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il Fatto Quotidiano
2 Gennaio 2024
Fatto for future

Nella newsletter Fatto for Future di questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Elisabetta Ambrosi ci parla della ricerca del freddo, per conservare i cibi ma non solo, una ricerca che va avanti dall’antichità. Ma ora sembra proprio che stiamo tornando indietro nel tempo, a causa dei cambiamenti climatici. Vi spieghiamo perché.

Nello spazio dedicato alle associazioni, Greenpeace fa il bilancio di un anno di proteste (vittoriose) per la salvaguardia del clima. Mentre il Wwf ci parla della retromarcia di Meloni sulla tutela dell’ambiente e della biodiversità.

La rubrica Verdi si diventa si occupa dei farmaci per gli animali, molto più costosi di quelli per gli uomini. E il governo vuole peggiorare la situazione.

Buona lettura


Il freddo? E’ tornato ad essere un lusso, come nell’antichità

di Elisabetta Ambrosi

Raccontare la storia dell’umanità sotto un particolare, e inedito, punto di vista: la ricerca costante non tanto di carbone e altri combustibili per riscaldarsi, ma di ghiaccio e neve, cioè di freddo, per rinfrescare le bevande, conservare i cibi, ridurre infiammazione e dolore. Lo fa in un libro suggestivo, “L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa. Dalle civiltà mesopotamiche al frigorifero, dai cocktail all’emergenza climatica” (Aboca editore), Alberto Grandi, docente di Storia dell’alimentazione all’università di Parma. Il libro mostra come il freddo, in particolare sotto forma di ghiaccio, rappresentasse un lusso nel mondo antico e anche successivamente. Quando i frigoriferi furono inventati, e soprattutto diffusi in forma economica, il freddo diventa più democratico. Ma oggi, con la crisi climatica, torna ad essere nuovamente qualcosa per pochi: per chi, cioè, può permettersi condizionatori e bollette, per chi può fare vacanze e spostarsi durante le torride ondate di calore.

(continua a leggere)


Il Libro

Perduti nel bosco

di Piero Bevilacqua

Nel corso di una passeggiata sulle Alpi due escursionisti scivolano lungo un pendio e si staccano dal gruppo, perdendosi nei boschi. La ricerca di un luogo da dove poter telefonare li costringe a scendere a valle attraverso la natura selvaggia. I due – un avvocato e un agricoltore – si trovano immersi in un ambiente che genera al tempo stesso angoscia e stupore, ma la disavventura li porterà a conquistare una nuova prospettiva sulla vita in città e sul lavoro, sul mondo animale, sul dolore e la morte, sul senso del vivere in una società impoverita di ragioni e significato. La nuova prospettiva avrà il potere di riallineare le priorità fra natura e civiltà.

PIERO BEVILACQUA
Storico e scrittore, già professore di Storia contemporanea all’Università Sapienza di Roma.


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BIlancio di fine anno

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