stiano guidando la protesta degli Stati Ue contro i crimini commessi da Tel Aviv nella Striscia: Madrid e Dublino varano leggi per vietare gli acquisti e e fermare i bond che finanziano le operazioni militari israeliane nella martoriata enclave palestinese.
Gabriele Guzzi, infine, ci spiega il particolare momento di difficoltà che la Francia sta attraversando sul piano economico: la situazione finanziaria di Parigi è preoccupante, il deficit estero e quello pubblico sono strutturalmente alti e nel quadro dell’Unione europea attuale l’unica contromisura possibile è l’austerità.
Con Giuliano Garavini ci addentriamo nel conflitto commerciale innescato da Donald Trump: gli Usa chiedono all’Ue di imporre dazi a India e Cina in chiave anti-Russia, ma seguire il tycoon nella guerra delle sanzioni per l’Europa equivarrebbe a un suicidio.
Buona lettura
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