Un assorbente lasciato per dimenticanza nel bagno dello spogliatoio (e non nel cestino) e parte la caccia alla “colpevole”, con tanto di messaggi audio su Whatsapp da parte della responsabile del punto vendita: “Abbasserò io stessa le mutande alle dipendenti”. L’incredibile vicenda da cui partiamo oggi sarebbe accaduta una decina di giorni fa in un supermercato del pescarese: a denunciarla è la Filcams Cgil, a raccontarla A Parole Nostre è Roberto Rotunno.
Discriminazioni di genere, dunque (in questo caso ancora più gravi perché commesse da una donna).
Ricordate quando, alla fine del 2016, Hillary Clinton – impegnata nella corsa alla Casa Bianca contro Donald Trump –passava per essere “al centro di una rete di pedofili impegnata nel traffico di minori”? E che di lei si diceva fosse “un demone dell’inferno, abietto e psicopatico che, non appena prenderà il potere, distruggerà il Pianeta”? Addirittura qualcuno era convinto che fosse un’assassina. Normale (si fa per dire) competizione elettorale, si potrebbe pensare. E invece no. La saggista statunitense Jude Ellison Sady Doyle ha analizzato i motivi per cui alle donne che godono di una certa fama viene riservato un trattamento violento e denigratorio: leggendo la sua ultima opera, Giuseppe Cesaro ci racconta quanto “ci piace” quando figure del calibro di Charlotte Brontë, Billie Holiday, Whitney Houston, Britney Spears e addirittura Maria Antonietta commettono degli errori. Sapendo che l’errore più grave, il vulnus da cui tutto parte, è proprio nascere dalla parte sbagliata del genere.
Rimaniamo, poi, su questo tema ma per andare ancora più in profondità. In una singolare autobiografia, la scrittrice e docente americana Rebekah Taussig si occupa di una sorta di discriminazione al quadrato: costretta su una sedia a rotelle e madre di un bambino, analizza i temi della sessualità e del “modello medico” delle persone “non abili”. Interrogandosi sul significato che diamo alla parola “abilità” e sul perché questa “minoranza” non interessi neppure alle nuove femministe. Elisabetta Ambrosi ha letto per noi il suo lavoro.
Con Guido Biondi, invece, ce ne andiamo a Milano, dove è possibile girovagare per la città ripercorrendo le orme di grandi donne, ma anche di figure femminili ingiustamente dimenticate dalle persone e dalla Storia. L’architetta Lorenza Minoli ha realizzato una vera e propria mappa ragionata del capoluogo lombardo, un’occasione per rivivere non solo le vite e le opere di Gae Aulenti o Maria Callas, ma anche quelle delle piscinine, le bambine tra i 6 e i 13 anni, apprendiste nelle innumerevoli sartorie della città, che nel 1902 scesero in piazza per rivendicare i loro diritti attraverso uno sciopero.
Infine restiamo in tema moda: Fabiola Palmeri ci porta tra le preziose stoffe dei kimoni, abiti che dal Giappone hanno affascinato le donne occidentali finendo sulle passerelle delle più grandi maison. Con un significato ben preciso, però: come spiega la storica della moda Laura Dimitrio, “le donne attratte da quei capi d’avanguardia rifiutano di essere strizzate e di sentirsi percepite per le loro forme”.
Buona lettura.
A cura di Silvia D’Onghia
Ascolta questa newsletter su FqExtra o su Spotify
|