Fare politica prevede oneri e onori diversi da quelli dei privati cittadini. Per questo ci aspettiamo che il presidente del Senato, Ignazio La Russa, invece che accusare la “stampa di aver passato il segno” tramite note anonime del suo staff faccia immediatamente sapere che darà il suo assenso sequestro del telefonino utilizzato da suo figlio, ma contenente una sim a lui intestata. Il ragazzo è accusato di violenza sessuale. Nello smartphone ci potrebbero essere le prove della sua innocenza o della sua colpevolezza. Ma la magistratura fino ad oggi non ha esaminato l’apparecchio (e nemmeno perquisito la stanza del ragazzo) nel timore di violare le prerogative del padre parlamentare. L’immunità e le guarentigie sono previsti dalla nostra Costituzione per garantire il libero esercizio dell’attività politica, non per proteggere da inchieste e processi i famigliari di un eletto. La Russa come seconda carica dello Stato deve per questo autorizzare subito il sequestro dell’apparecchio e l’esame del traffico telefonico. Se non lo farà getterà ulteriore discreto sull’istituzione che rappresenta.