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Ben tornati all’appuntamento con la newsletter Fatto for Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, con Luisiana Gaita andiamo in Brasile, dove sta per cominciare (il 10 novembre) la COP30, la Conferenza delle Parti sul Clima, a dieci anni dagli Accordi di Parigi. Vedremo quali sono gli obiettivi e quali, in numero maggiore, i punti di scontro. Nel frattempo, va registrato che i ministri dell’Ambiente dell’Ue hanno raggiunto a Bruxelles l’accordo sul taglio delle emissioni del 90% entro il 2040, con un super compromesso.
A proposito di crisi climatica, Elisabetta Ambrosi intervista Umberto Tecchiati, ecologo della preistoria, che ci spiega come le popolazioni antiche avessero un legame fisico con la Natura, quel legame che noi abbiamo perso e che dovremmo recuperare.
Nella rubrica La voce dei buoni, raccontiamo la storia di Ennio, un volontario siciliano del Wwf che dedica la sua vita alla lotta al bracconaggio, alle discariche abusive e al caporalato.
Nello spazio dedicato alle associazioni, ospitiamo gli interventi di WWF, Lipu, Greenpeace e Legambiente che tornano sulla bocciatura da parte della Corte dei Conti del progetto per il Ponte sullo Stretto, e una recensione della prima mostra in Italia di Chris Soal, artista che ridefinisce la scultura con gli scarti.
Buona lettura

Cop30 in Brasile, dalle fonti fossili alla finanza, gli obiettivi e i ruoli delle super potenze: Usa defilati, Pechino a dominare sui dossier. Per l’Ue un bivio
di Luisiana Gaita
Passare da impegni e negoziazioni alle azioni concrete. È questo l’arduo compito che avrà la Cop 30, Conferenza delle Parti sul Clima che inizierà ufficialmente il 10 novembre a Belém, in Brasile. Preceduta, questa volta, dal summit dei leader che si svolgerà tra il 6 e il 7. I tavoli sono tanti, i punti di scontro pure. Si ruota intorno a tre obiettivi principali: arrivare a 1300 miliardi da mobilitare entro il 2035 per i Paesi in via di Sviluppo, mettere in primo piano le risorse per l’adattamento e dare seguito all’impegno di avviare una transizione che porti all’abbandono dei combustibili fossili. Quello preso a Dubai, nel 2023 e che molti Paesi vorrebbero far dimenticare. Perché questo è un momento storico di attaccamento (se non potenziamento) delle fonti fossili. Non è una Cop qualunque, perché si organizza a dieci anni dall’Accordo di Parigi e perché si terrà in un territorio indigeno, nel bel mezzo dell’Amazzonia, uno dei maggiori bacini di assorbimento di anidride carbonica, dove le attività umane (prima ancora del cambiamento climatico) ha gli effetti più devastanti.
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Il libro

La fragilità del mondo
Joan-Carles Mèlich
Il Saggiatore, pp. 240 euro 19
La fragilità del mondo è un invito ad abbandonare l’ossessione per la perfezione da cui siamo attanagliati da secoli e ad abbracciare, al contrario, la nostra essenza di creature vulnerabili, gettate in una realtà con cui non siamo più in grado di entrare in contatto. Dobbiamo imparare, cioè, a sostituire alla logica di un progresso cieco una «ragione inerme», inoffensiva e pacifica perché aperta alla possibilità dell’errore e della vergogna. Questo libro traccia una strada per tornare ad abitare il mondo.
Joan-Carles Mèlich insegna Filosofia dell’educazione presso l’Università autonoma di Barcellona. Il Saggiatore ha pubblicato Essere fragili (2024).
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