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Ben tornati alla newsletter Fatto for Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Elisabetta Ambrosi indaga su quella che viene definita la “solvibilità planetaria”: esiste un punto di non ritorno, al di là del quale – e lo certifica uno studio – diviene impossibile tornare indietro e risolvere il collasso climatico. Non è un problema solo ambientale, però: l’economia globale subirà una perdita del 50% del Pil tra il 2070 e il 2090, a meno che non vengano adottate politiche immediate per affrontare i rischi posti dalla crisi climatica.
Per esempio, modificare le strategie di sviluppo, adottando iniziative che non guardino alle grandi opere, ma alla preservazione del paesaggio. Questo vale anche per il nostro Paese, impegnato con le risorse del Pnrr: secondo il professore di Selvicoltura Marco Marchetti, che abbiamo intervistato, l’Italia è la prima in Europa per morti premature dovute a ondate di calore e polveri sottili. Eppure, negli ultimi tempi il piano per la messa a dimora degli alberi nella aree metropolitane ha incontrato forti critiche.
Nello spazio dedicato alle associazioni, ospitiamo i contributi di National Biodiversity Future Center, che ci racconta i risultati di una ricerca sulla biodiversità secondo cui quasi il 94% delle specie a diretto rischio di estinzione non ha ricevuto alcun sostegno, e del Wwf Italia, che si concentra sul nuovo meccanismo finanziario che dovrà essere adottato nel 2028 proprio per sostenere la biodiversità.
Nella rubrica Verdi si diventa, infine, i consigli di una psicologa indiana sulla necessità della ribellione per arrivare a essere “anticonformisti morali”.
Buona lettura.

Punto di non ritorno, lo studio: se non si ferma subito il collasso climatico, non si potrà più tornare indietro
di Elisabetta Ambrosi
La scienza non basta più per metterci a riparo dalle conseguenze della crisi climatica. Ad essa va affiancata una visione che tratti il clima come un rischio estremo, affrontando la questione dei punti di ritorno e fornendo degli strumenti per risolverla, secondo il principio della “solvibilità planetaria”. È quando sostiene un nuovo rapporto dell’Institute and Faculty of Actuaries (IFoA) e dell’Università di Exeter, “Planetary Solvency – finding our balance with nature”, nel quale c’è scritto anche che l’economia globale subirà una perdita del 50% del PIL tra il 2070 e il 2090, a meno che non vengano adottate politiche immediate per affrontare i rischi posti dalla crisi climatica.
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Il libro

Italia di mezzo. Prospettive per la provincia in transizione
A cura di Arturo Lanzani
Donzelli editore, pp. 416, euro 33
Questo libro parla della provincia italiana, della pluralità dei territori che non sono né metropoli o grandi città, né terre di montagna o borghi lontani, ma che sono piuttosto fatti di città di medie e piccole dimensioni, di paesi e case sparse, paesaggi rurali, di spazi del lavoro e capannoni, di reticoli di strade e ferrovie. Chiamiamo questa pluralità di contesti “Italia di mezzo”. Si tratta di tanta parte del territorio, della società e dell’economia italiana, su cui si giocano delle sfide cruciali di equità sociale, di transizione ecologica, di contrasto ai divari territoriali e al cambiamento climatico.
Arturo Lanzani, geografo e urbanista, è professore ordinario al DAStU – Politecnico di Milano. Tra le sue ultime pubblicazioni: Ricomporre i divari (Il Mulino) e Rigenerazione urbana e territoriale al plurale (Franco Angeli, 2024).
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