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il Fatto Quotidiano
14 Novembre 2022
Il fatto economico

Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana traduciamo un reportage del Financial Times sull’ondata di licenziamenti nelle aziende tecnologiche. Poi l’inserto con l’inchiesta di Nicola Borzi sugli affari del guru Devasini con il re europeo delle frodi Iva, fatti che ruotano nel mondo delle criptovalute. Nella newsletter troverete le versioni integrali degli articoli e la traduzione in inglese.

Salvate il reddito di cittadinanza

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Buona lettura


FT: l’ondata di licenziamenti in Big Tech è il segnale di un’economia incrinata

di Richard Waters

L’ondata di licenziamenti che sta investendo il settore delle Big Tech è la controprova che alcune delle aziende di maggior successo del settore tecnologico stiano entrando in una nuova fase caratterizzata dalla bassa crescita. È la fine di un’epoca per marchi che finora avevano sfidato la legge di gravità economica vantando tassi di crescita altissimi nonostante dimensioni elefantiache. Pochi giorni dopo la mossa precipitosa di Elon Musk di tagliare metà della forza lavoro di Twitter, pari a 3.700 dipendenti, è arrivato l’annuncio che anche Meta, la società madre di Facebook, taglierà 11.000 lavoratori, più di un addetto su otto. Nel frattempo però anche aziende come Stripe, una delle imprese di maggior successo nel settore dei pagamenti, ha tagliato il 14% del personale, circa 1100 persone. Ma Stripe è solo uno dei casi visibili di un’ondata di tagli occupazionali che sta dilagando nel settore delle delle start up tecnologiche non quotate in borsa (quindi non costrette a fare annunci pubblici, ndr).

Questa “ristrutturazione aziendale”, eufemismo un tempo usato dalle aziende di altri settori per giustificare tagli massicci di personale, si spiega con diversi fattori.

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