È vero: l’immagine della bambina con il fucile in mano e il lecca-lecca in bocca era costruita. Ma il messaggio resterà a lungo. La guerra di Putin sta uccidendo gli adulti e falcidiando i sogni delle generazioni future. E non soltanto dalla parte di Kiev: già nel 2016 la fotografa americana Sarah Blesener, forte della sua conoscenza del russo, aveva immortalato la realtà di Mosca, girando per scuole e club, luoghi dove ai ragazzi vengono insegnate l’educazione patriottica e la storia militare. Giovanissimi potenziali combattenti, pronti a imbracciare le armi. Appena sei anni dopo. I suoi scatti sono in mostra a Mantova. Fabiola Palmeri l’ha intervistata per noi.
Ragazzi e ragazze, senza distinzione di genere. Ma del resto, il mondo in cui le donne vivono è una gabbia priva di sbarre creata dagli altri: ne è convinta la giornalista britannica Prya Basil. Un mondo in cui ogni strada in cui si guida, ogni libro di anatomia su cui studiano i medici e perfino la temperatura media degli uffici sono stati pensati in base alle esigenze del corpo maschile. Diventare femminista non è allora una scelta, ma una necessità. Come? Ce lo spiega – oltre che nel suo pamphlet omonimo appena edito in Italia – nella bella intervista che ha realizzato con Sabrina Provenzani.
L’emancipazione passa attraverso l’indipendenza economica, ormai lo sappiamo. E se provassimo a rileggere i classici del femminismo in quest’ottica, forse alcuni titoli potrebbero cambiare. Nella sua accorata lettera, che fa parte di una preziosa raccolta di missive dal XXI secolo a Virginia Woolf, in libreria per Donzelli e che riportiamo per gentile concessione dell’editore, Nadia Terranova ce lo ricorda. E quella “Stanza tutta per sé” in un attimo si trasforma in una “Rendita tutta per sé”.
In Italia ne avremmo certo bisogno, se pensiamo al mondo del lavoro e dell’imprenditoria femminile. Eppure, dobbiamo registrare positivamente qualche sorpresa. Natascia Ronchetti ci spiega, per esempio, che è al Sud e nelle Isole che si concentra la maggior parte delle aziende con a capo una donna. Ma anche con un grosso handicap: poca tecnologia e minore capacità di resistere alle crisi economiche.
Forse le donne non si sentono pronte. Forse sono ancorate, come dicevamo, a una visione maschilista e patriarcale della propria vita. Vittime di stereotipi e di cliché, che partono dalla sfera sessuale. La storica inglese Kate Lister, in un saggio che Elisabetta Ambrosi ha letto per noi, mette in fila tutti i luoghi comuni attorno al sesso, tenuto sotto il controllo maschile dall’antichità ai giorni nostri. Una sorta di vocabolario della misoginia.
Per la pagina letteraria, infine, recuperiamo una figura che ha fatto la storia, ma in pochi lo sanno: Emily Warren, la donna del Ponte di Brooklyn, giustamente celebrata oggi nel romanzo di Tracey Enerson Wood di cui ci parla Angelo Molica Franco. Di sincerità e di una necessaria filosofia della menzogna scrive, invece, Giuseppe Cesaro.
Buona lettura.
A cura di Silvia D’Onghia
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