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il Fatto Quotidiano
4 Marzo 2025
Il fatto di domani
La giornata in cinque minuti

UCRAINA, TRUMP SOSPENDE TUTTI GLI AIUTI MIITARI. IL CREMLINO APPREZZA E ZELENSKY FA MARCIA INDIETRO: “PRONTI A FIRMARE L’ACCORDO E LAVORARE PER LA PACE CON TRUMP”. Dopo l’annuncio di Donald Trump sullo stop agli aiuti militari per sostenere l’Ucraina, Zelensky si dice pronto a tornare al tavolo delle trattative con gli Usa, per “firmare in ogni momento l’accordo” sullo sfruttamento economico dei minerali e delle infrastrutture. Non solo: il presidente ucraino si è detto “pronto a lavorare per la pace sotto la forte leadership di Trump, con una tregua immediata in cielo e in mare”. La svolta è rafforzata dal suo numero 2: “Non stiamo trascurando la possibilità di negoziati con le nostre controparti americane”, ha scritto su ‘X’ il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, tra i leader dell’ala nazionalista. Che lancia un messaggio ambiguo: “Non dimentichiamo che l’Ucraina ha già sperimentato sospensioni prolungate dei programmi di aiuti militari degli Usa e ha imparato ad adattarsi a tali situazioni”. Lo stop di Trump riguarda le consegne di munizioni, veicoli e altre attrezzature, comprese le spedizioni concordate quando Joe Biden era presidente. In questo modo, la Casa Bianca vuole spingere Zelensky ad accettare le condizioni americane, ma anche ammorbidire Putin nel negoziato per la pace. “Vogliamo portare i russi al tavolo delle trattative”, ha detto il Segretario di Stato americano Marco Rubio. Il Cremlino ha apprezzato, con il portavoce Peskov: la sospensione delle forniture belliche, “potrebbe davvero spingere il regime di Kiev verso il processo di pace”. D’altra parte, senza il sostegno americano, l’Ucraina ha un margine di sicurezza di circa sei mesi, secondo il deputato Fedor Venislavsky citato da Rbc Ukraina. Sul Fatto di domani l’aut-aut di Trump e la risposta di Zelensky.


EUROPA DIVISA DOPO LA SBERLA DI TRUMP: VON DER LEYEN PRESENTA IL PIANO IN 5 PUNTI DA 800 MILIARDI PER LA DIFESA EUROPA. Mentre gli Usa schiaffeggiano Zelensky e ammiccano a Putin, l’Europa resta sulla linea del sostegno a Kiev “finché sarà necessario”. L’unica via per la pace, a Bruxelles, è il riarmo a tambur battente (anche togliendo fondi al sociale) per mostrare i muscoli a Putin. Problema: senza il supporto americano, oggi l’Europa non ha risorse da mettere sul piatto delle deterrenza. L’unico dalla parte di Trump è Viktor Orbán, mai favorevole al pugno duro contro Mosca e più incline alla trattativa: “il presidente degli Stati Uniti e il governo ungherese condividono la stessa posizione, invece di continuare le spedizioni di armi e la guerra, sono necessari un cessate il fuoco e colloqui di pace il prima possibile”. Ma il resto dell’Europa è rimasto alla linea Biden. In vista del Consiglio Ue del 6 marzo, sul riarmo europeo, Von der Leyen ha annunciato un piano in 5 punti da 800 miliardi, predicando fretta: “Viviamo in tempi pericolosi, la sicurezza dell’Europa è minacciata in modo serio, la questione ora è se saremo in grado di reagire con la rapidità necessaria”. La bozza delle conclusioni del vertice europeo raccomanda di “aumentare la pressione sulla Russia per indebolirne la capacità di continuare a condurre la sua guerra di aggressione”. Mentre la pace “deve rispettare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Polonia e Francia bocciano la scelta trumpiana di fermare gli aiuti a Kiev. Ma l’Europa resta divisa su tutto: sulle truppe da inviare in Ucraina per mantenere l’eventuale tregua, ma anche sull’uso dei beni russi congelati in Europa, circa 200 miliardi. Il Financial Times aveva riferito di un’apertura di Francia e Germania, ma parigi ha prontamente smentito: “sarebbe contrario agli accordi internazionali”, ha dichiarato il ministro francese dell’Economia Eric Lombard. Sul Fatto di domani, vi racconteremo il caos europeo dopo la sberla di Trump a Zelensky.


“QATARGATE, LA PROCURA DEL BELGIO CHIEDE LA SOSPENSIONE DELL’IMMUNITà PARLAMENTARE PER LE EURODEPUTATE DEM MORETTI E GUALMINI”. Dopo oltre due anni torna a far rumore l’inchiesta belga sulla corruzione di esponenti del parlamento europeo da parte del Qatar. La procura federale ha chiesto all’Eurocamera la sospensione dell’immunità a due parlamentari, entrambe elette dal Pd: Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini, citate dal quotidiano francese Le Soir. La richiesta è stata presentata all’ufficio di presidenza del Parlamento europeo e sarà illustrata durante la sessione plenaria del 10 marzo dalla presidente Roberta Metsola. Poi sarà sottoposta all’esame della commissione Affari giuridici (Juri), che esaminerà i documenti inviati dalla procura. Le due deputate avranno modo d’intervenire per difendersi dalle contestazioni. L’eventuale revoca dell’immunità dovrà comunque essere votata in sede plenaria. Moretti era stata citata nell’ambito dell’inchiesta già nel dicembre del 2022. Le indagini avevano portato agli arresti dell’ex europarlamentare Pier Antonio Panzeri, del suo assistente Francesco Giorgi e dell’allora vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili. L’ufficio dell’assistente di Moretti (in passato collaboratrice di Panzeri) al Palazzo del Parlamento Ue era tra quelli perquisiti dagli investigatori. La deputata italiana non era mai stata considerata come formalmente indagata dalla procura federale di Bruxelles. A fare il suo nome, però, era la coppia formata da Kaili e Giorgi. Moretti è stata rieletta al Parlamento Ue nel 2024, come Gualmini, politologa ed ex vicepresidente della Regione Emilia Romagna. Secondo Le Soir, il suo nome è comparso nel fascicolo d’indagine già il 15 novembre del 2022, cioè il giorno dopo l’audizione del ministro del Lavoro del Qatar.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

L’ad di Sogei, Cristiano Cannarsa, è indagato per tentato peculato: perquisiti gli uffici e la sua abitazione. L’amministratore delegato di Sogei, Cristiano Cannarsa è indagato dalla Procura di Roma per tentato peculato nell’ambito della maxindagine che negli scorsi mesi ha portato all’arresto dell’ex direttore generale Paolino Iorio, finito in carcere per corruzione mentre intascava una mazzetta da 15 mila euro da un imprenditore. La Guardia di Finanza ha effettuato una serie di perquisizioni presso l’abitazione di Cannarsa e i suoi uffici.

Giustizia, domani l’incontro tra Anm e Meloni sulla separazione delle carriere. La premier terrà un colloquio con il nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi. La linea del governo è aprire a piccoli ritocchi su sorteggio e “quote rosa”. Ma Lega, Forza Italia e Nordio premono per far slittare eventuali modifiche nei decreti attuativi della riforma. Meglio non toccare il disegno di legge costituzionale, per evitare un ulteriore passaggio parlamentare e l’allungamento dei tempi.

Dazi Usa su Canada, Messico e Cina, è guerra commerciale. Oggi sono scattate le tariffe del 25% sui prodotti canadesi e messicani, mentre nella notte il presidente Usa ha firmato l’ordine esecutivo che raddoppia i dazi sulle importazioni cinesi portandole al 20% dal 10% stabilito a febbraio. La decisione ha subito scatenato la risposta dei Paesi colpiti: Pechino e Ottawa inaspriranno a loro volta le barriere all’import, in un’escalation che sarà pagata cara dai consumatori.

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