Riti per onorare aborti, rituali di riparazione per bambini non nati, asini che interpretano feti abortiti, mele interrate in buche rettangolari con frasi propiziatorie di commiato, bambini di argilla benedetti in cappelle. Sembra la sceneggiatura di un film horror, invece è ciò che dilaga in Rete. Nel costante attacco alla 194, nel tentativo sistemico di colpevolizzare le donne che ricorrono all’Ivg, nel silenzio assordante di chi quella legge dovrebbe difendere, si sono fatti largo operatori olistici ed esoterici, facilitatori in costellazioni familiari, sciamani, armonizzatori familiari e altre figure non riconosciute che promettono di “riconciliare” con il proprio vissuto. Che sia attraverso un’azione concreta – dare all’asinello il nome del figlio abortito – o un sedicente percorso spirituale, queste figure spillano soldi alle donne. E tanti. La nostra Federica Di Martino ci guida in un mondo agghiacciante, che forse qualcuno dovrebbe fermare.
A proposito di aborto, stiamo parlando da un po’ della necessità di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole. In occasione dei 70 anni dell’Aied – l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica –, Elisabetta Ambrosi ha intervistato il presidente, Mario Puiatti, il quale ci svela che dal 2015 giace nei cassetti del ministero della Salute una proposta di legge per adeguare le linee guida dell’Oms, all’epoca condivisa anche con associazioni cattoliche. Da allora nessuno ne ha più parlato.
Eppure, ci rivela Sabrina Provenzani, negli ultimi anni in Europa è aumentata la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, in particolare Hiv e sifilide, e nel primo caso anche i decessi. Uno studio della rivista Lancet mette in guardia dal continuare a sottovalutare il fenomeno della mancata prevenzione, e quindi della mancata informazione.
Le scuole dovrebbero diventare il luogo da cui ripartire, e non solo per quanto riguarda l’educazione sessuale, di genere, all’affettività o in qualunque modo la si voglia chiamare. Per questo oggi ospitiamo la testimonianza di Rahma Nur, un’insegnante italiana nera e disabile, che troppe volte nella vita si è trovata a essere “fuori contesto”. Anzi, è stata fatta sentire “fuori contesto”.
Per la pagina culturale, infine, Angelo Molica Franco ci porta alla scoperta di Táhirih, la poeta e teologa iraniana che si è tolta il velo in pubblico. Era la metà dell’Ottocento e anche lei ha fatto una brutta fine.
Buona lettura.
A cura di Silvia D’Onghia
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