“Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”. No, non è il testo del discorso che la ministra Roccella avrebbe pronunciato al Salone del Libro la settimana scorsa, prima di essere contestata dalle attiviste di Non una di Meno. Difficile da credere (e da ammettere), ma è il primo articolo della Legge 194 del 22 maggio 1978, quella che oggi ci tocca difendere dagli attacchi degli antiabortisti. La citiamo, la portiamo a esempio, issiamo – giustamente – le barricate. Ma l’abbiamo mai letta? Sappiamo, per esempio, che prevede che i consultori possano avvalersi di associazioni di volontariato pro-vita, esattamente ciò che sta accadendo? Quando Giorgia Meloni sostiene che non toccherà la 194 afferma il vero, ci spiega Federica di Martino nell’articolo in cui analizza, punto per punto, la legge sull’aborto. Che, proprio perché vecchia e piena di buchi, andrebbe rivista.
Con Michela Iaccarino ci spostiamo in India, dove si è scatenato un vero e proprio #MeToo sul tatami: le lottatrici, stanche di subire abusi, molestie e stupri all’interno della Federazione nazionale, ne hanno denunciato il presidente. Al primo atto di coraggio da parte della campionessa mondiale Vinesh Phogat, ne sono seguiti tanti altri e adesso anche gli atleti uomini stanno smettendo di combattere in segno di solidarietà.
Per la cultura patriarcale indiana, le ragazze sul tatami sono ancora un tabù. Un po’ come, da noi, le donne col bicchiere in mano. Nonostante i dati ministeriali ci mostrino un fenomeno in aumento soprattutto tra le giovanissime, e nonostante serie tv e romanzi ne siano ormai pieni, sembra sia sconveniente parlare di alcolismo femminile. E questo, come analizza Valentina Mira, significa che chi ha un problema non ne parla, per vergogna e per evitare il giudizio sociale. Raddoppiando, quindi, il danno.
Maddalena Lai ci porta invece alla scoperta di “Madre”, progetto audiovisivo che nasce in collaborazione con l’organizzazione umanitaria Intersos, la no profit Yourban2030 e Instant Crush Records. Una campagna che racconta l’esodo delle madri che fuggono da Paesi in guerra. Perché, come recita il loro slogan, “dove c’è una madre che fugge, c’è un mondo sbagliato”.
Per la pagina letteraria, infine, Angelo Molica Franco riscopre per noi il segreto di Emily Dickinson, la poetessa che seppe vivere senza esistere.
Buona lettura.
A cura di Silvia D’Onghia
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