Breve riassunto della settimana italiana: il nuovo contratto di servizio della Rai prevede la “promozione della natalità”; il Movimento Pro-Vita e Famiglia sta raccogliendo le firme per una proposta di legge per modificare la Legge 194 sull’aborto; il Comune di Roma sta pensando di dedicare una strada a una donna morta di cancro pur di portare a termine la gravidanza. E preferiamo fermarci qui, ma stiamo lentamente tornando ai racconti dell’ancella. Quante volte, facendo un confronto spietato con il nostro Paese, abbiamo affermato che invece la Spagna è molto più avanti di noi nella laicità legislativa, nel rispetto della parità di genere, nel contrasto alla violenza. Purtroppo, temiamo, tra pochi mesi potremmo essere costrette a ricrederci. La lenta ma apparentemente inesorabile avanzata della destra, e in particolare di Vox, rischia di minare le conquiste degli ultimi anni. Ne sanno qualcosa le donne della comunità valenciana, che adesso si ritrovano alla Presidenza del Parlamento regionale una deputata anti-abortista e ultracattolica che, col benestare dei popolari, vuole mettere in discussione persino la recente legge socialista del “solo sì è sì”. E in Estremadura non va molto meglio, come ci spiega Alessia Grossi.
Ma perché le donne, e in particolare la loro sessualità, sono da sempre al centro di politiche decise dagli uomini? Perché all’interno delle società borghesi c’è una sorta di “Egemonia sessuale” che incide sulle vite dei non eterosessuali (in quanto non allineati al potere)? La risposta è nell’omonimo saggio del docente americano, scomparso qualche anno fa, Christopher Chitty, secondo cui, per esempio, “i periodi di finanziarizzazione coincidono con i periodi di maggiore vigilanza sull’omosessualità”. Il tema è complesso, ma ce lo chiarisce Giuseppe Cesaro.
Con Sabrina Provenzani rimaniamo negli Stati Uniti per occuparci di una forma di controllo diversa, ma ugualmente potente: quella di Big Tech sulle nostre menti. Da qualche anno, Emma Lembke – una studentessa prima liceale, oggi universitaria – si batte non solo per il diritto alla disconnessione da social (tanto da aver chiamato il suo movimento “Log Off”), ma anche perché i governi coinvolgano i giovani nativi digitali nei processi di regolamentazione contrattati con le aziende. L’attivista è arrivata a parlarne al Congresso americano.
A proposito di diritti ancora da conquistare, la nuotatrice paralimpica Arianna Talamona (argento a Tokyo 2020) racconta a Federica Crovella quanto sia complicato sfidare il doppio pregiudizio, essere un’atleta donna ed essere disabile. Ma lancia un messaggio forte e positivo alle ragazze.
Per la pagina culturale, infine, Elisabetta Ambrosi ci parla di un interessante volume che la giornalista francese Marie Kock dedica alla figura storicamente associata all’isteria, alla bruttezza e alla sterilità, quella della zitella, ribaltandone completamente il punto di vista.
Buona lettura.
A cura di Silvia D’Onghia
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