Leggendo il cosiddetto “pacchetto Natalità” della manovra di bilancio appena licenziata dal Consiglio dei Ministri, risulta ancora più chiaro quanto, per questo governo, sia valido l’antico e dannoso detto “i figli sono delle madri”. Che più ne hanno, più sono meritevoli. Una concezione della genitorialità figlia di secoli che dovremmo esserci lasciati alle spalle: anzi che puntare sugli incentivi per entrambi i genitori, sull’obbligo di un lungo congedo di paternità (pagato), su un sistema di welfare capace di supportare l’intera famiglia, su orari di lavoro flessibili per mamma e papà e, non da meno, sulla parità di salario, Meloni premia le donne con due o più figli attraverso lo sgravio dei contributi a carico della lavoratrice. E neanche i nidi saranno gratuiti, a differenza di quanto annunciato inizialmente. Nelle scorse settimane, abbiamo visto come gli incentivi alle sole madri non funzionano nei Paesi europei che li adottano. Oggi abbiamo chiesto alla demografa Alessandra Minello quali siano le politiche adatte per accrescere il tasso di natalità.
C’è poi un aspetto, a latere della manovra, che rischia di incidere maggiormente sulle donne. Dopo i parere del Cnel, il governo ha affossato l’idea del salario minimo, chiesto invece dalle opposizioni. Il rischio, sostengono le associazioni antiviolenza interpellate da Elisabetta Ambrosi, è che molte donne non possano permettersi di denunciare un uomo violento perché non economicamente autosufficienti.
Parliamo poi della Giornata mondiale della Menopausa, che ricorre oggi. Nonostante alcuni passi avanti, persino noi donne continuiamo a considerarla al pari di una malattia, e come tale a trattarla. L’anticamera della vecchiaia, quando il nostro corpo non è più utile a sfornare figli per la patria. Ma non solo: secondo la ginecologa Monica Calcagni, che abbiamo intervistato, a farla da padrona è ancora la profonda ignoranza attorno a quello che è, semplicemente, un giro di boa.
Per la pagina culturale, Angelo Molica Franco ha letto per noi un esordio britannico molto interessante, Le streghe di Manningtree, un romanzo storico che ci regala spunti di attualità e ci fa comprendere quanto la caccia, appunto, alle streghe, non sia stata mai conclusa. Ospitiamo infine l’intervento di Elisabetta Canitano, presidente dell’associazione Vitadidonna, a proposito di un appuntamento che si celebra sabato prossimo alla Casa Internazionale di Roma: ci si chiederà, alla luce del film hollywoodiano, se Barbie rappresenti un’icona di empowerment femminile o l’ennesima schiavitù rispetto a un modello stereotipato.
Buona lettura.
A cura di Silvia D’Onghia
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