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Ben tornati all’appuntamento con la newsletter Fatto for Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, con Elisabetta Ambrosi ci occupiamo di cibi ultra-processati. Quelli che, oltre a far male a noi stessi, danneggiano irreparabilmente l’economia mondiale e l’ambiente.
Intervistiamo, poi, il giornalista statunitense Paul Greenband, che ha scritto una guida pratica sul diritto alla disconnessione: come fare per uscire dalla schiavitù degli smartphone.
Nella rubrica La voce dei buoni, oggi ascoltiamo la voce del signor Giuseppe, un barista romano che ha deciso di lasciare il gelato a 2 euro per aiutare le famiglie in difficoltà.
Nello spazio riservato alle associazioni, ospitiamo gli interventi di Italia Solare, che fa il punto sul calo del fotovoltaico residenziale in nove mesi del 2025, chiedendo maggiore sostegno alla transizione energetica, e di Giacomo Pellini e Maria Santarossa, promotori della raccolta firme presentata alla Camera, che esorta a intervenire sulla disinformazione climatica.
Buona lettura

Salute, ambiente, distribuzione delle ricchezze: perché scegliere i cibi ultra-processati fa male a tutti
di Elisabetta Ambrosi
Snack dolci e salati come merendine e patatine; biscotti industriali; bevande zuccherate e gassate; cereali da colazione; caramelle, gomme, prodotti di pasticceria; creme spalmabili; salse pronte; piatti pronti surgelati o da riscaldare; nugget; bastoncini o crocchette di pollo; paste sfoglie o surgelate; hamburger, wurstel e altri prodotti a base ricostituita; zuppe pronte e noodles; dessert istantanei; sottilette e formaggini. Sono alcuni esempi di cibi ultra-processati. Una definizione che non ha nulla di morale ma è scientifica, ovvero basata su una precisa tassonomia in vigore dal 2016, chiamata NOVA e stilata in base alla trasformazione subita.
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